Trenta - Jimin pt2

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Taehyung e Jimin si ritrovarono nell'auto di quest'ultimo, il quale era sempre più teso nel dover dire tutta la verità a quel ragazzo tanto bello quanto ingenuo

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Taehyung e Jimin si ritrovarono nell'auto di quest'ultimo, il quale era sempre più teso nel dover dire tutta la verità a quel ragazzo tanto bello quanto ingenuo.

«Posso?» tutto contento, Taehyung fece segno di voler accendere lo stereo e Jimin glielo permise annuendo leggermente.

Partì subito una canzone del disco inserito nel lettore: "Natural" degli Imagine Dragons.

«Anche a te piacciono gli Imagine Dragons?» chiese ancora più esaltato il biondino seduto dal lato del passeggero.

Jimin sorrise e sciolse un po' i nervi tesi grazie all'effetto benefico del suo gruppo preferito, che lo calmavano e lo caricavano di grinta allo stesso tempo.

«Fin da quando ero un bambino» rispose poi al compagno al suo fianco.

Il tratto di strada fu breve, nemmeno il tempo di una canzone che Jimin si ritrovò a parcheggiare proprio di fronte casa sua.

«Uh, qui vicino abito io» disse Taehyung indicando un palazzo al di là della strada.

«Che coincidenza, questo invece è il mio palazzo» rispose l'altro chiudendo lo sportello dell'automobile, per poi girare la chiave nella serratura. «Ti va di andare al parchetto qui dietro?» chiese poi raggiungendolo dall'altra parte della strada.

Taehyung annuì afferrando la sua mano per intrecciare le dita tra loro.

Jimin a quel tocco sussultò, ma anche questa volta non ebbe il coraggio di respingerlo via e così, mano nella mano, si avviarono in silenzio verso il parco del quartiere in cui entrambi abitavano.

Quando si sedettero su una panchina che costeggiava il laghetto pieno di paperelle, Jimin prese un respiro profondo e lasciò la mano del suo compagno. «Devo parlarti» disse tutto d'un fiato.

«Sì, dimmi tutto» gli occhi di Taehyung luccicavano di gioia, e le labbra non facevano altro che sorridere di fronte il cameriere, il quale si sentiva sempre più schiacciato e oppresso da tutto quel buon'umore che avrebbe dovuto spezzare da lì a breve.

Lo guardò a lungo negli occhi, con sguardo ricco di preoccupazione e ansia, quando fu proprio l'altro a fare "la mossa": ebbene sì, Taehyung si fiondò sulle labbra soffici di Jimin senza pensarci due volte. Quando questi, preso alla sprovvista, si scostò leggermente da quel tocco bollente, gli occhi di Taehyung si fecero un po' confusi, al ché fu Jimin a riavvicinarsi a lui e ad approfondire quel bacio iniziato da un fraintendimento.

Si baciarono a lungo su quella panchina, facendo danzare le lingue tra loro senza aver la minima intenzione di staccarsi, nemmeno per riprendere fiato.

Jimin si dimenticò di tutto, Taehyung, invece, si ricordò di tutto, dei giorni passati in quella caffetteria solo per il cameriere-ballerino dalla risata timida e le guance paffute, gli occhi sottili e dolci, le labbra gonfie e bramate per troppo tempo.

Quando finalmente le loro bocche si allontanarono l'una dall'altra, Taehyung cominciò a ridere coinvolgendo anche l'altro ma con meno enfasi. «Grazie per la chiacchierata, ho compreso tutto e sappi che ricambio» disse prendendogli poi il viso tra le mani.

Jimin non ci stava capendo più niente, era rimasto lì imbambolato tra le dita lunghe di Taehyung e sentiva fiori sbocciare nello stomaco: non sapeva se fosse senso di colpa o l'infatuazione - che non sapeva di avere per quel ragazzo fino a quel momento - che stava evolvendosi già in qualcosa di più forte.

«Ti va di dar da mangiare alle paperelle?» chiese di punto in bianco Taehyung guardando il laghetto di fronte. L'altro annuì semplicemente, quando poi si accorse di non aver nulla da mangiare con sé e così, senza nemmeno dar tempo al cervello di pensare, pronunciò le fatidiche parole causa di tutte le sue pessime scelte future.

«Andiamo a prendere del pane a casa mia, ci mettiamo pochissimo»

Non appena si rese conto di ciò che aveva appena detto, cercò di ritrattare e di tirarsi indietro ma Taehyung accettò subito l'invito, senza porsi inutili problemi che invece l'altro stava avanzando.

«Sì, andiamo, altrimenti queste povere paperelle moriranno di fame» lo tirò per un braccio il ragazzo red-velvet e, in un batter d'occhio, si ritrovarono già sotto il portone di Jimin entrambi ansiosi, chi per un motivo, chi per un altro.

Entrando in quell'appartamento piccolo ma grazioso, Jimin, con l'agitazione evidente, si precipitò in cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile: voleva solo andar via il prima possibile, era ancora in tempo per spiegare l'equivoco, forse Taehyung l'avrebbe odiato un po' per avergli rubato un bacio - e che bacio - ma non poteva continuare a fare il finto tonto e a spacciarsi per qualcuno che non era.

Tirò fuori una bel pezzetto di pane che aveva conservato per la cena, e lo mise in una bustina di plastica; poi ritornò all'entrata aspettandosi un Taehyung ancora lì, in attesa del suo ritorno, ma ciò che era rimasto di quel ragazzo era solo il suo cappotto appeso all'appendiabiti, e le scarpe sul pavimento.

«Merda» disse tra sé e sé, togliendosi le scarpe prima di poterlo raggiungere in salotto.

«Hai una bellissima casa» disse meravigliato l'ospite, facendo ricadere gli occhi su tutte le fotografie sulle mensole, i quadri appesi ai muri, e la poltrona reclinabile avente tutta l'aria di essere la più comoda del mondo. Infatti, alla sola vista, si tuffò su quegli enormi cuscini soffici e iniziò a giocare con i pulsanti sul bracciolo che muovevano e regolavano la poltroncina.

«Voglio questa poltrona!» rideva mentre la faceva ruotare a destra e sinistra, e poi la distendeva completamente testando il livello di estensibilità.

«Non volevi sfamare le povere paperelle del parco?» chiese con un mezzo sorriso: doveva ammetterlo, la vista di un ventitreenne comportarsi come un bambino di dieci anni lo metteva di buon umore.

«Questo era prima di conoscere la tua preziosissima poltrona» rispose voltandola nella direzione di Jimin per poterlo guardare negli occhi. La sua aria infantile si volatilizzò in un secondo, e sembrava che questa avesse lasciato il posto alla malizia e ad una certa tensione sessuale.

Jimin deglutì, poi scosse la testa e si avvicinò a lui lasciando la busta del pane sul pavimento. Si abbassò per portarsi alla stessa altezza degli occhi del suo ospite, e ancora ci provò a chiarire l'equivoco.

«Tae, io... »

Tentennava, continuava a farlo forse perché non era veramente quello che voleva, nel profondo tutta quella situazione non gli andava poi affatto male... finalmente si sentiva desiderato da qualcuno e allo stesso tempo desiderava quel qualcuno allo stesso modo.

Taehyung alzò una mano per carezzargli il viso teneramente, e Jimin si lasciò cullare da quel tocco chiudendo gli occhi.

Si ritrovò poi di nuovo le labbra di Taehyung sulle sue, e si diedero un bacio che trasudava desiderio e passione da entrambe le parti.

Jimin non poté resistere, e nemmeno Taehyung: si ritrovarono così a fare l'amore per la prima volta, con i pensieri del tutto spenti e il cuore completamente acceso.

Red Velvet ~ KOOKVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora