34. Promesse

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GIUSEPPE

Arrivati in clinica, la ginecologa con faccia neutrale ci fece entrare immediatamente nella stanza.

Emma se ne stava lì, distesa sul lettino e mi stringeva la mano per farsi coraggio. Mi spezzava il cuore vederla così e la paura di cosa ci avrebbe rivelato l'ecografia attanagliava anche me. Quando la dottoressa iniziò a passare la sonda sul suo ventre, senza accorgermene iniziai a trattenere il fiato.

"Non c'è da preoccuparsi. Il piccolo sta bene. Sentite come batte forte il suo cuoricino," disse la ginecologa rassicurandoci. Fu come se il nodo che mi stringeva il petto si sciogliesse all'improvviso, permettendomi di tornare a respirare.

Guardai Emma e mi sorrise, inondandomi con la sua dolcezza. Ero così fortunato ad averla nella mia vita.

"È meraviglioso," dissi portandomi la sua mano alle labbra per baciarla. Era la mia dama, la donna che amavo e che portava dentro di sè il frutto del nostro amore. Dovevo accertarmi che anche lei fosse in perfetta salute.

"E la mamma sta bene? Ha perso i sensi..." dissi rivolgendomi alla dottoressa cercando di trattenere la mia ansia.

"Credo che se la caverà solo con qualche livido. Però vorrei controllare meglio."

Appena Emma si pulì dal gel e si tirò su a sedere, la ginecologa iniziò ad esaminarla con delicatezza, in particolare la testa.

"Si tratta di contusioni lievi e direi che possiamo anche escludere un traumo cranico. Però per precauzione potremmo fare una tac."

"Ma non sarà pericoloso per il bambino?" domandò la mia compagna preoccupata.

"No. È una zona lontana dall'addome e sei quasi vicina al quinto mese. Possiamo stare abbastanza tranquilli," disse la ginecologa mettendo una mano sulla sua spalla.

Per questa volta era andato tutto bene. Accompagnai Emma fino a casa sua, ma prima di lasciarla scendere dall'auto avevo bisogno di parlarle di una cosa molto importante.

"C'è una cosa che devi sapere."

"Si tratta delle tue dimissioni?" domandò Emma arrivando dritta al punto.

"Sì, è proprio di questo che si tratta. Però prometti di non interrompermi e di lasciarmi parlare fino alla fine."

Annuì e facendomi coraggio iniziai a parlare. "Devi sapere che la mia non è stata una scelta facile. Soprattutto dopo il modo in cui ci siamo lasciati l'ultima volta. Io tengo molto a te e mi ha ferito il modo in cui ti sei dimessa. Ma non parliamone più, non ha importanza ormai..." dissi lasciandole una carezza sulla guancia.

Emma mi guardò seria e come le avevo chiesto, non disse una parola per interrompermi. Le fui immensamente grato per questa concessione.

"Ho deciso di dimettermi subito dopo l'avvio della scuola o al massimo dopo le Regionali. Almeno una parte del mio compito l'avrò portato a termine. Per il resto... sto cercando d'individuare chi potrebbe essere all'altezza del mio ruolo, una volta che l'avrò lasciato vacante. Magari non ascolteranno nemmeno il mio suggerimento, però chissà..."

"Ne sei sicuro?"

"Ti prego, lasciami finire. Io ci ho riflettuto davvero a lungo e sai bene che non sono il tipo che prende decisoni alla leggera. E se dico che voglio dimettermi... è perché davvero non riesco a vedere altra soluzione. Come faremmo una volta nato il bambino? Riesci davvero ad immaginare che io me ne resti in disparte, mentre magari lo porti in giro con la carrozzina o al parco giochi? Il mio mandato dura altri due anni..."

Emma scosse la testa decisa. "È tutta colpa mia. Avrei dovuto dimettermi subito, appena me l'hai chiesto. Ma che cosa avevo in mente? E non provare a dire che non devo incolparmi!"

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora