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L'ultima settimana di lavoro è stata veramente stressante, consegne da fare, carte da riordinare, documenti importanti e soprattutto ho notato che sempre più spesso Gabriele si fa presente in ufficio, anche se non ha nulla da fare, passa a salutare, non solo me.
Ho scoperto che in realtà è un amico di famiglia del mio capo, quindi quando si palesa, prima va a fare una visita di cortesia per una chiacchierata col suo caro amico e poi decide di mettermi in soggezione, sedendosi sulla sedia di fronte alla mia e fissandomi mentre sono intenta a fare il mio lavoro. È controproducente perché mi sento sempre sotto pressione.
A causa di ciò ho cominciato a prendere delle vitamine perché mi sento agitata quando lo vedo entrare.
Mi saluta sempre da lontano con la mano e col sorriso gioioso e non c'è stato nemmeno un giorno in cui non mi abbia chiesto se alla fine ho pensato alla sua offerta di uscire con lui.
Ho provato a spiegargli che non sono interessata, ma ogni volta che nota la mia negatività nella sua proposta, mi blocca e mi prega di pensarci ancora un po'.
La prossima volta dirò direttamente un secco 'NO', magari riuscirò a fargli capire che non ne ho alcuna intenzione.
Questa domenica mattina sono decisa a prendermela di riposo, completamente.
Ho chiamato Dalila e a breve sarà a casa da me per un pranzo assieme, dato che è da un po' che non ci vediamo.
Mentre sono in cucina a preparare qualcosa di commestibile, il campanello suona e con il sorriso più grande che riesco ad avere, vado ad aprire, contenta del fatto che lei sia finalmente arrivata.
- Buongiorno! - dice non appena apro la porta.
- Cosa è quella roba? - le chiedo indicando la scatola che ha tra le mani.
- In onore dei bei vecchi tempi, ho portato cornetti alla Nutella! - in quel momento ricordo le giornate di ritorno da scuola quando ci fermavamo nella pasticceria lungo il tragitto per prendere i dolci da mangiare dopo pranzo e la nostra scelta ricadeva sempre sui cornetti alla Nutella.
La abbraccio di riflesso, rischiando quasi di far cadere la scatola.
Il nostro pranzo diventa il momento perfetto per dirci tutte le cose capitate in questo periodo e le parlo anche del cliente strano e della sua insistenza.
- Non lo hai detto al tuo capo? - mi chiede quasi preoccupata.
- E cosa dovrei dirgli? - dico portandomi la forchetta alla bocca - Che il suo amico mi fa la corte? - termino.
- La sua insistenza però ti infastidisce. - ha ragione.
- Si, ma non spetta a lui fare qualcosa. -
- Devi trovare una soluzione, bella mia, questo non si scrolla di dosso altrimenti. - dice sorridendo ironicamente.
Mi porto le mani al viso e scuoto la testa.
- Digli che sei fidanzata! - strilla Dalila all'improvviso, a causa del suo colpo di genio.
La sua idea non è malsana.
- E magari chiedi a Cesare di aiutarti, così lo rivedi. - dice improvvisando un occhiolino goffo.
Mi limito a sorridere della sua battuta, ma poi ripenso al messaggio che mi aveva mandato qualche giorno fa e alla possibilità di rivederlo, alla voglia di poter passare ancora qualche istante in paradiso con lui.
A fine giornata, quando Dalila va via e mi ritrovo nuovamente sola a fissare il soffitto nella speranza di prendere sonno e dormire fino a domani, sento il telefono vibrare.
[ Dalila:
Che bello averti nella mia vita.]
Sorrido e penso alla fortuna che ho avuto in questo periodo e alle cose belle che mi sono capitate, nonostante il periodo buio.
Le rispondo con un semplice 'Ti voglio bene.' e nel chiudere la conversazione i miei occhi cadono sul nome di Cesare.
Apro la chat e quello che mi passa per la testa in un attimo diventa realtà: gli scrivo.
[ Sono a casa e tu sai dove abito, vieni?]
In pochissimo tempo ricevo risposta.
[Cesare:
È successo qualcosa di preoccupante?]
Per un istante penso che abbia inteso il mio messaggio come una sorta di richiesta d'aiuto.
[Potresti passare qui la notte.]
Sono diretta.
[Cesare:
Arrivo!]
Felice della risposta, mi alzo dal letto, metto in ordine qualche piccolezza lasciata in giro durante la giornata e prima che lui possa bussare al campanello, riesco a darmi un tono davanti allo specchio.
Apro la porta e Cesare, come al suo solito, ha quel sorriso tirato che lo contraddistingue.
Gli lascio lo spazio per farlo entrare in casa e il suo sguardo ricade subito sull'arredamento.
- Vieni, ti mostro anche la camera da letto... - gli dico dirigendomi in stanza.




Come quando mi hai portato le margherite. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora