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„Si narra che l'usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore."
                                           _Oscar Wilde _

la sera era un turbine nero, una bellezza spettrale che emanava  un profumo lieve di rose; un nero splendente che contiene tutto, anche il bianco, artefice di una bellezza assoluta, l'accordo perfetto di un pianoforte,che delicato aleggiava sulla foresta. 

Il nero è qualche cosa di spento, come un rogo combusto fino in fondo, qualche cosa di inerte come un cadavere, che è insensibile a tutto ciò che gli accade intorno e che lascia che tutto vada per il suo verso.

È come il silenzio del corpo dopo la morte, dopo la conclusione della vita.
È questo, esteriormente, il colore meno dotato di suono, sul quale perciò ogni altro colore, anche quello che ha il suono più debole, acquista un suono più forte e più preciso, a differenza di quanto avviene su un fondo bianco, su cui quasi tutti i colori perdono in intensità di suono e molti si dissolvono completamente, lasciandosi dietro un suono fioco, indebolito.

Lia era un fascio di nervi, si mordicchiava le dita, un gesto inconscio che la nonna costantemente  rimproverava ;un gesto così sacro e pregno di conseguenze, come un film privo di volume, così muto che ad ogni movimento è un concentrato di passioni silenziose;

 al solo pensiero le strappò un sorriso,si piegò sulle ginocchia e prese una rosa color viola, era fragile proprio come la sua natura,eppure ne era costellata di quelle minuscole puntine, che non sono altro che il riflesso di ogni realtà , che non tardò  ad arrivare tempestosa:una presenza in mezzo alla foresta non voluta, o forse...

alle prime luci del mattino, il re le aveva fatto ricapitare una lettere:

''alle due, in punto''.

una semplice frase apparentemente innocua,ma esprimevano tutta la collera di Evan;

eppure, la ragazza durante il giorno se chiese costantemente se avesse fatto qualche torto al re, decise  di tenere sottocchio Anne per la sua salvaguardia, viste le circostanze.

 nel locus aleggiava un nota stonata;

che fece la sua presenza,in tutto splendore: imponente, un misto di selvatico e sensuale;

fasciato da una semplice tunica,trasparente che metteva in chiaroscuro l'ombreggiatura del tessuto dell'uomo davanti a sé che si avvicinava con una straziante lentezza, come un angelo caduto nell'ora notturna, la luce lunare sembrava bearsi e danzare sulla sua pelle, illuminandola;

Lia era lì immobile, nuovamente quella forza oscura gravitava su di lei, senza alcun scrupolo, più violenta della volta precedente; s'inginocchiò goffamente,mentre  la rosa cadde rovinosamente a terra,senza forze come colei che  la teneva stretta;

' Sirio, ti avevo detto che sono il tuo re, e rendi a me,tutto di te è mio, che tu lo accetti o meno,è irrilevante;'

la prese per le spalle,la veste un po' stropicciata lasciava il via libera al seno prosperoso; 

il re chiuse gli occhi e imprecò sonoramente:

'alzati per l'amor del cielo prima che Joshua perda il controllo'

la ragazza si svegliò dal sonno, attonita, non capendo cosa esattamente era accaduto eppure pochi minuti prima,era solo uno spettatore dell'accaduto.

'stammi lontano' 

lo spinse via in maniera rabbiosa, Lia odiava quella forza che l'avvolgeva ogni qualvolta in sua presenza; 

'oh, ti disgusto, forse? stamattina eravate ben propensa a stare vicino a James'

LA SCHIAVA DELL'ALPHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora