5. Decisioni

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Il Presidente doveva fare una videoconferenza molto importante con la maggioranza e la cosa stava andando più avanti del previsto. Era passata la mezzanotte da qualche minuto, quando Giuseppe mi avvertì che era finita e potevo passare da lui per il report.

Era molto tardi, ma io non avevo ancora preso una decisione riguardo il mio futuro con lui. Forse speravo di riuscire a decidere all'ultimo minuto.

Decisi di sciogliere i capelli ed indossare qualcosa di comodo. Scelsi un paio di jeans, una felpa e delle converse nere. In fondo era tardi e non c'era quasi nessuno in giro per Palazzo Chigi.

Bussai alla porta dell'appartamento e dall'interno la sua voce m'invitò ad entrare.

"Ciao. Eccomi qui."

"Ciao a te. Mi dispiace molto per l'ora. Abbiamo fatto più tardi del previsto."

"Non importa. Piuttosto dimmi com'è andata" dissi sedendomi davanti alla grande scrivania.

"Insomma..." disse sollevando le labbra in un'espressione dubbiosa.

"Ti vedo molto stanco. Tutto bene?"

Portava la camicia bianca con le maniche arrotolate sui gomiti e il nodo della cravatta era allentato. Anche con quell'aria così trasandata e stanca era tremendamente attraente.

"Diciamo di sì... Ti spiace se vado un momento a cambiarmi? Non ne posso più di questa camicia."

"Fai pure. Ti aspetto qui."

Si allontanò verso la parte della stanza da letto e non potei fare a meno di seguirlo con lo sguardo per un po'.

Tutto intorno a noi erano i dettagli barocchi a farla da padrone e per un momento mi persi a pensare a tutti i Presidenti che avevano abitato questo appartamento così riccamente adornato.

"Rieccomi. Scusa l'abbigliamento molto informale" disse allargando le braccia. Indossava una semplice tuta blu coordinata.

Per un momento lo fissai senza dire una parola. Era incredibilmente sexy. Quell'abbbigliamento lo stringeva in tutti i punti giusti e quello era decisamente il suo colore.

"Tutto bene?" chiese sorridente. Probabilmente dovevo avercelo stampato in faccia cosa pensavo.

"Sì, certo. E comunque sono informale anch'io, come vedi" dissi indicandomi.

"Hai ragione. Sono così stanco che nemmeno lo avevo notato. Stai molto bene."

"Ehm, grazie."

"Non che tu non stia bene vestita formale, anzi. Solo che vestita così mi ricordi i tempi dell'università. A proposito, quelle converse sono ancora vive?" chiese indicando le scarpe che portavo ai piedi.

"Mi dispiace deluderti, ma non sono le stesse. Sono solo dello stesso colore, quelle ho dovuto buttarle."

"Oh, poverine. Immagino sia stato un vero dolore" disse prendendomi in giro mentre prendeva posto sulla sua sedia girevole.

"Molto divertente, Presidente."

"Sì, lo so. Sono un comico nato..."

"Visto che ti ho messo di buon umore, posso essere autorizzata a vestirmi così per i report serali? Almeno ogni tanto..."

"Nessun problema," rispose senza nemmeno pensarci.

"Sicuro? Non è che serve l'autorizzazione di qualcuno più in alto? Magari dovrei chiedere a Mattarella..." dissi facendo finta di doverci pensare.

"Dai, smettila di scherzare. Mettiamoci a lavorare."

"Che permaloso," dissi alzando gli occhi al cielo.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora