Capitolo 16 -Sophie

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Ma questi sono matti

finiremo ad Azkaban

per poco non lo uccido

"Aspettate un secondo...quindi stai cercando di dirmi che avete intenzione di metterla in un sacco?"

La Sala Comune di Grifondoro non mi era mai sembrata così opprimente e troppo rossa prima d'ora. Il vociare degli studenti e lo sfrigolare delle braci nel camino sembravano diventare a poco a poco sempre più assordanti.

Nel corso della mia breve vita non mi era mai capitato di imbattermi in nessun tipo di stranezze fuori dal normale. Dunque ero molto fiera di aver raggiunto questo traguardo e lo ero anche un po' meno perché senza rendermene neanche conto era andato a farsi fottere alla velocità della luce.

Naturalmente, la situazione cominciò a sfuggirmi di mano nel momento stesso in cui la rinominata cerchia Weasley-Potter aveva deciso di prendere sotto la sua ala protettiva la sottoscritta, la quale a sua volta aveva prontamente fatto amicizia con i diretti interessati.

Come penso si sia potuto intuire -anche senza una spiegazione di qualche tipo - stare a contatto diretto con quella famiglia spumeggiante e pazzoide, aveva fatto sì che i livelli di assurdità superassero alla grande i limiti della decenza.

E per quanto io, Sophie Morgan, potessi reputarmi una persona alquanto impassibile nei momenti di estrema pazzia da parte loro...alla fine non mi restava altro che accettare la dura e cruda realtà: questi sono tutti matti e probabilmente mi sarebbe toccato un biglietto di sola andata per il manicomio.

Ho sempre pensato che matti ci si diventava e per esserlo ci dovevano essere sicuramente scuse più che ragionevoli.

James Sirius Potter era un caso a sé stante, al che c'erano molte ragioni per considerarlo uno svitato col botto.

Non aveva scusanti in merito, a parte il fatto che lui, pazzo c'era nato direttamente. E per ragioni a me sconosciute riusciva ad essere completamente fuori, come il balcone di casa mia, anche senza sforzarsi più di tanto.

Ad esempio, tutti ricordano quella volta in cui James ha tirato con una fionda una gomma da masticare nei capelli della McGranitt, che non fu molto entusiasta della cosa. Oppure quando la lavagna fu trovata inspiegabilmente con un buco al centro. E accanto al buco c'era una frase, con tanto di freccetta, che citava testuali parole: "Il grande buco del culo di McLaggen". Ciò comportò la sua epica quasi espulsione.

Quelle erano tutte cose che, secondo lui, sarebbero passate alla storia. Io avrei dei dubbi, ma non importa.

E lì, in quella Sala Comune che non era la mia circondata da tutte quelle teste rosse e altri conoscenti, cercavo in tutti i modi di assimilare la mia dose quotidiana di assurdità.

"Non direi propriamente un sacco. Magari un lenzuolo da trasporto." James si rivolse a me con quel curioso cipiglio genetico che solo un Potter poteva avere. Quell'unico gesto - che mi ricordava tanto quello di suo fratello Albus - bastò a far arrivare la mia irritazione a livelli stratosferici.

Il maggiore dei Potter era seduto su una vecchia poltrona rossa in peltro e, con le braccia appoggiate sui braccioli, poteva apparire quasi come un re di qualche regno.

"Ma sei scemo, per caso? E immagino che intendi il tuo di lenzuolo." dissi intingendo nel mio tono di voce quanta più acidità possibile. Per le stronzate provare pietà è un affronto. "Anche bello lercio, a questo punto."

Lily tossicchiò proprio quando James fu in procinto di replicare con altrettanta acidità. "Okay, calmiamoci tutti. Fate un respiro profondo..." disse la Potter e con un gesto pretenzioso della mano ci obbligò a praticare un'espirazione e un'inspirazione all'unisono. "... bravi, proprio così, amici miei."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 30, 2020 ⏰

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