22. Non ho niente contro i regali

893 48 10
                                    

La gravidanza andava avanti con serenità e ormai mi ero abituata ad essere coccolata da Giuseppe in ogni momento. Aveva sempre tanto da fare, eppure trovava anche il tempo di preoccuparsi per me. Le nausee si presentavano molto raramente e non potevo che ringraziare il cielo ogni giorno per questa mia fortuna.

Ero nel mio ufficio a rileggere delle noiose comunicazioni da inviare alla stampa, quando il mio cellulare squillò. Era Giuseppe e anche se ci eravamo visti solo qualche ora prima, non potei evitare di sorridere al solo pensiero di sentire la sua voce.

"Ciao. Ti disturbo?"

"Tu non disturbi mai. Dimmi pure," risposi mentre scarabocchiavo sovrappensiero su un post-it.

"Volevo dirti che visto che il Consiglio comincia per le 22,30, penso che resterò a dormire qui. Si farà tardi, quindi dopo il report torna pure a casa."

"Se vuoi resto a farti compagnia..."

"No, tranquilla. Dopo il Consiglio ho del lavoro arretrato di cui occuparmi," disse sospirando. Dal tono della sua voce non del tutto tranquillo, sentivo però, che quello non era il vero motivo per cui mi aveva chiamata.

"C'è altro di cui volevi parlarmi?"

"In realtà, sì. Volevo chiederti se domani vuoi venire a pranzo da me. È domenica e ci sarà anche Niccolò. Cucino io..."

"A casa tua? Non ci sono mai stata."

"Lo so e mi dispiace. Ma prima c'era Olivia che non aveva ancora traslocato e comunque i paparazzi sono spesso appostati e sarebbe meglio evitare..." disse Giuseppe dispiaciuto.

Il fatto di doverci nascondere iniziava a diventare sempre più pesante, ma era ancora una precauzione necessaria.

"E quindi perché ora mi inviti?"

"Penso che Niccolò debba sapere di noi due. L'importante è che non entriamo insieme nel palazzo."

"Sicuro sia una buona idea? Forse potremmo aspettare ancora un po'..." dissi improvvisamente in ansia. Niccolò si era sempre dimostrato gentile nei miei confronti e magari mi trovava anche simpatica. Ma un altro paio di maniche sarebbe stato presentarmi come giovane compagna del padre e non solo come sua assistente.

"Non vedo perché aspettare. Non avrai paura di un tredicenne..."

"Se quel tredicenne è tuo figlio... sì."

Sentii la risata fragorosa di Giuseppe all'altro capo del telefono e per un attimo riuscii ad immaginare che magari non sarebbe andata così male. "Stai tranquilla... e comunque ci vediamo stasera per il report."

"Ok. A dopo."

"A dopo, piccola."

~~~

Sistemai tutte le carte in borsa e mi avviai verso l'appartamento presidenziale. Giuseppe mi stava aspettando per il nostro solito report serale.

Bussai e venne direttamente lui stesso ad aprirmi. "Ciao. Entra pure," disse facendosi da parte per farmi passare.

"Ciao a te," salutai prima di lasciargli un veloce bacio a stampo sulle labbra.

Mi accomodai sulla grande sedia di fronte alla scrivania e ci mettemmo all'opera. Tirai fuori dalla mia borsa una montagna di documenti che aspettavano di essere supervisionati e firmati dal Presidente e li poggiai sulla scrivania. Poi estrassi un fascicolo un po' più leggero ma egualmente importante.

"Ecco qui. Il fascicolo più piccolo è quello delle bozze per il Consiglio dei Ministri di questa sera," dissi mettendo tutto sulla scrivania.

"Piccolo si fa per dire... Comunque, grazie. Dopo le guardo con calma. Procediamo pure con il resto."

"Aspetta un secondo. Ti ho anche riportato Festa Mobile. Ci ho messo molto più del previsto a finirlo. Non riuscivo a trovare il tempo..."

"Certo, immagino. Come ti è sembrato?" chiese mentre gli consegnavo il libro fra le mani.

"Molto ben scritto. Avevi ragione sul fatto che lo avrei adorato, mi ha fatto venire una gran voglia di tornare a Parigi."

"Magari la prossima volta ci torniamo insieme da turisti... Comunque è imperdonabile che tu non avessi mai letto niente di Hemingway," disse scuotendo la testa.

"Sì, lo so. È incredibile. Diciamo che sono sempre stata più team Fitzgerald..."

"Me lo ricordo e chissà perché, la cosa non mi stupisce. La solita sognatrice... Comunque, vuoi che ti presti altro di suo? Per chi suona la campana dovrebbe piacerti. È autobiografico come Festa Mobile."

"Ok, ma ti avverto che ci metterò parecchio a leggerlo."

"Non c'è problema. Ora se non c'è altro, mettiamoci a lavoro..."

Una volta finito il solito riepilogo, mi alzai per lasciare al Presidente il tempo di fare il lavoro che lo attendeva prima della riunione del Consiglio.

"Oggi non so davvero dove ho la testa... stavo quasi per dimenticare di darti questo," disse Giuseppe aprendo un grande cassetto della sua scrivania. Tirò fuori il sacchetto di una nota linea di abbigliamento intimo piuttosto costosa.

Allungò il sacchetto verso di me e lo presi fra le mani esaminandolo con sospetto. "Un regalo per me? È un po' presto per il mio compleanno..."

"Non è per nessuna ricorrenza. Semplicemente mi andava di fartelo. Aprilo e dimmi se ti piace."

"Ok, va bene."

Aprii il sacchetto chiuso da un semplice fiocco e tirai fuori una scatola di cartone. All'interno c'era un bellissimo completino intimo in pizzo color rosa cipria abbinato ad una sottoveste dello stesso colore. Era tutto così raffinato ed elegante che restai senza parole. Ma d'altronde, c'era da aspettarselo che avesse buon gusto anche in questo campo.

"Ti piace? Spero di aver indovinato la taglia..."

"Sì, è tutto perfetto. Grazie mille," dissi sorridendogli felice.

"È davvero molto bello. Ma non è che devi darmi qualche brutta notizia o farti perdonare qualcosa?" chiesi alzando un sopracciglio. Giuseppe non sembrava tipo da ricorrere a certi mezzucci, eppure preferii indagare per sicurezza.

"Niente del genere. Non sono libero di farti un regalo quando mi va?" chiese quasi offeso dalle mie parole.

"Certo che puoi. Non ho niente contro i regali, figurati..."

"Mi spiace solo non poter vedere come ti sta addosso. Come sai, la serata o anzi nottata, si prospetta molto interessante da un'altro punto di vista..." disse guardando con aria afflitta la montagna di carte che facevano capolino sulla sua scrivania.

"Dispiace anche a me. Ora vado, allora. Tu cerca di salvare questo paese nel frattempo," dissi sporgendomi oltre il tavolo per lasciargli un bacio veloce sulle labbra.

O almeno, quelle erano le mie intenzioni, perché Giuseppe mi prese il viso fra le mani e non mi lasciò andare finché non approfondimmo meglio il bacio.

"Ci proverò, promesso" disse facendomi un sorriso rassicurante, con le adorabili fossette bene in evidenza.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora