25. Domenica di fine maggio

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I giorni passavano con una velocità disarmante mentre il Paese ricominciava a tornare pian piano alla normalità. Ancora pochi giorni e sarebbe stato possibile persino spostarsi da una regione all'altra in totale libertà.

Era l'ultima domenica di maggio e mentre fuori pioveva a dirotto, io me ne stavo nel letto ad ascoltare quel dolce suono. La luce debole del mattino filtrava appena attraverso le tapparelle ancora abbassate e Giuseppe dormiva pacifico al mio fianco.

Non potevo chiedere di meglio che starmene sotto le lenzuola con la persona che amavo di più al mondo, mentre fuori pioveva. Mi rigirai nel letto e posai la testa sul petto di Giuseppe, chiusi di nuovo gli occhi e mi persi ad ascoltare il battito del suo cuore.

Colui che mi aveva stregato anima e corpo, prese ad accarezzarmi la schiena dolcemente. Segno innegabile che iniziava a svegliarsi.

"Buongiorno."

"Buongiorno a te," dissi sollevando la testa per guardarlo negli occhi. Era così bello con la faccia ancora stropicciata dal sonno. Gli passai una mano sulla fronte per riportare indietro il ciuffo ribelle. "Dormito bene?"

"Con te al mio fianco, sempre."

"Siamo sdolcinati di prima mattina, vedo."

"Ma senti chi parla..." disse mentre spostava impercettibilmente le mani sempre più in basso verso il mio sedere.

"Hai finito?" chiesi alzando un sopracciglio.

"Stavo solo controllando che fosse ancora lì..."

Alzai gli occhi al cielo contrariata. Qualcuno doveva dire a Giuseppe che certe volte non era così divertente come credeva di essere. Ma di certo, non sarei stata io quel qualcuno.

"È veramente piacevole svegliarsi con questa bella vista," disse alludendo chiaramente alla scollatura del mio pigiama.

In effetti, ero passata ufficialmente da una seconda ad una terza di reggiseno e speravo davvero di non andare oltre. Non volevo avere altri ingombri, oltre quello del pancione.

"Almeno qualcuno si diverte... certe volte, ho delle fitte che non ti dico."

"Povera piccola," disse facendomi una carezza sulla guancia. "Pensa solo che ne vale la pena. Tra un mesetto sapremo se sarà maschio o femmina..."

Stanca della posizione prona mi spostai su un fianco e mi appoggiai su un gomito. Giuseppe mi imitò e cosi ci ritrovammo a fissarci l'una di fronte all'altro.

"Potrò iniziare a comprare qualcosa per lui o per lei. Tu cosa vorresti? Un piccolo conte oppure una contessina?" chiesi mentre fantasticavo sognante su cosa ci attendeva per il futuro.

"L'importante è che sia sano e felice. Però se mi chiedi di scegliere, direi una contessina. Ho già avuto un maschio e sarebbe bello avere una femminuccia questa volta. Tu invece?"

"Scelta difficile. Da una parte, vorrei una piccola da poter vestire come una bambolina, almeno finché me lo permetterà. Ma dall'altra, mi piacerebbe un maschietto. Già me lo immagino dolce e coccolone, con i capelli e gli occhi scuri che mi fissano. Scommetto che assomiglierebbe tutto a te," dissi passandogli una mano fra i capelli castani.

"Pensi invece che se fosse una contessina, non sarebbe altrettanto affettuosa?"

"Sì, ma con te di più. Sarebbe pazza del suo papà, perché mi pare ovvio che vorrai viziarla da morire..."

"Mi sembri gelosa, sai" disse alzando entrambe le sopracciglia mentre annuiva sicuro.

"E invece ti sbagli."

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora