Max uscì da quel bagno pieno di idee per la testa. Non era un ragazzo cattivo, ma per qualche stupido motivo amava infastidire le persone, di certo amava infastidire Charles Leclerc.
Fin dai tempi dei kart il loro rapporto non era stato dei migliori, o meglio, non esisteva proprio.
Sulla pista era una lotta continua e fuori dalla pista spesso volava qualche parola fuori posto.
Secondo Max quell'atteggiamento così pacato del monegasco era solo apparente, una finzione, e la cosa lo irritava non poco.
Nonostante fossero ormai adulti, l'olandese non aveva abbandonato l'astio nei suoi confronti e non perdeva occasione per indispettire Charles.
E ovviamente la scena che gli si era presentata in bagno pochi istanti prima aveva attirato molto la sua attenzione, scatenando la sua creatività nel combinare guai. L'unica cosa che l'olandese ignorava però era che ad ogni azione corrisponde una reazione e delle volte poteva essere pericolosa.
Carlos si trovava in un angolo della sala mentre sorseggiava tranquillamente il suo cocktail e si intratteneva con Norris e Russel, immersi in una conversazione sulle tipologie di vernice da usare per decorare caschi, ed ogni tanto lanciava sguardi fugaci alla sala per controllare la sua Josie. La ragazza era uscita dal bagno e stava parlando apparentemente molto serena con Caterina, fidanzata di Gasly.
Si soffermò un istante ad osservarla, trovandola apparentemente più serena di qualche attimo prima.
Erano giorni che non la vedeva con un'espressione così tranquilla, e si riservò il lusso di pensare che tra loro la situazione stesse migliorando.
Quello che Carlos non sapeva però era che la tranquillità negli occhi di Josie non era merito suo. La ragazza, mentre ascoltava Caterina parlare, girava e rigirava quel braccialetto sul suo polso e non poteva far a meno di sorridere debolmente al pensiero degli occhi di Charles, del suo sorriso. Poteva sentire ancora il suo profumo, come se lui fosse ancora vicino a lei.
«Josie, mi stai ascoltando?», chiese ad un tratto Caterina.
La ragazza guardò la bolognese sgranando gli occhi.
«Certo!», rispose presa alla sprovvista dal suo richiamo.
Aveva completamente perso metà del suo discorso pensando al monegasco, ma cercò di non darlo a vedere.
Senza successo però, perché la mora dai lunghi capelli di fronte a lei sorridendo affermò: «No... Non credo, sembri distratta.»,
Josie, cadendo nell'imbarazzo più totale, abbassò lo sguardo e si apprestò immediatamente a smentirla.
«No, assolutamente! Ti assicuro...»
Caterina studiò attentamente il suo viso e notando il suo palese disagio decise di non insistere. Le sorrise e continuò il suo discorso facendo sospirare di sollievo Josie, che si impegnò a dedicarle tutta la sua attenzione.*****
Verstappen si unì al gruppetto di Norris e degli altri, si avvicinò a Carlos e lo salutò amichevolmente, seguì per diversi minuti la conversazione dei tre, poi dopo alcuni istanti in modo tranquillo mise in atto il suo piccolo piano e avvicinandosi allo spagnolo bisbigliò: «Ti invidio, amico. Riesci a stare così calmo nonostante la tua ragazza stia nella stessa stanza in cui si trova anche Leclerc, ti fa onore. Insomma, io non riuscirei sapendo ciò che è successo tra loro a Singapore...»
Carlos si voltò confuso verso di lui, subito dopo portò la sua attenzione alla sala, scrutandola attentamente. Vide il monegasco parlare con Gasly e Ricciardo in un angolo della grande stanza, poi cercò immediatamente Josie trovandola a chiacchierare come pochi istanti prima con la bolognese nella parte opposta. Tornò a guardare l'olandese e perplesso chiese: «Di che stai parlando?»
Max alzò gli occhi al cielo, imitando l'atteggiamento di chi sia costretto a dover confessare un segreto.
«Be', ovvio, ora sembrano due completi estranei... ma, credimi, quello che ho visto poco fa in bagno... be', mi dispiace, amico, sembravano parecchio intimi... e vicini, non so se mi spiego...»
L'espressione del viso di Carlos cambiò immediatamente alle sue parole, un miscuglio tra confusione e rabbia prese il sopravvento su di lui e un milione di domande si scatenarono nella sua testa, ma solo una pronunciò ad alta voce: «Di che cazzo stai parlando?!»
«Oh merda... non me lo dire!», esclamò fingendo dispiacere, «Non sapevi niente di Singapore? Cavolo! Io... io pensavo che ne aveste parlato... cioè, l'hanno vista in molti, non solo io... perciò... pensavo che... invece dalla tua faccia è palese che tu non ne sai niente! Mi dispiace... avrei dovuto star zitto...», Max farfugliò sciocchezze di ogni genere, in modo vago e confusionario, cercando di dare l'impressione di essere dispiaciuto allo spagnolo di fronte a sé.
La verità ovviamente era un'altra, il suo obbiettivo era quello di insinuare il sospetto nella mente del ragazzo, a tal punto da fargli credere qualcosa di altamente losco e meschino. E dall'espressione di Carlos si capiva che c'era riuscito benissimo.
«Che è successo a Singapore?», ringhiò l'ispanico con tono alto e alterato, facendo girare un paio di ragazzi poco distanti da loro.
Le parole di Max gli avevano, non solo creato parecchie domande, ma avevano innescato nella sua mente tutte quelle paure che lui aveva accantonato nei mesi precedenti.
Il dubbio che Josie potesse avere un interesse nei confronti del pilota monegasco gli era venuto più di una volta nel corso della loro relazione, ma lei lo aveva sempre smentito e rassicurato, a tal punto che si era convinto fosse solo una sua fantasia.
Ma dopo che Verstappen lo aveva messo al corrente di ciò che sapeva tutto sembrò riaffiorare e stava per perdere completamente le staffe.
«Senti, amico, fai finta che non ti ho detto niente... non sta a me... pensavo lo sapessi...», ripeté l'olandese fingendo ancora una volta di essere mortificato.
«Eh no! Ora tu mi dici esattamente quello che sai!!! Cosa devo sapere di Singapore?», chiese pieno d'ira Carlos.
«A fine gara, dopo il podio, ho visto entrare Josie nel motorhome Ferrari... be', precisamente nello stanzino di Leclerc e poco prima era entrato lui.»
Carlos lo guardò impassibile, ma sul suo viso si dipinsero tutti i colori della rabbia.
Cercava di elaborare le parole dette da Verstappen ma nella sua mente si visualizzavano solo immagini di Josie e del ferrarista avvinghiati.
Le uniche parole che riuscì a dire in quel momento furono: «Scusatemi, torno subito.», si allontanò da loro lasciandoli confusi, tranne Max che con un ghigno sulle labbra continuò a sorseggiare il suo champagne.
Carlos cercò un posto appartato, fece dei grandi respiri profondi provando a tenere a bada il vulcano d'ira che stava eruttando dentro di lui, continuava a sentire nelle sue orecchie le parole di Verstappen e le sue domande erano sempre le stesse: come aveva potuto non accorgersi di niente? Era davvero così accecato da ciò che provava per lei?
Il suo bel viso gli balenò nella mente, non poteva credere che Josie gli avesse fatto una cosa simile.
Era stato un idiota a crederle quando gli aveva detto che con Charles c'era solo amicizia.
«Ma quale amicizia! Carlos, sei un cretino!!!», s'insultò a voce alta mentre in testa, come in un film che andava avanti e indietro, c'erano solo le immagini di lei tra le braccia del monegasco.
Sospirò profondamente cercando di ritrovare quel briciolo di ragione che gli era rimasto, doveva mantenere la calma, era una persona matura e poteva affrontare la questione come tale. Avrebbe parlato con Josie, chiesto spiegazioni e in seguito agito di conseguenza.
Questo è quello che si ripeté all'infinito nella sua testa, ciò che fece fu altro però.
La serata volgeva quasi al termine e la maggior parte delle persone erano andate via, la sala era rimasta quasi vuota.
Josie era in un angolo a parlare con Caterina e con la ragazza di Ocon, con cui aveva fatto la conoscenza quella sera stessa, mentre i ragazzi erano sparsi per tutta la sala.
Vicino alla porta finestra del locale c'erano Daniel, Charles, Pierre ed Esteban che parlavano di viaggi.
Dalla parte opposta della sala invece si trovavano Norris, Russel e Sainz, quest'ultimo con un atteggiamento decisamente sopra le righe, risate accentuate e tono di voce particolarmente alto. Tutti lo avevano notato in sala, specialmente Lando e George, ma non diedero peso alla cosa più di tanto, Carlos era adulto e vaccinato e a parer loro sapeva cosa faceva.
Charles invece non era della loro stessa opinione, dall'altro lato della sala non l'aveva perso un attimo di vista, osservando i suoi comportamenti per tutta la sera.
Aveva notato che lo spagnolo più volte si era avvicinato al tavolo degli alcolici, bevendone diversi in modo spropositato.
Ovviamente non era interessato a ciò che Sainz faceva, l'unica cosa che lo preoccupava era la meravigliosa ragazza che avrebbe dovuto riaccompagnare a casa.
Ricciardo di fianco a lui notò che la sua attenzione era sullo spagnolo e non alla loro conversazione.
«L'hai notato anche tu, vero?», gli chiese buttando anche lui l'occhio al comportamento eccitato di Carlos.
Il monegasco annuì.
«È ubriaco.»
«Non so se sia del tutto ubriaco, forse solo un po' brillo...», ipotizzò Daniel, cercando di dare il beneficio del dubbio al collega.
Charles lo guardò serio e ribatté: «Cambierebbe?!»
Charles forse aveva ragione, ubriaco o brillo cambiava poco, in entrambi i casi era meglio che non guidasse, pensò Daniel e, abbassando lo sguardo, sospirò: «No, non cambia nulla.»
«Appunto.», affermò severo il monegasco riportando gli occhi sullo spagnolo.
Un'altra ora passò in fretta, la serata giunse definitivamente al termine. La maggior parte degli invitati erano andati via e solo i più intimi erano ancora impegnati negli ultimi saluti, restando al di fuori del locale, nel cortile dove erano state parcheggiate le auto.
Josie al contrario era ancora dentro, ferma nel piccolo atrio di entrata al locale e aspettava che Carlos uscisse dal bagno.
Aveva con la testa appoggiata al muro, alle sue orecchie arrivava solo il rumore che facevano i camerieri mentre pulivano la sala a fine serata. Un suono che lei conosceva bene, quella calma che riempie l'aria dopo ore di duro lavoro.
Sorrise e si gustò quell'attimo, i suoi occhi lentamente si spostarono verso le grandi vetrate al suo fianco, si allontanò dal muro dov'era appoggiata e si voltò a guardare fuori.
Vide all'esterno nello spiazzo Daniel, Charles, Pierre e Caterina parlare tra loro e ad un tratto, forse sentendosi osservato, Charles alzò gli occhi incontrando quelli di lei e lo sguardo intenso che si scambiarono sembrò nascondere un'infinità di parole non dette. Un meraviglioso dialogo silenzioso riservato solo a loro.
Josie sorrise e lui fece lo stesso.
A rompere quel momento così perfetto fu Carlos che arrivò di soppiatto dietro di lei, appoggiò le mani sulla sua vita sussurrando al suo orecchio.
«Possiamo andare, mi dispiace di averti fatto aspettare.»
Josie distolse immediatamente gli occhi da Charles, ma era certa che il monegasco stesse ancora osservando la scena, sentiva ancora i suoi occhi addosso mentre le mani di Carlos la palpavano lungo i fianchi
Per la prima volta da quando si frequentavano, il suo tocco le sembrò invadente, fastidioso, e il suo alito sapeva di alcool.
Cercò di voltarsi e parlare, ma lo spagnolo glielo impedì tenendola ferma in quella posizione e accostando le labbra al suo collo disse: «Ti aspettavo in bagno, ho saputo che ti piace amoreggiare lì dentro... Ah, no, giusto, non con me...»
Quelle parole irrigidirono Josie all'istante.
Non le fu difficile capire chi avesse messo quell'idea nella testa di Carlos. Max evidentemente gli aveva raccontato dell'incontro avvenuto in bagno, probabilmente anche inventando chissà quali falsità su lei e Charles.
Non era successo niente di quello che lui pensava, nonostante ciò però la ragazza non riuscì a rispondere a quella provocazione, perché la verità era che quel momento nel bagno con Charles le era piaciuto e lo aveva desiderato, scoprendosi ancora una volta profondamente innamorata di lui.
Una risata strana scappò dalle labbra di Sainz quando vide che la ragazza non proferiva parola ed il modo in cui la strinse forte ai fianchi la fece rabbrividire. Qualcosa in lui la spaventava.
«Non rispondi, niña?»
Lei deglutì debolmente e rispose: «A cosa devo rispondere? Alle sciocchezze che stai insinuando?»
Carlos rise amaramente di nuovo, la girò bruscamente e guardandola dritta negli occhi sentenziò con disprezzo: «Non prendermi per il culo, Josie, non farlo!»
«Non ti sto prendendo in giro!», replicò lei urgente ricambiando fissa il suo sguardo, «Sono andata in bagno e Charles era lì dentro. È entrato Max ed ha iniziato a fare stupide battute. Conosci Max, ma tu preferisci credere a lui che a me. Scelta tua, Carlos.»
Josie non si sentì in colpa per ciò che aveva detto, in fondo era la verità, non era successo nulla di fisico con Charles in quel bagno. Ciò che avvenne nel suo cuore era un'altra storia e non c'era bisogno che Carlos ne venisse a conoscenza.
Nonostante fosse spaventata dal suo comportamento, rispose a tono allo spagnolo ubriaco, poi girandosi si avviò all'uscita.
Non voleva fare scenate sotto gli occhi di tutti, soprattutto non sotto gli occhi di Charles.
Carlos non disse nulla e la seguì.
Uscirono nel cortile per raggiungere l'auto e, passando di fronte agli altri, gli occhi di Josie finirono per cadere in quelli del monegasco, ma si ritrovò ad abbassarli subito sull'asfalto quando Carlos rallentò appena e li salutò molto velocemente.
Ovviamente tutti si erano resi conto dello stato d'ebrezza dello spagnolo, ma nessuno si permise di dire nulla.
Charles avrebbe voluto impedire a Josie di salire in quella macchina e lottò contro se stesso per non afferrarla ed implorarla di non andare con lui, ma non era nella posizione di poterlo fare, perciò si rassegnò a rimanere in silenzio.
La vide allontanarsi sempre di più, quando ad un tratto Ricciardo parlò: «Carlos, è tutto ok?»
Josie si bloccò sul posto voltandosi leggermente senza guardarli, mentre lo spagnolo spavaldamente allargò le braccia sorridendo.
«Mai stato meglio, amico.»
Detto ciò, si avvicinarono alla macchina e salirono.
Daniel guardò Charles e preoccupato affermò: «Credo che sia il caso di seguirli, c'è qualcosa che non va.»
Avevano notato tutti la conversazione agitata avvenuta attimi prima all'interno del locale. Non erano riusciti a sentire il motivo della loro discussione, ma potevano vedere chiaramente l'atteggiamento alterato di Sainz e il viso intimorito di Josie.
Charles, senza distogliere gli occhi dalla coppia appena entrata nell'auto di Sainz, afferrò le chiavi della Ferrari e disse: «Mi hai letto nel pensiero.»
Senza dire altro, lui e Daniel raggiunsero l'auto.
Charles si mise alla guida e Pierre, insieme a Caterina, li seguirono con la loro macchina.
Quella notte il cielo sopra Monte Carlo non era per niente limpido e nuvole minacciose stavano avanzando nell'oscurità, di lì a poco iniziò a piovere sulle strade di Monaco.
Josie guardava terrorizzata dritta davanti a sé tenendo le mani saldamente aggrappate al sedile dove sedeva.
Da quando erano saliti in macchina, Carlos non aveva detto neanche una parola, avevano già fatto un bel po' di strada e lo spagnolo aveva spinto sull'acceleratore facendo prendere all'auto una velocità che a lei non piaceva.
Respirò lentamente e spaventata ma con tutto il coraggio che aveva chiese: «Puoi rallentare un po', per favore?»
«Perché, niña? Non ti piace la velocità? È eccitante non trovi?», rispose il ragazzo ridendo pericolosamente.
«Carlos, ti prego, sta piovendo e tu hai...»
«Ho cosa? Non ti fidi di me? Non ti fidi di come guido?»
«No, Carlos, non è così e lo sai, ma hai bevuto, sei arrabbiato e stai correndo. Ti prego, rallenta.», lo implorò Josie.
Carlos rise alle sue parole.
«Certo, Josie, tutto come vuoi tu! "Andiamoci piano!", era così che dicevi per la nostra storia, no? E, dimmi, hai chiesto di rallentare anche a Leclerc quando ti si sbatteva nel suo motorhome a Singapore?!»
Josie tremò alle sue parole, sgranò i suoi occhi puntandoli su di lui, restando totalmente scioccata da ciò che disse.
«Co... come ti permetti...? Io non ho mai...»
La ragazza non finì la frase però, non ci riuscì, cosa avrebbe potuto rispondere? Quella era solo una bugia, c'era stato un bacio, un bacio bellissimo, ma niente di così squallido come ciò che lui stava insinuando.
E comunque come aveva fatto a sapere di Singapore? Pensò Josie in balia di tante domande.
«Non rispondi nemmeno adesso? Pensi che sono un idiota? Dimmelo, Josie! Pensi che sono un dannato idiota?!», le urlò contro, spostando pericolosamente lo sguardo dalla strada alla ragazza al suo finco, spingendo sempre più il piede sull'acceleratore.
«Nooo!! Carlos, ti prego, smettila... vai piano.», gridò disperata Josie.
Spaventata, le sue mani iniziarono a tremare, cercò di respirare e di non farsi prendere dal panico, ma lo spagnolo di fianco a lei, posseduto della sua rabbia, continuava ad urlare: «No, cosa, Josie? No, cosa?!»
«Non penso che tu sia un idiota.»
«E Singapore?! Cosa mi dici di Singapore?»
«Io... Io... Carlos, ti prego... rallenta... ti prego.»
Josie non voleva rispondere a quella domanda, non era il caso di parlare di quel bacio a Carlos mentre lui era alla guida ubriaco ed accecato di gelosia. Ma quel silenzio venne frainteso dallo spagnolo che, perdendo definitivamente il controllo, accelerò senza pietà.
Nonostante Josie avesse la cintura allacciata, quel cambio di corsa la portò a schiacciarsi ancor più al sedile e le prime lacrime iniziarono a cadere dai suoi occhi.
STAI LEGGENDO
My passion /Charles Leclerc
FanfictionJosie è una ragazza ferita, dalla vita e dalle persone. Conduce una vita semplice, trascorre la sua quotidianità nel piccolo e bel Principato di Monaco. Fin da bambina, grazie al papà, custodisce segretamente la passione per la Formula1. Non è un es...