Capitolo 13 -Scorpius

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codice rosso carota pt2

tribù primitive

ehi, bionda!

"DATEVI UNA MOSSA, BELLA GENTE!" strepitò il maggiore dei Potter fracassandomi un timpano "Dove accidenti siete finiti? Vi sembra uno scherzo questo? È un Codice Rosso Carota non un 'Codice mia nonna è finita nel cesso'."

Sapete cosa mi ci voleva? Un mondo tranquillo, nella desolazione totale e assolutamente senza nessun tipo di Potter. Sì, questo era il mio sogno. Sperai che Merlino o Babbo Natale si prendessero la briga di farmelo su misura e spedirmelo in un pacco regalo.

Ma onestamente mi sarei accontentato anche solo di un James Sirius Potter dentro un bel pacco imballato con tanto di biglietto con su scritto 'tanti auguri a chi lo trova!' e scagliarlo con un bazooka su un altro pianeta: era più soddisfacente.

Mentre raggiungevo tranquillamente e con tutta la calma di questo mondo la Stanza delle Necessità -tanto per far incavolare James e vendicarmi delle sue urla- presi realmente in considerazione di spezzare in due la bacchetta in modo da non rischiare più di rimetterci le orecchie. Era un pensiero poco fattibile, ne ero al corrente, ma la tentazione era costante.

Le riunioni nella Stanza delle Necessità erano rinomate per la loro urgenza e, considerata la gravità della situazione secondo la maggior parte dei miei amici, quella poteva essere definita tranquillamente una questione urgente. Quindi il luogo era in concomitanza alla situazione. Un bel gruppo di carismatici parenti idioti di certo non poteva presidiare una riunione clandestina nell'ufficio della Preside. Era fuori discussione.

Evocai la stanza con facilità e, quando le porte si aprirono per farmi entrare, un brusio inconfondibile mi accolse. Il camino magico era acceso e le pareti specchiate coloravano il luogo di varie sfumature di un rosso e giallo focosi.

I divani al centro della stanza, disposti in una U un po' deformata, erano in pelle nera color pece. Ciò che faceva essere meno tetro e più vivo il tutto era quell' accozzaglia di gente dai capelli rossi, qualche busta di caramelle alla fragola e una miriade di divise accumulate una sopra l'altra in un angolo.

Il clan Weasley-Potter era al completo. O quasi.

A me piaceva definire quel manipolo di adolescenti pazzi -anche se in realtà ne facevo parte anch'io, quindi dire così era decisamente controproducente- più che clan, come una 'tribù primitiva delle mezze carote'. Ma siccome era finanche troppo imbarazzante questa cose per essere uscita della mia testa, decisi che clan andava più che bene.

Accanto ai divani, c'era un tavolino con dei cuscini colorati sul pavimento e intorno ad esso, intenti in un'interessante partita a scacchi magici, c'era Christopher Zabini, Lorcan Scamander e Il Colonnello. Quest'ultimo tracannava una bottiglia di una bevanda dolciastra alla ciliegia. Ne riuscivo a sentire l'odore asfissiante da qui.

Le teste rosse erano numerose e spiccavano come enormi evidenziatori e, in una stanza quasi buia come quella, erano la cosa che più saltava all'occhio.

Facendo una panoramica generale, come un radar partendo da destra, la primissima cosa che incontrava il mio sguardo era un tabellone pieno di scritte incomprensibili e spilli dove Molly Weasley appiccicava delle foto che le venivano passate da sua sorella, Lucy. Evidentemente quello era lo schema della situazione o un piano di azione per un attentato alla Casa Bianca. Chi poteva dirlo con certezza.

Roxanne Marie Weasley aka quella con la criniera (come diceva il Colonnello) aka quella che ti stende con una sola mossa di karate era seduta tranquillamente a masticare caramelle e a buttare le cartacce a terra manco fosse a casa sua, con le gambe stese lunghe su suo cugino Louis Weasley, quello più pacifico, ragionevole e tranquillo della famiglia. Il ragazzo della porta accanto, insomma: biondo, occhi azzurri.

EUPHORIA -scoroseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora