27. Nomi e cognomi

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Mentre io mi apprestavo con ansia ad entrare nel quarto mese di gravidanza, Giuseppe si preparava ad un'altra grande sfida: il Consiglio Europeo.

La prima giornata di trattative era terminata e dopo aver fatto il punto stampa con i giornalisti eravamo finalmente pronti per andare in hotel a riposare. Era quasi l'una di notte e mi sentivo totalmente a pezzi. Anche se non fossi stata incinta, di certo avrei risentito di tutta quella stanchezza. Per mia fortuna, la pancia non era ancora evidente. Riuscivo a camuffarla benissimo con delle bluse non troppo aderenti e nessuno sembrava aver notato alcuna differenza.

"Finalmente abbiamo finito," commentai mentre camminavamo verso le macchine che ci stavano aspettando.

"Potevi benissimo tornare in hotel ore fa..." disse Rocco acido al mio fianco. Il Presidente invece camminava a passo svelto davanti a noi.

"Non mi sembra di aver chiesto la tua opinione."

"Alllora evita di lamentarti."

"Dateci un taglio..." disse Giuseppe con tono sfinito. Entrambi ci ammutolimmo all'istante. Ma Beppe intuì che dovevo esserci rimasta male, così allungò una mano all'indietro nella mia direzione e io la presi all'istante. Mi attirò vicino a sé in prima fila e facemmo insieme gli ultimi passi prima di arrivare a destinazione.

Oltre a Rocco che sapeva già tutto, mi stava tenendo la mano davanti alla sua scorta e a qualche collaboratore di fiducia. Forse si fidava abbastanza da credere che non avrebbero fiatato al riguardo o forse pensava che il momento di venire allo scoperto non fosse poi così lontano.

Fermi davanti alla Thelma blindata, Giuseppe mi fece cenno di salire e poi diede la buonanotte al resto della squadra.

"Non ci sarà rimasto male Rocco? Forse voleva salire anche lui per parlare della giornata," affermai appena lo vidi entrare in macchina.

"Ne abbiamo già parlato abbastanza. Per oggi basta così..." disse appoggiandosi con tutto il peso contro lo schienale del sedile. Si tolse la cravatta e se la arrotolò tra le dita.

"Stanca?" chiese trovando la forza di farmi una carezza sulla guancia mentre lui stesso aveva l'aria così sfinita da spezzarmi il cuore. Mi attirò a sé in un abbraccio e mi sembrò particolarmente bisognoso di affetto.

"Abbastanza..." dissi soffocando a stento uno sbadiglio.

"Forse Rocco aveva ragione. Potevi tornare in hotel molto prima di noi. Devi riguardati..."

Mi sollevò la blusa e passò la mano sulla rotondità appena accennata del mio ventre e mi sorrise emozionato. "Sta crescendo il piccolino..."

Poco prima di partire per Bruxelles avevo fatto la seconda visita di controllo e dall'ecografia era risultato che portavo in grembo un maschietto. Nonostante tempo prima mi avesse confessato che avrebbe preferito una femmina, Giuseppe era comunque felicissimo della notizia. Il bambino cresceva forte e sano e io stavo piuttosto bene, le nausee avevano finalmente finito di tormentarmi. E poi ero felice di mettere al mondo un bel bambino. La cosa più importante è che fosse in salute.

"Sei così sexy con questo bel pancino. Mi spiace che tu debba nasconderlo," disse abbassandosi su di me per lasciarmi un tenero bacio sull'oggetto della sua ammirazione.

"E meno male che non si vede troppo e riesco a farlo. Ma non so per quanto ancora sarà così. Potrebbe crescere all'improvviso o forse no. Non ne ho idea," dissi preoccupata. Essendo alla prima gravidanza, ogni cosa era così nuova e incerta per me.

"Hai ragione. Finito il Consiglio Europeo, dovrò parlarne seriamente con Rocco. Ma per ora non pensiamoci..." disse risollevandosi per guardarmi negli occhi.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora