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CLAUDIA POV
Sono passate due settimane dal suo funerale e io ancora sono frastornata dal tutto.
Ho sentito dire che prima di morire vediamo scorrere, davanti agli occhi, tutta la nostra vita e questa è l'unica cosa che mi rincuora, perché se davvero fosse, so di esserle stata vicina anche in quell'ultimo sospiro.
In continuazione rileggo il suo ultimo messaggio e scioccamente spero che prima o poi possa cambiare la data del suo ultimo accesso o che mi chiami da un momento all'altro per dirmi che ha preso i cornetti per la nostra colazione.
Ho deciso di chiedere aiuto ad uno specialista, perché elaborare il lutto mi sta risultando veramente difficile e alcune volte vengo sopraffatta dagli attacchi di panico.
Quando sua madre mi ha chiamata per dirmi di correre in ospedale ho passato venti minuti distesa sul pavimento gelido del bagno, immobile, tesa e anche se respiravo, mi sembrava di stare in apnea.
Non ho pianto, nemmeno quando le ho dato l'ultimo saluto, non ho urlato, non mi sono disperata, ho solo ingoiato tutto il dolore e respinto tutta la rabbia e questo mi fa pensare che a breve potrei esplodere e fare qualcosa di pericoloso.
Mi manca da morire e ogni tanto, per colmare questa mancanza, vado a casa sua perché sua madre mi permette di entrare nella sua cabina armadio dove è ancora persistente il suo profumo, in quel momento la riesco a sentire vicina, ma quando penso al fatto che prima o poi quell'odore potrebbe scomparire mi vengono i crampi allo stomaco.
A causa di questa situazione che mi destabilizza e mi immobilizza, ho creato parecchi ritardi a lavoro con le consegne e per questo mi è stato dato un preavviso di licenziamento.
Ho perso tutto.
Oggi ho avuto il primo appuntamento con la psicologa, non mi è sembrata niente di più che una semplice chiacchierata incentrata su spiacevoli situazioni che da un po' avvolgono la mia vita: Damiano, la riluttanza nei confronti dei miei sentimenti, la paura delle relazioni, la voglia di libertà trasformata in chiusura psicologica e infine la morte della mia migliore amica, che probabilmente era l'unica persona in questo mondo alla quale importava qualcosa di me.
La donna riccia che ascoltava le mie parole mi ha consigliato di non abbandonarmi a me stessa e di avere vicino almeno una persona su cui contare, ma come faccio se l'unica persona che mi voleva veramente bene è andata via, per sempre?!
Nessuno al mondo è come Dalila, a lei piaceva prendersi cura di me, di dirmi tutto ciò che era necessario senza avere paura delle conseguenze, mi amava nonostante la mia testardaggine e i miei scatti impulsivi, l'orgoglio e le cattive scelte. Lei sapeva cosa fosse giusto per me, mi difendeva ed era pronta ad affrontare il mondo, tenendomi stretta a lei, pur di farmi pesare meno le cattiverie che mi capitavano.
Solo con lei mi sentivo così e con nessun altro...
Forse.
Forse anche in un'altra occasione ho avuto la possibilità di sentirmi così leggera, perché con me c'era chi riusciva ad alleggerirmi il mondo.
Prendo il telefono e rileggo il suo ultimo messaggio:
[Dalila: Cesare è come me.]
Lei lo sapeva e io non l'ho ascoltata.

Come quando mi hai portato le margherite. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora