37. Una nuova vita

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Il pianto disperato di Fabrizio mi fece svegliare di soprassalto. Il cuore minacciava di uscirmi dal petto per quanto batteva forte. Mi misi a sedere, pronta a scendere dal letto, ma la voce di Giuseppe mi anticipò.

"Ci penso io..."

Diede a Fabrizio il suo ciuccio e confortato dal familiare dondolio delle braccia del padre iniziò a calmarsi. Giuseppe, il padre di mio figlio. Chissà se avrei smesso mai di sciogliermi di dolcezza al solo pensiero di queste parole accostate insieme.

Raccolsi le ginocchia al petto e mi ci poggiai sopra con le braccia per poter osservare meglio i due uomini della mia vita.

Giuseppe teneva Fabrizio stretto al petto e gli sussurrava paroline dolci. "Hai fatto un brutto sogno? C'è il papà qui con te..." disse prima di abbassarsi a lasciargli un delicato bacio sulla fronte. Aveva gli occhietti puntati verso il viso del padre e lo guardava come un piccolo girasole guarda la sua fonte di luce. Quell'immagine così idilliaca mi riempiva il cuore di felicità.

Dopo pochi minuti il piccolo si riaddormentò e Giuseppe venne a sedersi sul letto, accanto a me.

"Sei davvero bravo. Si calma subito quando lo prendi tu," commentai stranamente malinconica. Ultimamente mi capitava spesso di passare rapidamente dalla felicità alla malinconia. Ed io che mi ero illusa che gli sbalzi ormonali sarebbero svaniti dopo la gravidanza, ma forse ci voleva un po' più di tempo.

"Era solo un brutto sogno. Tu invece, come stai?"

"Sto bene."

"Emma, puoi essere sincera con me. Lo sai, vero?" disse prendendomi il viso fra le mani con dolcezza.

"Ecco, non lo so nemmeno io come sto. Mi sento sempre a pezzi... ma sono passate solo un paio di settimane, quindi credo sia normale. Non voglio lamentarmi."

"Solo perché è normale, non vuol dire che non possiamo parlarne. Per favore, non allontanarmi da te. Non lo sopporterei..." disse guardandomi intensamente negli occhi, come se volesse scavarmi nell'anima.

Nelle ultime settimane il rapporto tra me e Giuseppe non era stato come al solito. Avevo concentrato tutte le mie attenzioni sulla mia nuova vita da neomamma e il fatto che mi sentissi uno straccio 24 ore su 24 aveva fatto il resto. Ma anche se il mio mondo era andato sottosopra, l'uomo che avevo di fronte continuava ad essere il mio punto fermo. Era lì per me e mi amava, così come io amavo lui.

"Amore, sono qui. Parlami."

"Non voglio allontanarti," dissi allacciando le braccia intorno al suo collo. Giuseppe mi fece sedere sulle sue gambe e mi strinse a sé come se non volesse lasciarmi più andare. Gli posai un tenero bacio sul collo, come a volerlo rassicurare che sarebbe andato tutto bene.

"Mi sei mancata," mi sussurrò all'orecchio.

"Anche tu."

Qualche giorno dopo, io e Giuseppe aspettavamo la visita di Roccco. Ci teneva tanto a conoscere Fabrizio. Ironico, considerando come aveva preso la notizia della mia gravidanza quando gli era stata annunciata. Ma dopotutto erano passati dei mesi da quando mi aveva urlato contro nella stanza presidenziale e molte cose erano cambiate.

Rocco arrivò alle 16 spaccate come aveva annunciato. In quanto a puntualità era davvero ineccepibile.

Prendemmo posto tutti e tre in soggiorno, mentre Fabrizio se ne stava nella sua culletta a dormire. Sapevo però che non ci avrebbe messo molto a svegliarsi perché l'ora della poppata si stava avvicinando.

Rivedere Rocco mi riportò alla memoria dei ricordi non del tutto piacevoli. L'ultima volta che l'avevo visto era stato per la conferenza stampa in cui Giuseppe annunciava le sue dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri. Anche se ormai non facevo più parte del suo staff, avevo voluto essere al fianco dell'uomo che amavo. Nonostante tutta la sicurezza che mostrava, sapevo quanto quel momento fosse difficile per lui. Avrebbe aperto una crisi di governo in un momento già abbastanza duro per il paese e per come era fatto, sapevo bene quanto ne fosse addolorato nel profondo.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora