Ventinove - Jimin pt1

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[questo capitolo riprende il dodicesimo]

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[questo capitolo riprende il dodicesimo]



due anni e mezzo prima

Jimin, appena fuori dalla caffetteria, si accese una sigaretta mentre cercava sul proprio cellulare il numero del proprietario, nonché suo datore di lavoro, sperando di non disturbarlo in alcun modo. Jin era buono come le fettine di red velvet che servivano, ma era anche molto suscettibile e irritabile: sembrava avesse il perenne ciclo mestruale delle donne, e nessuno mai osava andargli contro e urtare così la sua sensibilità acuta.

«Jimin!» si sentì chiamare il ragazzo in questione.

Tutto fu talmente veloce che nemmeno si rese conto di quello che era appena accaduto: si ritrovò all'improvviso due braccia avvolgergli il collo, e un profumo di zucchero invadergli le narici.

«T-tae?!» quasi non soffocò in quell'abbraccio «Sei di buon umore?» chiese sciogliendo quel contatto che mai avevano avuto in vita loro. Erano, sì, molto in confidenza dato il lungo tempo trascorso dallo studente in quella caffetteria, ma non avevano mai oltrepassato le convenzioni sociali tra cliente e cameriere.

«Di ottimo umore» puntualizzò Taehyung con un sorriso coinvolgente, staccandosi dal collo dell'altro.

«Ma...» indicò la sigaretta che aveva tra le mani Jimin «... da quando fumi?» chiese senza però cambiare l'espressione gioiosa che aveva sul viso.

«Una volta ogni tanto me la concedo» sorrise ritornando poi con lo sguardo sul proprio cellulare.

«Non dovresti fumare, sai? Non fa bene per un ballerino» il ragazzo biondino si strinse un po' nelle spalle, mentre si dondolava sulle punte delle scarpe.

«Come fai a saperlo?» inclinò la testa il cameriere alzando di poco gli occhi sul ragazzo di fronte.

«Come ti ho già detto, aspettavo solo che ti facessi avanti»

In quel momento Jimin ripercorse nella sua mente tutta la conversazione che avevano avuto Jungkook e Taehyung via whatsapp, e spalancò gli occhi a quell'incredibile rivelazione: il ragazzo red-velvet aveva frainteso completamente tutta la situazione, ma questo però spiegava molte cose. Gli era parso davvero molto strano che Taehyung avesse una cotta per Jungkook, non lo aveva mai degnato di uno sguardo, mai dato l'impressione di avere un briciolo di interesse nei suoi riguardi e, a dir la verità, probabilmente non sapeva nemmeno chi fosse.

«Tutto bene? Forse ti ho spaventato» paonazzo, continuò a salire e scendere sulle proprie punte «ti assicuro di non essere uno stalker, ho solo intravisto il poster avanti l'università dove ti raffigura come un cigno»

Taehyung era lì, di fronte i suoi occhi, bello come il sole che in quel momento era oscurato da alcuni nuvoloni grigi, sorridente come non lo aveva mai visto, e gli si strinse il cuore pensare di dovergli dare una notizia sconveniente.

Si voltò per un attimo verso Jungkook all'interno del bar e lo vide seduto al bancone intento a chiacchierare tranquillamente col suo collega di lavoro, così deglutì appena prima di riprendere fiato e cercare un qualcosa di sensato da poter dire.

«No, no, figurati io... » diede un ultimo tiro alla sigaretta, e fece per riprendere il discorso ma l'altro lo interruppe ancor prima di ricominciare a parlare.

«Entriamo?»

«No!» esclamò un po' troppo veloce Jimin, tanto che Taehyung un po' si stranì.

«Cioè, volevo dire... » il cameriere si sentì alle strette: cosa avrebbe detto a Jungkook una volta dentro? E Taehyung poi? Non poteva di certo entrare con lui e fargli fare la figura dell'idiota che aveva confuso il vero mittente di quei messaggi. Forse avrebbe dovuto prima spiegargli la situazione, ma come? Non voleva ferirlo, e a dirla tutta un po' gli piaceva quel ragazzo sempre tutto composto nel cappotto marrone, la tracolla su una spalla e l'espressione bambinesca ma sicura di sé. Era ammaliante. «... ho finito il turno, che ne dici di andare da qualche altra parte e parliamo un po'?» col nervosismo palpabile, Jimin riuscì a convincere l'altro ad aspettarlo vicino la propria automobile parcheggiata un po' distante dalla caffetteria.

Taehyung si allontanò con un sorriso sognante sulle labbra, Jimin invece si affrettò a recuperare tutto il necessario nel suo armadietto e fuggire via da quella situazione assurda creatasi involontariamente. Doleva ammetterlo perché Taehyung era stato il primo ragazzo a dichiararsi a lui, - per giunta bello da togliere il fiato - ma doveva chiarire assolutamente l'incomprensione.

Quando fece per andarsene, non poté più fare il finto tonto, e dovette per forza dare una qualche spiegazione a Jungkook... inoltre non avrebbe dovuto mandargli dei messaggi per nessun motivo al mondo, almeno fino a che non avesse risolto con Taehyung, così finse che l'altro avesse tanto da studiare e che lo avrebbe contattato la sera stessa.

Di sicuro questo non gli avrebbe dato nessuna certezza, così per ogni evenienza, una volta uscito dalla caffetteria, prese il cellulare e digitò un messaggio al proprio collega.

Hobi hyung

Tienimi Jungkook impegnato
il più possibile, per favore.
Non deve assolutamente
mandare dei messaggi,
te lo chiedo come favore personale.

18:06


Lo faccio con piacere, capisci a me ;)
però dovrai spiegarmi tutto
caro furbettino che non sei altro
18:08


E tu dovrai spiegarmi quel
"lo faccio con piacere"

18:08


Scrisse l'ultimo messaggio, poi intascò il cellulare e si avviò alla macchina dove un Taehyung ancora sorridente lo aspettava ansioso. Più gli andava incontro, più il coraggio gli veniva a mancare ma non aveva altra scelta se dirgli la verità, giusto?


Red Velvet ~ KOOKVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora