29. Ragazzina?

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Dopo quattro interminabili giorni a Bruxelles, finalmente eravamo tornati in Italia. Ma se speravo di filare direttamente a casa, mi sbagliavo di grosso. Una volta atterrati a Roma, ci aspettava la visita dal Presidente della Repubblica Mattarella. Ovviamente ero molto felice che Giuseppe ricevesse tutti i complimenti e gli onori che gli spettavano, ma non vedevo l'ora di restare da sola con lui almeno per un po'. Era una cosa così sbagliata?

Ne avevo abbastanza di tutto il suo staff, delle guardie del corpo, dei giornalisti e persino della gente che tentava di avvicinarsi a lui per i motivi più assurdi. Sapevo bene di essere egoista a pensarla in quel modo, ma il Consiglio Europeo aveva drenato tutte le mie energie fisiche e mentali. Non riuscivo davvero a capire come facesse Giuseppe a reggere così bene la pressione e a mostrarsi allo stesso tempo così controllato e cordiale con tutti.

Dulcis in fundo, mentre stavamo uscendo dal Quirinale, la solita massa di giornalisti unita ad una calca di gente curiosa circondò me e il Presidente. Sembrava che al peggio non ci fosse mai fine.

Quando finalmente salimmo in auto, ero così esausta e sfinita che l'unica cosa che mi consolava è che per il resto della giornata non erano previsti altri impegni governativi. Guardai fuori dal finestrino con aria afflitta.

"Ehi, che cos'hai?" domandò Giuseppe mettendomi una mano sul ginocchio.

Mi girai nella sua direzione cercando di mostrarmi tranquilla. "Niente, sono solo stanca da morire e non riesco nemmeno a nasconderlo. Non sono forte come te..."

"È solo apparenza. Anch'io sono parecchio stanco..."

"Mi dici come fai a resistere a tutto questo?" domandai guardandolo intensamente negli occhi.

"Non lo so nemmeno io. Cerco di andare avanti giorno per giorno. Trattengo il respiro finché posso, perché so che sto facendo la cosa giusta."

S'impegnava così profondamente per il bene del paese e ci metteva davvero anima e corpo. Non si risparmiava mai e meritava davvero tutta la fiducia di chi lo sosteneva.

"In confronto a quello che fai tu, mi sento così inutile..."

"Non dire così. Tu non hai idea del bene che mi faccia averti intorno. Tu mi dai forza," disse posandomi un bacio sulla tempia.

"Davvero?"

"Certamente. Tu ci sei sempre per me. Mi ascolti, mi incoraggi... non riesco ad immaginare come avrei fatto senza di te in questo periodo. Per non parlare del fatto che sei al quarto mese di gravidanza, eppure non mi hai lasciato solo un attimo."

"È perché ti amo," dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"E ti amo anch'io. Quindi non voglio più sentirti dire certe cose, ok?"

"Va bene."

Giuseppe mi fece poggiare la testa sulla sua spalla e restammo così, semplicemente in silenzio finché non arrivammo a destinazione.

***

Finalmente arrivati a casa, mi sentii immensamente felice di essere da sola con Giuseppe. Avevo agognato così tanto questo momento. Peccato che non fossi del tutto in forma.

Allacciai le braccia intorno al suo collo e assunsi un'aria dispiaciuta. "Va bene se rimandiamo a dopo i festeggiamenti? Penso di aver bisogno di un po' di riposo..."

"Mi trovi perfettamente d'accordo," disse posandomi un bacio sulla fronte. Mi prese per mano e ci avviammo verso la camera da letto. Pochi minuti distesi sul materasso ed eravamo già crollati dal sonno con tutti i vestiti ancora addosso. Il meritato riposo era arrivato.

Mi risvegliai un po' intontita dal sonno, ma decisamente più riposata. Mi girai sul fianco per poter osservare Giuseppe che dormiva ancora. Aveva un'aria così dolce e pacifica mentre se ne stava con un braccio vicino alla testa e l'altro disteso lungo il corpo. Avrei passato ore intere a guardarlo, tale era il senso di pace che riusciva a trasmettermi.

Con molta fatica riuscii a convincermi ad alzarmi dal letto. Giuseppe si mosse appena nel sonno, ma non si svegliò. Sarebbe stato un vero peccato. Volevo che si riposasse il più possibile dopo le giornate interminabili passate a Bruxelles.

Era quasi l'ora di pranzo, ma dopo la ricca colazione fatta in aereo non avevo ancora fame. Mi avviai verso il bagno per darmi una rinfrescata e quando tornai in camera, lo trovai sveglio. Si alzò dal letto e mi venne incontro. "Dormito bene?

"Benissimo. E tu?"

"In modo celestiale..." disse facendomi uno dei suoi soliti sorrisi pieni d'amore.

"Sarà l'aria di Roma, chissà..."

"Comunque abbiamo un discorso in sospeso noi due. Bisogna festeggiare e credo che ci sia un premio che mi spetti..." disse stringendo le braccia intorno alla mia vita per attirarmi a sé.

"Sarei io il premio?" chiesi alzando un sopracciglio dubbiosa. Passai le braccia sotto la sua giacca e accarezzai il morbido tessuto della camicia bianca monogrammata.

"Certamente."

"In questo caso... dovrei fare qualcosa per meritarmi questo titolo," dissi iniziando a liberare i bottoni dagli occhielli della sua camicia uno dopo l'altro.

Mi fermai solo dopo aver liberato anche l'ultimo bottone. Lo aiutai a togliersi la camicia e Giuseppe prese a baciarmi il collo, per poi risalire con estrema lentezza verso la mandibola. Si spostò verso il mio orecchio e iniziò a mordermi piacevolmente il lobo. Sentivo la sua erezione premere con prepotenza contro la mia coscia.

Tirò giù la zip laterale del mio vestito e mi aiutò ad uscirne fuori. Restai solo in intimo e Giuseppe mi attirò a sé facendo aderire i nostri corpi. Adoravo la sensazione della mia pelle contro la sua.

"Mi fai impazzire," disse con voce roca al mio orecchio. Affondò le mani nei miei fianchi e indietreggiò fino al letto trascinandomi con se. Salii a cavalcioni sulle sue gambe e cominciai a strusciare il bacino su di lui.

Quando lo sentii mugugnare di piacere, mi fermai per testare la sua reazione.

"Che fai?"

"Vuoi che continui?" domandai con aria innocente. Amavo da morire provocarlo.

"Decisamente sì. Non giocare con me, ragazzina" disse mentre tentava di riguadagnare un po' di autocontrollo. Si passò una mano tra i capelli e mi guardò con gli occhi colmi di eccitazione.

"Ragazzina?" domandai divertita mentre scendevo dalle sue gambe. "Te lo faccio rimangiare."

Mi inginocchiai davanti a lui e con estrema lentezza iniziai a slacciargli i pantaloni.

"Non vedo l'ora..." disse non staccando nemmeno per un secondo gli occhi da me. Avevo la sua completa e totale attenzione.

Lasciai piccoli baci lungo il suo interno coscia mentre con una mano lo accarezzavo da sopra i boxer. Arrivai con la bocca fino al suo membro e sempre da sopra la stoffa lasciai un lieve bacio, giusto per provocarlo ancora un pò. Giuseppe inarcò la schiena e si poggiò meglio all'indietro sugli avambracci muscolosi.

Finalmente lo liberai del suo indumento intimo e iniziai a dargli piacere con la bocca. Teneva gli occhi socchiusi e respirava pesantemente. "Non credo di resistere ancora per molto..."

Così controllato e autoritario, ora era invece in balia della sottoscritta. Mi accarezzò la nuca mentre si apprestava a raggiungere il picco dell'estasi.

Mi aiutò ad alzarmi con premura e poi mi passò un pollice sulle labbra "Ora tocca a me ricambiare..." disse spingendomi verso il materasso con delicatezza.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora