Ventisette

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La pioggia non gli era mai piaciuta, soprattutto perché dimenticava sempre di portare con sé l'ombrello per ripararsi; inoltre si faceva sempre influenzare dal tempo, così da sentirsi davvero triste in quei giorni grigi, dove il mondo non faceva altro che piangere, a volte incessantemente.

Poiché le cattive abitudini sono dure a morire, anche in quel freddo pomeriggio Taehyung si ritrovò a correre sotto la pioggia tra le strade di Seoul, in cerca di un riparo.

Corse fin sotto un balcone sporgente di un palazzo, e vi rimase per circa dieci minuti, sperando invano che il cielo placasse almeno un po' il proprio pianto. Quando capì di doversi rassegnare ad una doccia fredda e sporca, si coprì, per quanto possibile, il capo con la borsa a tracolla e si incamminò ora più lentamente verso il proprio appartamento distante ancora un miglio dall'università, dalla quale era appena uscito.

Nonostante il freddo, le strade brulicavano di gente, forse di ritorno da lavoro, forse per qualche servizio urgente, e le automobili camminavano piano sull'asfalto bagnato insieme ai ragazzi, a differenza sua, muniti di ombrello che conversavano serenamente tra loro.

La pioggia bagnava le mani fredde di Taehyung, intente a sorreggere la borsa sul proprio capo, quando d'improvviso questa smise di battere su quelle dita lunghe e sottili, e anche su tutto il corpo del ragazzo, nonostante continuasse a posarsi sulla strada dinanzi a sé. 

Alzò, così, la testa di scatto, e si ritrovò un viso inespressivo che lo stava osservando a mezzo metro di distanza da lui, ed un ombrello sopra la testa di entrambi. Ebbe un flash, o un qualcosa che assomigliava tanto ad una lampadina appena accesa: quello era Jungkook, il nuovo cameriere della caffetteria, nonché il ragazzino dell'ombrello che aveva conosciuto poco prima di trasferirsi in Giappone.  

Si guardarono a lungo negli occhi - Taehyung decisamente molto più a disagio e sorpreso dell'altro - e il rumore della pioggia in sottofondo, smorzava il loro pesante silenzio.

«T-tu... » aprì bocca il ragazzo con ancora lo zaino in testa, mentre cercava di riprendersi dallo shock. «... tu sei...»

Jungkook inclinò leggermente il capo, e, anche se non voleva mostrare le emozioni celate dentro sé, non riuscì a frenare il luccichio di speranza nei propri occhi in quel momento. Deglutì appena, attendendo il resto della frase di Taehyung.

«Tu sei il ragazzino dell'ombrello» riuscì finalmente a dire Taehyung, con ancora gli occhi mezzi sbarrati, mentre riportava lo zaino sulla propria spalla.

Jungkook tirò un sospiro, che l'altro non seppe individuarne il significato, poi rispose serio: «Già, e tu sei il ragazzo red-velvet, come vedi ti ho atteso come promesso» 

Si sentì sprofondare, Taehyung.

La terra sembrava essersi aperta proprio sotto i suoi piedi, e ora stava precipitando in un buco nero percependo tutte le vertigini addosso, fin dentro il petto.

In un attimo fece due più due: la "J" stava ad indicare il nome "Jungkook" e non "Jimin", e quelle dolci parole poetiche, - le prime a cui si innamorò per davvero Taehyung, -  sul foglietto di carta ormai consumato dal continuo rigirarselo tra le mani, erano opera del ragazzo che aveva di fronte. Lo aveva trovato. Era stato così cieco da non accorgersi che era sempre stato lì, per lui, ad aspettarlo in quella maledetta caffetteria dal sapore non più così tanto dolce della torta sua preferita.

Si paralizzò sul posto con sguardo vacuo, tanto che Jungkook dovette scuotergli leggermente un braccio per riportarlo nel mondo reale «Tutto bene?»

«No» rispose in automatico, ma poi ritornò in sé picchiettandosi la testa con una mano «Anzi, sì! Hai da fare?» il nervosismo e l'ansia si stava impossessando del suo corpo, ed ora lo stava mostrando apertamente, mentre stringeva a sé la tracolla e guardava Jungkook con occhi disperati.

«Oltre a salvare le persone dalla pioggia, intendi?» sorrise in risposta, sciogliendo un po' la maschera inespressiva creatasi da solo, poi aggiunse tranquillo: «No, mi piace passeggiare con questo tempo, senza avere una meta precisa»

«Allora vieni con me» non ammise repliche il ragazzo biondino, afferrando la mano di Jungkook e trascinandolo sotto la pioggia e sotto il suo sguardo incredulo.











Scusate i capitoli brevi, ma ho impostato la storia in questo modo. Credo non manchi molto alla fine, forse una decina di capitoli. Rivelerò tutti i dubbi, non temete.

Red Velvet ~ KOOKVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora