Ventotto

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Jungkook, incredulo, si ritrovò quel pomeriggio ad essere trascinato dal ragazzo red-velvet tra le strade uggiose di Seoul, senza conoscerne la meta.

Non realizzò appieno la situazione nemmeno quando si fermarono avanti il portone di un palazzo, dove Taehyung infilò una chiave per entrarvici.

Salirono due rampe di scale, prima di trovarsi di fronte un appartamento nel quale si fiondarono entrambi ormai inzuppi d'acqua: era piccolo ma accogliente, aveva giusto una camera da letto piena di libri sparpagliati un po' ovunque, un bagno dalle dimensioni modeste e una cucina che fungeva anche da salottino, con tanto di balcone annesso. Jungkook non aveva proferito una sola parola, era rimasto a guardare i milioni di libri sparsi di quella camera in cui ora era entrato insieme a Taehyung, il quale iniziò a frugare voracemente dentro un cassetto della scrivania, anch'essa imbandita di libri di vario genere, quadernoni e penne di tutti i colori.

«Abiti qui ora?» chiese dopo aver ispezionato la piccola stanzetta e aspettato invano che l'altro dicesse qualcosa.

«Uhm... » Taehyung non gli stava prestando molta attenzione, era troppo impegnato a rivostare nel cassetto, quando tirò fuori un fogliettino un po' malridotto «... eccolo finalmente!» esclamò soddisfatto. Si voltò finalmente verso il suo ospite, aprì il foglietto che aveva in mano e iniziò a leggere con voce tremolante.

«Ti guardo e m'incanto, da lontano, perché degno di te non potrei essere mai. Mi accontento di vederti ogni pomeriggio solcare la porta di questa caffettiera e di prender posto lì, al tavolinetto tondo al centro della sala, come se volessi farti ammirare, consapevole della tua ineffabile bellezza» si prese una pausa e fece un bel respiro profondo, quando Jungkook iniziò a sovrastare la voce roca di Taehyung e ad anticipare proprio quelle parole scritte sul fogliettino.

«Ma poi ti immergi in uno dei tanti romanzi che porti sempre con te, nella tracolla che funge da raccoglitore di sogni, e allora mi chiedo: che diritto ho io di entrare nel tuo mondo? Dunque ti guardo e m'incanto, aspettando che ti accorga di me, così come attendi di poter assaporare ogni giorno il tuo dolce preferito: con ansia e gioia allo stesso istante, se non addirittura con la curiosità di sapere se la fetta di oggi sarà più buona di quella di ieri. Tu, ragazzo red-velvet, mi aiuti a vivere solo con la tua esistenza. Ti aspetterò qui, tutta la vita se fosse necessario. Non voglio disturbare il tuo prezioso mondo, per questo ti lascio qui il mio numero... e se magari un giorno deciderai di farci entrare qualcuno, spero tu possa pensare a me»

Taehyung rimase di stucco per tutto il tempo, con le lacrime agli occhi; Jungkook invece aveva recitato a memoria, privo di espressività, come se fosse un automa, quella pseudo-poesia che gli aveva scritto due anni prima. In quel momento gli sembrò di starsi guardando dall'esterno, non vivendo davvero in prima persona ciò che gli stava succedendo, e solo quando Taehyung accorse per fiondarsi tra le sue braccia, si risvegliò completamente da quello stato di trance assoluta.

Si ritrovò il ragazzo red-velvet sul suo petto, singhiozzante come un bambino, aggrappato alla sua schiena come fosse la sua unica salvezza, anche se di fatto i due ragazzi non si conoscevano per nulla.

«Ti ho trovato» disse e la voce arrivò a Jungkook in maniera ovattata, poiché gli aveva parlato con le labbra sopra il giubbotto ancora mezzo bagnato dalla pioggia. «Mi d-dispiace, mi dispiace» continuava a ripetere tra il pianto disperato.

Jungkook lo avvolse tra le braccia, e sospirò poggiando il mento sui suoi capelli biondi: anche se ancora non aveva capito affondo la faccenda, si godette il momento consapevole del fatto che fosse solo un qualcosa di effimero.

Quando Taehyung riuscì a calmarsi, si allontanò timidamente dal petto di Jungkook e, cercando di asciugarsi le lacrime con le mani, si tolse finalmente il cappotto invitando anche l'altro a fare lo stesso. Aprì, poi, il suo armadio e recuperò un pantalone in tuta e una maglietta a maniche corte nera e li lanciò verso l'altro, il quale li prese subito al volo, con espressione interrogativa in volto.

«Sei tutto bagnato, va' a farti una doccia e cambiati: abbiamo tanto di cui parlare» sorrise  amareggiato. Aveva gli occhi lucidi e le guance secche per le troppe lacrime versate, ma era determinato a non perdere altro tempo prezioso, aveva solo un pensiero ora in testa: "ti ho trovato".

Jungkook annuì, ma prima che l'altro potesse fargli strada verso il bagno, si accasciò a prendere il foglietto sul pavimento che era volato dalle mani di Taehyung quando lo aveva abbracciato, e lo aprì notando, oltre alle varie piegature, una parte strappata... precisamente dove vi era segnato il proprio numero. La sua espressione divenne più interrogativa di prima, ma ancor prima di aprir bocca, Taehyung rispose alla sua domanda muta.

«Come ti ho detto prima, abbiamo tanto di cui parlare» 


Questo capitolo riprende gli avvenimenti accaduti nel capitolo tre e quattro

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Questo capitolo riprende gli avvenimenti accaduti nel capitolo tre e quattro.

Red Velvet ~ KOOKVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora