42. Papillon

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Stavo dormendo tranquilla, quando sentii qualcosa che mi solleticava il fianco. Mi resi conto che era la mano di Giuseppe e automaticamente la coprii con la mia accarezzandola.

"Buongiorno, futura moglie" disse per poi spostarmi i capelli di lato per baciarmi dolcemente il collo.

"Buongiorno, futuro marito" risposi con gli occhi ancora mezzi chiusi. Mi guardai appena intorno, solo per ricordare che non eravamo a casa, ma in una maestosa camera d'hotel. Dopo la cena e la proposta, avevamo passato anche la notte in quel fantastico castello. Ero decisamente in debito con i miei genitori per aver badato a Fabrizio così a lungo.

Giuseppe mi attirò ancora di più a sé, circondandomi la vita con un braccio mentre premeva l'inguine contro il mio fondoschiena. All'improvviso mi sentii molto sveglia.

"Hai voglia?"

"Se me lo chiedi così... con quella voce..."

"Quale voce?" domandò parlando di proposito con un tono ancora più caldo e vellutato. Quanto mi faceva impazzire. La sua voce era sempre irresistibile per me, ma al mattino era un qualcosa di illegale.

Giuseppe prese a percorrere il mio fianco con la sua mano calda, scivolando lungo la curva dell'anca e raggiungendo la coscia. Il suo tocco mi provocò fremiti di anticipazione in tutto il corpo e mi sentii invadere da un'ondata di desiderio. Sospirai mentre risaliva fino a sfiorarmi il lato del seno per poi tornare verso il fianco.

Sollevai un braccio oltre la testa per potergli accarezzare il volto. Mugolò piano vicino al mio orecchio e io mi strusciai su di lui, ansiosa di essergli sempre più vicina.

Con delicatezza mi fece girare a pancia in giù sul letto e intrecciò le sue mani sopra le mie facendomi sentire il suo respiro caldo sul collo. Quando iniziò ad accarezzare il mio punto più sensibile fra le gambe, il mio respiro si fece spezzato.

Mi abbracciò dolcemente i fianchi mentre inalava il mio profumo. "Ti amo piccola."

"Ti amo anch'io," risposi mentre iniziavo a perdere l'uso della ragione.

Entrò in me ed iniziò a muoversi lentamente, con dolcezza. Il suo petto contro la mia schiena. Eravamo un cosa sola in quel momento, pelle contro pelle e mentre aumentava il ritmo sempre di più, mi morsi con forza le labbra.

"Non trattenerti. Adoro ascoltarti," disse mentre mi stuzzicava il lobo con le labbra.

Mi lasciai andare mentre i nostri gemiti sempre più forti si mescolavano tra di loro. Continuammo in quel modo e mi ritrovai a pensare di non poter più respirare per la pressione che andava crescendo dentro di me, finché non precipitai in un piacere accecante, subito seguita dall'uomo che amavo.

Ce ne stavamo esausti e senza fiato a fissare il soffitto e io ne approfittai per rimirare l'anello che portavo al dito. Non riuscivo ancora a crederci. Giuseppe mi aveva chiesto solo poche ore prima di sposarlo e l'aveva fatto nel modo più romantico possibile. Mi sembrava di vivere dentro un sogno.

"Vorrei restare per sempre in questo letto," disse interrompendo le mie riflessioni.

Mi girai per appoggiarmi sui gomiti e lo guardai senza dire niente. Era spettinato, con la faccia arrossata, eppure non era mai stato così bello. Il suo viso era splendido, i suoi lineamenti trasmettevano forza e serenità. Si voltò a guardarmi, con un sorriso tutto fossette, ma tanto ardente da sciogliere un lago ghiacciato.

"Piacerebbe molto anche a me, ma non credo sia possibile. E a proposito... i miei genitori ci stanno già aspettando?" domandai triste al pensiero di dover lasciare quel letto così caldo e confortevole.

The key of my heart - Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora