Capitolo 14 -Rose

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la mia vita è un incubo

non mi scaricare, brutto coglione

divertiti, LOL

La mia vita è un incubo e ho molte ragioni per considerarla tale.

Con questo intendo dire che la mia intera esistenza è un continuo susseguirsi di sventure, attacchi di panico e figuracce da quattro soldi. Questo è il succo della questione e entrare nei dettagli richiede uno sforzo immane di pazienza e un livello stabile di sanità mentale.

Per farvi un esempio concreto non ho mai avuto il piacere di avere un bel voto in educazione civica alla Berrytown High School, dove per me mantenere fieramente la media del 4,85 per tutto l'anno equivaleva a un record mondiale degno di tutti i notiziari del mondo compreso National Geographic in collaborazione con Leonardo di Caprio e compagnia bella. Anche se, per la cronaca, quel quattro era quasi un cinque meno di straordinaria simpatia e di suprema intelligenza.

Oppure mi rattristava il fatto di non avere grandi doti culinarie come mia madre. L'ultima volta che ho avuto l'onore di cucinare un dolce per entrambe nell'impasto finì accidentalmente un pacchetto di pillole che aveva preso a girare all'impazzata nella planetaria tra le fruste schizzando ovunque. Sarebbe stato un dolce molto, molto salurare secondo il mio punto di vista. Per mia madre invece fu un disastro, ovviamente.

E infine, come ciliegina sulla torta che non può mai mancare, una sfilza insistente di incubi mi invadeva il sonno facendomi passare le notti in bianco per ragioni a me completamente estranee ma, dopo il susseguirsi del tempo, cominciai a sospettare che fosse un effetto collaterale della morte di mio padre.

Di solito ho un sonno pesante e grazie a Merlino non russo come una locomotiva in preda ad attacchi di asma. A New York, mia madre impiegava più di dieci minuti a tentare di svegliarmi la mattina e andava sempre a finire che ero terribilmente in ritardo per la scuola ed ero costretta a fare colazione in macchina, con la tazza piena di latte e cereali tra le mani sfidando ogni sorta di legge della gravità. Ma di certo non avevo colpe se neanche un bel concerto a suon di cannoni basterebbe a svegliare il mio sonno profondo degno della bella addormentata nel bosco, che nel mio caso non sarei stata svegliata da un bacio romantico ma dal potere supersonico dell' aspirapolvere. Probabilmente Hermione Granger se la stava spassando senza di me, brutta strega di una madre traditrice.

Quella notte sognai mio padre. Rosso fuoco di capelli come lo era sempre stato, gli occhi come piccoli grandi pezzi di cielo intrappolati in uno sguardo sereno e dominato da un sorriso che per me era come un sole...un sole alla Weasley, per l'esattezza. Mi stava guardando felice mentre stringeva la mia mano e nell'altra aveva un gelato a cioccolato e doppio cioccolato proprio come piaceva a me. Avevo undici anni e, nonostante fossi abbastanza grande, due terribili treccine alla francese rossicce mi scendevano lungo la schiena. Mio padre rise. "Su bambina mia, le treccine non ti stanno così male. A tua mamma piacciono moltissimo." ed io misi le braccia conserte e tirai su un bel broncio. "Non è vero. Direi che assomiglio a un maialino ma per la mamma sono raffinata." Lui scoppiò in una fragorosa risata e, come capitava spesso, contagiò anche me.
All'improvviso ci trovammo in un luogo diverso. Riconobbi la stazione di King's Cross e un lungo fiume di persone che serpeggiava attorno ai bordi delle rotaie.
"Papà."
"Sì, Rosie?"
"E se finisco in una casata che non mi piace?"
Mi sorrise e si abbassò alla mia altezza. "Non preoccuparti. Il capello parlante parla un sacco, è un chiacchierone come te ma saprà smistarti. Io sarò sempre fiero di te, bambina." Io ricambiai il sorriso. Poi tutto si fece più veloce, sfocato e buio facendomi avere la sensazione di precipitare. Quell'orribile colpo di pistola che fischia e il corpo di mio padre per terra, con gli occhi quasi spenti che mi dice di essere coraggiosa.
Poi il buio piomba di nuovo.

EUPHORIA -scoroseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora