11. Il Messico può attendere

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Il lockdown aveva avuto gli effetti positivi sperati. Le terapie intensive iniziavano ad avere maggiori posti liberi e il numero di contagiati diminuiva ogni giorno.

Maggio era alle porte e tutti speravano nell'inizio di una fase 2 al più presto. E in effetti, Giuseppe stava cominciando a valutare un possibile allentamento delle misure di contenimento del virus. Le task force lavoravano giorno e notte per arrivare a formulare un buon compromesso tra la salute dei cittadini e la ripresa economica del paese.

Io cercavo di stare vicino al Premier il più possibile, di fargli sentire che non era solo in tutto questo. Lo vedevo sempre più provato e stanco, c'erano notti in cui riusciva a malapena a trovare il tempo di dormire.

In tutto questo tempo passato insieme avevo capito di amarlo sempre di più. Avevo persino provato ad essere solo un'assistente e nient'altro, pur di non mettere in pericolo la sua carriera. Il mio tentativo in realtà era durato poco, perché quando la verità era venuta a galla, Giuseppe non aveva voluto sentire ragioni. Per lui non ero un ostacolo di cui sbarazzarsi. Mi amava e non voleva perdere il rapporto che avevamo.

"Ti vedo così stanco. Hai almeno mangiato oggi?" chiesi mentre finivamo il nostro solito report serale.

"Sì, tranquilla. Non preoccuparti per me," disse facendomi un mezzo sorriso. E come ogni volta avevo una voglia matta di affondare le dita in quelle adorabili fossette.

"Mi preoccupo eccome... comunque per oggi abbiamo finito."

Spensi il tablet e lo misi in borsa. Mi incantai per un momento a fissarlo, se ne stava lì con le maniche della camicia arrotolate che risaltavano le braccia muscolose.

"Bene. Vieni qui..."

Aggirai la scrivania e andai a sedermi sulle sue gambe. Mi prese tra le braccia e io sprofondai nella sua dolce stretta, un fresco profumo di bergamotto mi avvolse.

"Tu piuttosto, come stai? Potresti tornare a casa tua se volessi. La situazione è meno critica..."

"Non mi va," risposi arricciando le labbra.

Si spostò di poco per riuscire a guardarmi in faccia ed indagare meglio la mia espressione. "Come mai? Ti sei affezionata così tanto a questo Palazzo?"

"Sai benissimo che non è a quello che mi sono affezionata..." dissi sedendomi di traverso per guardarlo bene in faccia.

"Non dirmi che ti mancherà Casalino perché non ci credo," disse continuando a prendersi gioco di me.

"Dai falla finita. Sei tu che mi mancherai e lo sai bene... "

"Ma non vado da nessuna parte. Anche se l'idea di scappare verso il Messico mi ha sfiorato qualche volta," disse sogghignando tra sé e sé.

"Però non sarà la stessa cosa. Non ti vedrò così spesso come ora e ognuno tornerà alla sua vita. E con questo parlo anche dei tuoi affetti stabili..." dissi evitando di proposito il nome di Olivia.

"Ah, ecco! Sei gelosa di chi potrò vedere quando si allenteranno le misure..."

"Beh, sì. Ma non parlo solo di quello. Voglio dire, come faremo a vederci?"

Giuseppe sembrò perso nei suoi pensieri mentre mi sfiorava il braccio con un dito. Era capace di farmi rabbrividire con un solo tocco. "Se mi inviti da te verrò ogni volta che posso. Per ora non ho un momento di respiro, ma sono fiducioso che presto si tornerà alla normalità."

"E per quanto riguarda gli affetti stabili... ho deciso di chiudere definitivamente con Olivia," concluse deciso.

"Ne sei davvero sicuro?" chiesi cercando di contenere la mia gioia.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora