Quinto Capitolo - Di nuovo tu

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La pioggia cadeva incensante da qualche ora ormai, Elizabeth aveva cercato riparo sotto una grande quercia dopo aver cavalcato per circa 3 ore. Non aveva idea di dove si trovasse ma poco importava, le era sufficiente essere lontano da quell'essere disgustoso il più possibile. Pensando a quali possibilità avesse le si strinse il cuore, era sola, infreddolita, senza cibo ne soldi e per di più si era smarrita nel bosco. Probabilmente sarebbe morta di fame o per via di qualche malvivente che poteva trovarsi nei paraggi, non aveva abbastanza forze per proseguire quindi mettendosi più comoda si rannicchio meglio che poté sotto l'albero e chiuse gli occhi per riposarsi. 

Sentendo qualcuno toccarle la fronte e mormorare delle parole le quali non riuscì ad afferrare il significato Ellie cercò a fatica di aprire gli occhi e di mettersi seduta. 

"State buona Signora! Sto solo cercando di capire se siete ferita, avete la febbre alta. Ma si può sapere che cosa ci fate qui in mezzo al bosco da sola?". La voce aveva un timbro caldo, le fece tornare alla memoria due occhi grigi; cercò di mettere a fuoco il viso dell'uomo che ora le si era inginocchiato accanto e la stava sollevando da terra come se fosse una piuma. 

"Vi prego.." riuscì a sussurrare debolmente prima di perdere nuovamente conoscenza e afflosciarsi fra le forti braccia dell'uomo. 

"Elizabeth Suzanne Shelburne, finisci il tuo brodo o non potrai tornare a cavalcare molto presto". La dolce mano di sua madre le accarezzava la testa mentre le avvicinava il brodo alla bocca. 

"Mami non mi piace, ha un cattivo sapore! Voglio i dolcetti di Bessie, quelli mi faranno stare meglio" 

Con una calda risata sua mamma la rispose "Ellie la febbre non ti passerà più se non bevi il brodo che ti è stato preparato. Pensavo volessi continuare le lezioni a cavallo con tuo padre." 

Vedendo la madre alzarsi la bambina le afferrò la mano, "Mami non andartene, farò la brava lo prometto. Berrò il brodo ma non andartene. Rimani con me." 

La mano che le strinse la sua in risposta però non era quella delicata di Catherine, riemergendo lentamente da quel sogno Elizabeth riuscì a guardarsi attorno il tempo con capire di non trovarsi in camera sua; poi una calda voce ed una mano forte che teneva la sua le fece voltare il viso verso la figura che le sedeva accanto. 

"Finalmente avete ripreso conoscenza Signora. Mi avete fatto prendere un bello spavento quando siete svenuta nel bosco." Un sorriso ammiccante aleggiava su quelle labbra, le stesse che l'avevano baciata con trasporto circa una settimana prima. 

"Voi! Ma come..Dove mi trovo?" disse ansando Ellie che cercava di coprirsi meglio che poteva con la trapunta del letto. 

"Vi trovate nella mia tenuta, vi ho trovata mezza morta nel bosco adiacente ai miei terreni. Ma si può sapere donna, che cosa diavolo vi è saltato in mente? Volevate forse morire??". La voce dell'uomo ora era carica di disappunto. Sembrava furioso. 

"I motivi per la quale mi trovavo non bosco non sono affar vostro Milord. Se potete ridarmi i miei vestiti e prepararmi il cavallo toglierò subito il disturbo". Elizabeth sapeva che doveva essere grata all'uomo per averle salvato la vita ma il modo il cui le si era rivolto le dava sui nervi, non era una sciocca ragazzina, sapeva benissimo di aver fatto una pazzia ma aveva i suoi dannati motivi. 

"Cristopher. Il mio nome è Cristopher, basta chiamarmi Milord. E si da il caso che siano diventati affari miei dal momento che ho salvato il vostro adorabile didietro dal congelarsi sotto quella quercia!" 

Un leggero bussare alla porta interruppe la risposta tagliente che stava per dargli Elizabeth. Alzandosi dalla sedia accanto al letto Cristopher aprì la porta della camera per far entrare una giovane cameriera di colore la quale lasciò alcuni piatti con del cibo sul tavolino e se ne andò dopo aver sorriso timidamente alla giovane sdraiata a letto. 

Guardandosi attorno Ellie si rese conto di trovarsi probabilmente nella stanza padronale della casa, nella camera dell'uomo quindi. Era ben arredata, con mobili di lusso e tessuti preziosi tendenti al color panna, aveva un innegabile buon gusto. Dove diavolo aveva dormito lui nel tempo in qui lei era stata incosciente? Riportando l'attenzione sull'uomo fece per chiedergli dove avesse dormito quando lui alzò il coperchio di un piatto e si avvicinò con una pietanza dall'odore irresistibile. Chiudendo di scatto la bocca e osservando avidamente il cibo la ragazza sussurrò: 

"Potrei sapere per quanto tempo sono rimasta incosciente?" 

Alzando un sopracciglio ben disegnato e facendo un sogghigno Cristopher si sedette sul bordo del letto appoggiando il piatto ancora fumante sulle gambe della giovane e passandole una forchetta. Se al ballo era di una bellezza sconvolgente, vederla li nel suo letto con i capelli sciolti sulla schiena e le labbra perfette rosse gli faceva venire strani pensieri. Distogliendo lo sguardo dalle labbra della ragazza e schiarendosi la voce le disse: 

"Avete dormito per circa due giorni Signora. Ora mangiate, non uscirete da quel letto finché non avrete mangiato tutto." 

Non avendo nulla da obbiettare la giovane iniziò a mangiare quello che le veniva offerto, da quando qualche anno prima suo padre aveva licenziato la cuoca, Elizabeth non aveva più mangiato nulla di così squisito. Persa nei ricordi dei dolcetti di Bessie non si rese conto che Cristopher aveva parlato. 

"Scusatemi Cristopher, non ho capito la vostra domanda" Rispose ancora intenta a mangiare. 

Trattenendo una risata il giovane uomo ripeté la domanda con un sorriso che gli aleggiava su quei magnetici occhi grigi mentre pensava a quanto suonasse bene il suo nome dalle labbra di quella ragazzina: "Ho chiesto il vostro nome signora, al ballo non me lo avete detto." 

"Elizabeth Shelburne" sussurrò la ragazza arrossendo, divenuta d'un tratto conoscente dell'effetto che quel bellissimo uomo le faceva. 

Una fragorosa risata le fece alzare di scatto il viso per incontrare lo sguardo dell'uomo, sembrava sul punto di piangere dal ridere mentre si teneva una mano sulla pancia. 

"La stessa Elizabeth che ha creato un certo scompiglio scappando dalla casa paterna lasciando il suo fidanzato e suo padre a cercarla per giorni? Devo comunicarle signora che sono alquanto furiosi" Disse di fiato Cristopher continuando a ridere di gusto. 

Ellie era rimasta senza parole, come poteva sapere quelle cose? Che lo avessero mandato suo padre e Lord Rothschild? Prendendo coraggio rispose chiamandolo Milord di proposito: "Milord, se conoscesse mio padre ed il mio futuro sposo credo proprio che capirebbe il perché delle mie azioni." Abbassando lo sguardo per non fargli notare le lacrime che le erano salite agli occhi. 

"Ha per caso qualcosa che non va il vostro fidanzato?" Cristopher non era solito burlarsi delle giovani fanciulle ma quella ragazzina selvaggia gli faceva perdere il controllo si de, e vedere il suo sguardo divenire lucido per le lacrime gli aveva fatto venir voglia di farla arrabbiare, la preferiva di gran lunga infuriata. 

Tornando di scatto a guardarlo Ellie mise da parte il piatto e si alzò in piedi avvolgendosi addosso la trapunta, affondando gli occhi in quelli di Cristopher gli rispose: "Voi vorreste prendere in moglie una donna che potrebbe essere vostra nonna?? O una persona la quale si vocifera essere crudele? Solo perché sono donna non ho il diritto di scegliere chi amare? Chi sposare o con chi dividere il letto?" 

Vedendo che la giovane era visibilmente sconvolta Cristopher si alzò in piedi e mettendole gentilmente le mani sulle spalle la riaccompagno vicino al letto sussurrando: "Scusatemi Elizabeth non volevo prendermi gioco di voi. Se posso permettermi di dirvi, vostro padre è un pazzo. Se avessi una figlia o una sorella della vostra età non permetterei mai che finisse in sposa a quel genere di persona. Ora, se volete scusarmi avrei degli affari da sbrigare, vi farò preparare un bagno ma poi, come potrete ben capire anche voi, sarò obbligato a far chiamare vostro padre, non vorrei creare uno scandalo." Detto ciò usci velocemente dalla camera prima di mandare all'aria ogni buon proposito e stringere fra le braccia quel piccolo corpo caldo. 

Non poteva rivelarle la verità. Non ancora. 



Come una rosa d'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora