"Tra la nostra anima e il nostro corpo ci sono tante piccole finestre, da lì,se sono aperte, passano le emozioni, se sono socchiuse filtrano appena,
solo l'amore le può spalancare tutte insieme e di colpo, come una raffica di vento."
Susanna Tamaro
Il Gran Premio degli Stati Uniti era la diciannovesima prova della stagione 2019, la gara sarebbe avvenuta sul circuito delle Americhe posto nella Contea di Travis, Austin, Texas.
Aria calda, sole cocente, la continua sensazione che da un niente sbuchi il classico cowboy con il suo stizzoso cappello, la giacca con frange, i suoi bei stivali texani ai piedi e, perché no, magari in sella ad un bel purosangue.
No, nulla di tutto questo accadde in quel circuito immerso nel tipico stile texano.
Sì, forse qualche personaggio strano vestito a quel modo, sicuramente diversi cappelli sgargianti sfoggiati per ripararsi dal sole bollente, ma non c'era nessun cavallo né tantomeno cowboys pronti per un rodeo fatto di duelli all'ultimo sangue.
Di duelli però ce ne sarebbero stati, in pista, e con altri tipi di cavalli.
Quelle splendide monoposto che in quei tre giorni avrebbero sfrecciato su quell'asfalto scalpitavano, e i loro piloti ancor più di loro.
C'erano molte cose in ballo, primo tra tutti il pilota inglese Lewis Hamilton poteva definitivamente laurearsi Campione del Mondo di Formula 1 per la sesta volta, se solo si posizionava tra i primi otto.
Ed importante per il motorsport fu la conferenza stampa organizzata nel giovedì, dove i vertici del campionato e la FIA (Federazione Internazionale dell'Automobilismo) annunciavano i nuovi regolamenti di gara che avrebbero avuto inizio dalla stagione 2021.
Novità che a sentire gli esperti avrebbero portato grossi cambiamenti nel mondo della Formula 1: vetture aerodinamicamente diverse dal presente e con caratteristiche simili tra loro e l'introduzione di un budget cap uguale per tutti i teams.
Insomma, un miscuglio di innovazioni che faceva gridare ad un cambiamento, una svolta, e ad un futuro più competitivo, dove non era solo la vettura a far la differenza, ma anche l'uomo che si nascondeva dietro al casco.
Ma ciò che in quel sabato mattina di qualifica occupava la mente del giovane ferrarista monegasco, mentre camminava tra le vie del paddock, era la sua posizione nella classifica piloti.
Quello era il suo secondo anno in Formula 1 ed il suo primo anno in Ferrari, quel nome che aveva sognato per tutta la sua giovane vita, fin quando era un bambino.
Desiderava con tutto se stesso fare bene in quella scuderia, non solo per lui, ma, più di tutti, per quelle due persone che erano state fondamentali nella sua scalata per raggiungere i suoi sogni, una scalata ancora molto, molto lunga.
Aveva raggiunto il primo step del suo grande sogno, essere in Ferrari, e, se ci era riuscito, il merito era gran parte di quelle due anime, Hervé, il suo papà, che aveva sempre creduto in lui, incitandolo, spronandolo, sgridandolo, amandolo e abbracciandolo, e Jules, suo grande amico e mentore, che era stato fondamentale.
Se si trovava lì, era anche grazie a lui.
Nel suo cuore sapeva che al suo posto ci sarebbe dovuto essere Jules, quel percorso apparteneva a lui, e magari col tempo lo avrebbe affiancato e insieme avrebbero portato la Ferrari alla gloria.
Questo era il loro grande sogno, quello di cui parlavano da ragazzini quando ancora erano sui kart, ed invece...
Invece quell'ottobre del 2014 l'aveva strappato via dai suoi sogni, dai loro sogni.
Ed ora c'era solo lui.
Aveva quel terzo posto nella classifica piloti, conteso da altri suoi colleghi, e doveva lottare per mantenerlo, era importante per lui. Aveva la sua grande occasione per rendere fieri suo padre e Jules e nessuno glielo avrebbe impedito.
Camminare per il paddock alle prime ore del giorno era un buon modo per Charles di schiarirsi le idee e concentrarsi sulla gara.
Nonostante fosse un ragazzo estremamente socievole e di buona compagnia, amava e aveva bisogno dei suoi momenti di solitudine.
Andrea spesso giocava con lui su questo aspetto, sottolineando che dietro quei grandi occhi verdi e quel sorriso da bravo ragazzo ci fosse in realtà una personalità da "Dottor Jekyll e Mr. Hyde", non risparmiandosi dall'elencare tutte quelle stranezze tipiche di una doppia personalità.
Charles rideva sempre di fronte a quella amichevole presa in giro. Ovviamente non era così, non erano stranezze le sue, era la sua attitudine prima di una gara.
Aveva il bisogno estremo di scrollarsi di dosso tutto ciò che lo legava alla quotidianità, ai pensieri, agli affetti. Doveva liberare il suo corpo e la sua mente da tutto ed entrare in completa sintonia con il suo io interiore e con la sua monoposto, la sua baby.
Per un pilota c'era una sottile linea, quasi invisibile, che delineava la razionalità dalla follia, la normalità dal surreale, la calma dall'adrenalina pura.
La completa inconsapevolezza di sfidare il fato, di viaggiare ad una velocità così estrema da sentirsi forte e non avere paura di niente.
A chiunque tutto sarebbe sfuggito fugacemente in quei millesimi di secondo, ma per un pilota no, in quell'istante per lui è tutto estremamente lento, preciso e chiaro come la luce del sole.
Follia estrema verrebbe da definirla, per il pilota è l'essenza della vita, facile come respirare.
Nessuna doppia personalità, nessuna stranezza, in quei momenti era solo se stesso.
STAI LEGGENDO
My passion /Charles Leclerc
FanfictionJosie è una ragazza ferita, dalla vita e dalle persone. Conduce una vita semplice, trascorre la sua quotidianità nel piccolo e bel Principato di Monaco. Fin da bambina, grazie al papà, custodisce segretamente la passione per la Formula1. Non è un es...