2: Dublino

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Controllo i capelli ed il makeup per la seconda volta. Lo specchietto retrovisore dovrebbe essere utilizzato per altri scopi, ma questa mattina voglio che sia tutto perfettamente in ordine. Me compresa. Il tizio dietro di me suona il clacson con rabbia. Il semaforo verde è scattato da qualche secondo. Sfodero il mio miglior sorriso, ingrano la marcia e riparto rapidamente. 

Parcheggio la mia auto nel posto che mi hanno assegnato. Mi soffermo un paio di minuti per ammirare il Beckett Bridge, un ponte interamente d'acciaio a forma di arpa, il simbolo dell'Irlanda, che rischiara la notte con i suoi giochi di luci e colori. 

Adoro l'area di Docklands, una zona che si estende su entrambi i lati del fiume Liffey. Molti lo definiscono "il quartiere digitale" perché qui si trovano le sedi della IBM, Facebook e Google.

Ho impiegato sei mesi per cercare un ufficio in questa zona. Volevo spostare il mio studio che si trova nella parte vecchia della mia città. Sono moderna ed ipertecnologica, diciamo che sarei dovuta nascere in un altro secolo, magari tra un centinaio d'anni, tanto per vedere qualche nuovo strumento in più! 

Entro nell'atrio del palazzo. Il portiere chiede cosa desidero. Mi presento.

<Sono la dottoressa Samanta Dallahan. Ho affittato uno studio in questo palazzo>

L'uomo digita il mio cognome sulla tastiera del computer vicino a lui.

<Dottoressa Dallahan, il suo ufficio si trova al secondo piano. Stanza numero diciotto. L'ascensore è poco più avanti a destra. Queste sono le sue chiavi. Il nostro servizio è sempre attivo. Per qualsiasi necessità può chiamarci. Deve comporre due volte cancelletto seguito da uno>

Mi porge le chiavi ed il suo benvenuto. Sono soddisfatta, per ora tutto procede per il verso giusto.

Essendo solo due piani decido di fare le scale piuttosto che prendere l'ascensore e grazie alla luminosa vetrata mi godo le calme acque del Liffey. 

Avrei optato per un quarto o quinto piano, ma mano a mano che si sale i prezzi lievitano quindi,  per ora,  il secondo è perfetto. 

Quando l'agenzia immobiliare, che si occupa di affittare gli uffici in questo edificio, mi ha indicato l'importo dell'ufficio ho avuto quasi un mancamento. 

Lise, l'agente, mi ha spiegato che l'immobile è di proprietà di un certo Egan Connor, un miliardario alquanto eccentrico. Gli ultimi due piani sono suoi pertanto non si può salire.

 A me non importa, pagare l'affitto di questo studio è già oneroso e dovrò fare salti mortali ogni mese, perciò non avrò tempo da perdere per visitare l'intero edificio.

Nello stesso piano era rimasto un altro di taglio più grande, ma era impensabile poterlo prendere. 

Io sono una psicologa, mi bastano una scrivania, un computer, un telefono, una poltroncina ed un divano, perciò quello che ho affittato andrà benissimo.

Almeno all'inizio, poi se la clientela aumenterà, vedrò cosa fare!

Entro nel mio studio e, la prima cosa che noto è una piccola piantina con i fiori rossi ed un bigliettino di auguri messa in bella mostra sulla mia scrivania. L'unico mobile che ho al momento! 

Leggo il bigliettino. E' di Lise. Apprezzo il suo gesto, è stata molto carina, più tardi la chiamerò per ringraziarla del gentile pensiero.

Apro la borsa, prendo il mio laptop, lo collego al  cavo elettrico e lo accendo. 

Verso mezzogiorno dovrebbe arrivare la ditta per la consegna del divano e della poltrona. 

Ho scelto il bianco come colore predominante, ottimo  per rasserenare i pazienti stressati. 

Scendo di nuovo e porto su una scatola con degli oggetti che mi serviranno per arredare lo studio. Domani porterò il resto delle cose.

Le pareti dell'ufficio sono grigio chiaro e le tende della stessa tonalità. 

Tiro fuori dalla scatola due quadri da appendere alle spoglie mura. Il primo è composto da cinque tele che rappresentano placide cascate d'acqua e prati di viole e lillà. Il secondo da tre tele con la scritta "think positive" in rilievo. 

Domani porterò martello e chiodi e li fisserò alle pareti. Avevo pensato di chiamare un operaio, ma sono al limite del mio budget e non posso permettermi di sforarlo oltre. 

Appoggio sulla scrivania quattro piccoli cuscini, bianco, grigio, lilla e viola da mettere sul divano.

Sono una perfezionista, non lascio nulla al caso, anche i cuscini sono abbinati ai colori della stanza e dei quadri. 

Mia madre mi ripete sempre che dovrei allentare un poco la presa, lasciarmi andare e non essere sempre rigida. 

<Sam non è tutto solo bianco o nero, esistono le sfumature, ricordatelo>

Lei vede il mondo in maniera diametralmente opposta alla mia. 

Mia madre è una donna meravigliosa, troppo buona ed accondiscendente per i miei gusti. 

Mio padre ci lasciò quando avevo solo otto anni. Si era innamorato. In due giorni fece le valigie e se ne andò di casa. Mi rinchiusi in me stessa in quel periodo. 

Mia madre soffriva, non per mio padre, ma per me. Non voleva che questo fatto pregiudicasse la mia crescita. Mi portò da un amico di vecchia data, uno psicologo, che mi aiutò a venirne fuori. 

Grazie a lui è scaturita la passione per la psicologia. Analizzare i turbamenti dell'anima e riportarla alla normalità, eliminare le psicosi, alleviare i drammi è quello che amo fare.

Sono razionale, logica, metodica, ancorata alla realtà, riesco a non provare pathos con i miei pazienti e questo gioca a mio favore.

Guardo il display del cellulare, non ho ancora un orologio da parete. Sono quasi le dodici. Non faccio in tempo a posare il telefono che mi arriva il messaggio della ditta. Quindici minuti ed i trasportatori mi porteranno i mobili acquistati.

Arrivano tre ragazzi e posizionano il divano di pelle bianca e, di fronte la mia poltrona dello stesso colore e tessuto. Li ringrazio e gli do una mancia. Sistemo i cuscini, prendo la chiave ed esco.

Osservo, prima di andare via, la targhetta in ottone sulla porta. Dottoressa Samanta Dallahan psicologa clinica. Devo dire che mi provoca una bella sensazione.

Chiudo l'ufficio ed esco. Saluto il portiere. Metto in moto la macchina e do un ultimo sguardo al palazzo. Domani voglio terminare di arredare lo studio. 

Amo questo questo quartiere e quello che rappresenta: la modernità ed il progresso.

Io sono già sulla stessa lunghezza d'onda!


Abbiamo conosciuto Samanta e scoperto una parte della sua vita. Sam è una tipa tosta che sa il fatto suo. Crede che la realtà sia una sola...sarà vero?




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