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SAM'S POV

Avevo capito bene? Aveva detto proprio neve? Era l'unica parola che avevo recepito.

《...cos'hai detto?》ma prima di rispondere fecero tutti e due una smorfia abbastanza divertita. Probabilmente avevo un'espressione da immortalare《Ho detto che passiamo le vacanze di Natale sulla neve, e ora chiudi quella bocca altrimenti entrano le mosche.》

La mia espressione subito mutò trasformandosi in un ampio sorriso, ancora più buffo forse, visto che incorniciato dalle mie guance -parecchio paffutelle- ancora rossastre per il freddo esterno. Avevo capito bene e non stavo sognando, il che bastò a far scattare in me una reazione nervosa che mi portò a ridere senza un esatto motivo.

Tutt'ora mi porto a pensare che da ragazza avessi qualcosa che non andava.

《Partiamo domani mattina verso le 8:00. Abbiamo voluto mantenere il segreto più a lungo possibile per rendere la sorpresa ancor più inaspettata,》aggiunse mia madre, sorridendo《ora vai a prepararti le valige.》

《Dite... dite sul serio? Oh mio Dio grazie, grazie mille! Vi voglio bene, grazie, grazie, grazie!》
Li abbracciai, più velocemente di quel che volevo forse, ma almeno nascosi l'imbarazzo che provavo nel dimostrar loro tanta gratitudine; volai in camera e presi la mia amata valigia rosa, cominciando a buttarci dentro maglioni, magliette, jeans, sciarpe, cappelli e guanti, tutto in ordine assolutamente casuale, talmente tanto che avvertivo la valigia guardarmi, in un certo qual modo e dirmi "lo sai che di questo passo non mi chiuderò mai, sì?". Oh e non dimentichiamoci matite, gomme, pennelli e colori, il tutto accompagnato dal mio inseparabile album da disegno: molto probabilmente -e lo speravo- ci sarebbero stati paesaggi innevati mozzafiato, e mi avrebbe fatto piacere provare a riprodurli su carta... ma in caso contrario, una studentessa di liceo artistico come me non poteva fare a meno di disegnare, abbozzare, creare qualcosa tutti i giorni. Ricordo che dovetti lottare con le unghie e con i denti per far sì che i miei genitori mi permettessero di frequentare l'unico vero e proprio liceo artistico di Napoli. Erano convinti che imboccare quella strada non mi avrebbe portato a niente, ma io sapevo che grazie alla passione che ci mettevo, alla costanza e, perché no, anche al pizzico di consapevolezza che del talento lo possedevo, in qualche modo ce l'avrei fatta. Tutto questo mi portò a pensare più teneramente ai miei genitori, che alla fine mi dicevano sempre di sì anche quando non me ne accorgevo. Quello che stavamo passando non era proprio un periodo rose e fiori, mio padre aveva problemi con il lavoro, il che portava sia lui che mia madre ad innervosirsi anche senza motivo, a rinfacciarsi cose del passato, a litigare. Non credevo che proprio in quel momento, in un periodo come quello, potesse apparire improvvisamente un raggio di... sole. Mi spiego? Chi è che non ha mai passato un brutto periodo in famiglia, che non si è mai sentito perso, che quasi non ha voglia di tornare a casa per l'atmosfera pesante che si respira? Questo mi dimostrava che anche nei momenti peggiori, l'unica cosa a cui davano priorità ero io.

Il resto della giornata sembrava davvero non finire mai: la noia stava prendendo vita, in una forma talmente brutale che decisi di anticiparmi alcuni compiti assegnati per il rientro a scuola così da far passare il tempo, figuratevi. La notte poi non andò meglio, non riuscii a prendere sonno, ero in trepida attesa e pensavo -sì, io penso spesso- a quanto mi sarei divertita, al mio primo pupazzo di neve, alla prima nevicata, alla prima stalattite riflettere alla luce del sole e a Jack Frost. Sapevo che l'avrei incontrato, ne ero sicura, o almeno lo speravo. C'era sempre quella parte di me che aveva paura, quella che pensava di essere solo una povera illusa, e avevo il terrore che quella piccola parte prendesse il sopravvento: non aver Fede nella Magia è sinonimo di cecità, magari Jack Frost è accanto a voi proprio adesso, miei cari lettori, ma se non credete non potrete mai scoprirlo. Ecco perché tentavo in ogni modo di reprimere la paura. Non chiedetemi perché ma dovevo incontrarlo, dovevo almeno avere la prova che esistesse davvero... sentivo un qualcosa nella sua figura, qualcosa che in qualche modo doveva richiamarmi alla mente dei ricordi, avevo l'impressione di averlo già visto da qualche parte. Magari solo in una pagina di un libro illustrato quando ero piccola, ma comunque c'era qualcosa che non ricordavo, che il tempo mi aveva fatto rimuovere e che mi collegava a lui. Volevo scoprire se davvero era solo un disegno su un libro per bambini o qualcosa di più.

Oh andiamo Sam, non dire cretinate. Mi dicevo ogni volta che le onde negative prendevano a spappolarmi il cervello. Lui c'è, e domani lo vedrai con i tuoi occhi.

Per il resto, credo di aver dormito per un'ora o due.

***

Mi svegliai nuovamente verso le 5:30 con la convinzione che non sarei più riuscita a prendere sonno, così decisi di giocare d'anticipo cominciando almeno a lavarmi. Uscii dalla doccia alle 6:00 precise e indossai un jeans, una maglia di felpa marrone con motivi natalizi lungo il seno, la mia preferita, e infine sgattaiolai nel ripostiglio per prendere i "miei" scarponi per la neve. Non li consideravo tanto miei, visto che non avevo mai avuto la possibilità di indossarli prima di allora.
A quel punto mi rimaneva solamente da aspettare. I miei genitori dormivano ancora, ma ben presto (...circa cinque minuti più tardi) sarei andata personalmente a svegliarli se solo non avessi cominciato a sentire un biascicato "vai a preparare il caffè" da parte di mia mamma, e mugugni infastiditi in tutta risposta.

Verso le 8:10 ero in macchina a fremere sul sedile posteriore e aspettavo che mio padre finisse di caricare le valige, il che mi aveva messo addosso uno stato di agitazione senza precedenti, non considerando nemmeno quei dieci minuti di ritardo che avevamo -e per la prima volta non era colpa mia-.

《Dai pà, hai finito? Siamo già in ritardo!》

《Sam non abbiamo dato un orario di arrivo ai proprietari della baita, quindi vedi di calmarti. Cavolo, eppure non è la prima volta che andiamo sulla neve, hai proprio rimosso tutto, da quella volta?》

A dire il vero sì. In un primo momento, rimasi completamente spiazzata.

《E pensare che non ti ci volevamo nemmeno più portare, ma ormai sei cresciuta... soprattutto di testa, mi auguro.》

《...dovrai rinfrescarmi la memoria, credo abbiate sbagliato bambina; lo ricorderei perfettamente.》affermai, con un tono più altezzoso di quel che avrei voluto usare. Finiva sempre così.

《Non credo proprio,》rispose mia madre con un sorriso divertito, mentre entrava in macchina《ma risparmia le chiacchiere a dopo e fai finire tuo padre.》

《Ah!》gemetti frustrata, e avrei continuato la frase con un'altra serie di lamentele se non avessi realizzato in tempo che sì, mi stavo trasformando in una bambina viziata.

***

Durante il viaggio non mi sorprese più di tanto quel momento in cui la stanchezza della notte insonne cominciò a farsi sentire, anzi ne fui lieta visto che mi attendevano altre sei ore di macchina, e proprio non mi andava di scaricarle sui miei genitori che già mi sopportavano abbastanza. Fu così che cullata dai miei pezzi preferiti, mi addormentai con le cuffiette nelle orecchie, il telefono nelle mani e la speranza nel cuore. Un viaggio non troppo lungo direi, oh no, solo setto o otto ore nel totale forse, scartando le varie chiamate urgenti ai bagni degli autogrill che sì e no ci avranno portato via una decina di minuti ciascuna. Quando arrivammo, verso le 16:30 più o meno, fu mia mamma a svegliarmi per l'ennesima volta, guadagnandosi definitivamente tutta la mia antipatia.

《Sam...? Sam siamo arrivati, svegliati.》

Aprii lentamente gli occhi, un gesto così comune che però mi fece così tanto male, da portare le palpebre a sbattere più volte senza che io lo volessi; un bianco accecante dominava lo scenario che stavo cercando di mettere a fuoco, giusto il tempo di sfilare le cuffiette dalle orecchie, e nel mentre feci lo sforzo di alzare lo sguardo alle cime dei pini innevati. Scesi dalla macchina con le labbra dischiuse e gli occhi lucidi. Ancora non so dire se per fastidio o per gioia. Non volevo credere che tutto quello che avevo davanti fosse reale, cavolo, quanto era bello. Riuscii a sussurrare tra me e me solo una cosa:

《Mio Dio...》

Freddo come Frost (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora