Il treno ha una linea moderna e sinuosa, mentre viaggia non fa alcun rumore. Siamo nella carrozza ristorante con Callista e il nostro mentore, Blight, un uomo alto e con una cicatrice sullo zigomo che ha vinto gli Hunger Games una quindicina di anni fa. Non mi fido di Callista, che sta cercando di spiegarci usi e costumi della capitale, e non mi fido neanche di Blight, che perde il suo tempo facendo un pisolino sulla poltrona accanto al finestrino. Ammetto che il nostro pranzo era un po' pesante, non sono abituata a tutto quel ben di Dio. E credo non lo sia neanche Troy, che è più verde del solito.
Gli dò un calcio sotto il tavolo, per attirare la sua attenzione. "Tutto a posto?"
Lui annuisce. "Ho mangiato troppo."
Ridacchio, sprezzante. "Non hai paura?"
"Un po'" mi rivela alzando le spalle. "Tu no?"
Mi alzo, non ho voglia di parlare con nessuno. "No." E non ho neanche voglia di far credere a tutti di avere paura. Sono forte. Posso farcela.
"Signorina, starei spiegando", mi sgrida Callista con la sua voce nasale. "Dove credi di andare?"
Mi volto e la guardo male. "A dormire" ribatto con un tono che non ammette repliche. "Svegliatemi quando è ora di cena."
Percorro il lungo corridoio. I vetri arrivano quasi al soffitto e mi permettono di vedere il panorama. Siamo fuori dal Distretto 7, gli alberi e i boschi iniziano a diminuire per far spazio a immense distese d'erba. Scorgo un'alto muro di cemento in lontananza. Che Distretto sarà?
Entro nella mia stanza, con un grande letto rivestito di seta e una tepevisione a scomparsa nell'angolo, che trasmette il simbolo di Panem. Che lusso. Già mi manca la mia amaca.
Mi stendo sul letto e armeggio con il telecomando trovato sul comodino, ma non ci sono i tasti e non capisco come farlo funzionare. Lo scaravento dall'altro lato della stanza, arrabbiata. Quando non capisco qualcosa mi innervosisco.
Mi tolgo i vestiti, una semplice gonna con dei piccoli fiori stampati e una camicia, e mi rigiro nel letto, senza però riuscire a trovare una posizione. Queste lenzuola sono dannatamente fredde e scivolose.
Mi alzo e vado in camera. Un bel bagno caldo è quello che ci vuole per stemperare la tensione e sciogliere un po' i muscoli, ma tutto quello che trovo è una doccia con una decina di soffioni alle pareti. Apro l'acqua, che diventa subito calda e riempie la stanza di vapore, e mi tolgo la biancheria. Poi il getto d'acqua mi avvolge. Devo ammettere che è piacevole, e il bagnoschiuma alla lavanda ha proprio un buon odore.
Dopo un tempo che sembra infinito, chiudo il getto d'acqua e mi avvolgo in un morbido accappatoio bianco e immacolato, cercando di far stare nel cappuccio i miei lunghi capelli castani.
Ora che mi sento un pochino più stanca, non sembra così pessima l'idea di mettermi a letto. Mi accoccolo sul bordo del letto, che continuo a trovare assurdamente grande, e chiudo gli occhi.
Lentamente cerco di sciogliere la mente e tenere alla larga i pensieri negativi, ed entro in dormiveglia.
Mi addormento piano, avvolta dai rumori del treno. Nessuno mi viene a svegliare per la cena.

STAI LEGGENDO
Hunger Games - Il Pianto Del Salice
Hayran KurguJohanna Mason viene estratta come tributo nei 71esimi Hunger Games.