Erano passati due giorni da quando il padre l'aveva riportata a casa e si era assicurato che non riuscisse a fuggire di nuovo chiudendola nelle sue stanze e mettendo Peter di guardia. I preparativi per le nozze proseguivano comunque sotto il controllo di Lord Shelburne, anche se quella mattina si era mostrato irrequieto agli occhi di Elizabeth. Sentiva i passi del padre nel suo studio, camminava su e giù per la stanza da almeno due ore quando sentì qualcuno bussare alla porta d'ingresso. Ellie non poté vedere di chi si trattasse, ma non ne aveva l'interesse poiché giaceva sul letto cercando di farsi forza e non soccombere a tutto il dolore che provava in quel momento.
Lord Sherburne fece accomodare il suo ospite inatteso nel suo studio privato, non aveva tempo per le chiacchiere inutili di quel bellimbusto. Doveva trovare una soluzione al problema che si era venuto a creare quella mattina quando aveva ricevuto quella dannata lettera.
"A cosa devo il piacere Lord..?" Rendendosi conto che non sapeva il nome di quel giovane attese che completasse lui la frase nella speranza che non lo trovasse scortese.
"Da oggi potete finalmente chiamarmi con il nome che mi spetta Milord, Lord Cristopher Rothschild". Disse di rimando Cristopher sogghignando e godendosi la reazione di quella canaglia.
"Come..no ci dev'essere un errore. Lord Rothschild non aveva figli da quel che diceva. Non prendetevi gioco di me ragazzino, ho ben altri problemi a cui pensare." Rispose iniziando a perdere la pazienza.
Cristopher si alzò dalla sedia ed iniziò a gironzolare per la stanza "Vedete, il Lord Rothschild che conoscevate voi non era altro che mio zio. Da quello che ho appreso ieri è deceduto ieri sera mentre cercava di portarsi a letto la sua prostituta preferita; destino crudele non credete anche voi? Morire a pochi giorni dalle nozze." Mentre diceva ciò però non poté fare a meno di pensare che quel mascalzone che era suo zio se la meritava tutta una fina del genere, dopo quello che aveva fatto alle mogli precedenti, i danni che aveva causato a lui e quello che avrebbe fatto ad Elizabeth.
"Esattamente, una fine orribile ed ingiusta, quel brav'uomo di vostro zio, come ben sapete doveva sposarsi con mia figlia entro 3 giorni e darmi i miei dannati soldi!" Disse praticamente urlando il padre di Ellie e balzando dalla sedia.
"Lord Shelburne, non c'è bisogno che urliate, ci sento benissimo. Ad ogni modo, il titolo e tutti i possedimenti di mio zio ora sono in mio possesso. E io sono qui per proporvi un accordo." Vedendo che aveva finalmente attirato l'attenzione di Shelburne si permise qualche secondo per versare due bicchieri di scotch, tornando verso la scrivania e dopo aver allungato il bicchiere al padrone di casa, si sedette di nuovo sulla poltrona e prese fiato:
"Visto che mio zio aveva il brutto vizio di creare solo disagi alla gente che lo circondava, vorrei mantenere la parola datavi da lui. Sposerò vostra figlia e vi darò i soldi che vi aveva promesso. Diciamo che mi sento in dovere di rispettare l'accordo che era stato pattuito, voi e vostra figlia, in particolare, non dovreste patire le conseguenze della morte "prematura" di mio zio."
Cristopher non si aspettava un ringraziamento speciale ma di certo non ciò che ne seguì.
"Dare mia figlia in sposa a voi? Che io sia dannato prima che conceda questo!! Non le darò la soddisfazione di sbarazzarsi del suo vecchio futuro sposo per andare maritata ad un giovane bellimbusto piuttosto attraente. No, no! Le troverò un altro vecchiaccio così finalmente pagherà per la sua sfacciataggine." Il padre di Elizabeth era diventato praticamente bordeaux, ed aveva ricominciato ad urlare. Se non fosse stato così determinato ad ottenere la mano della fanciulla, Cristopher avrebbe volentieri preso in considerazione l'ipotesi di tirargli un pugno e zittirlo una volta per tutte.
"Di quale orrendo crimine si è sporcata le mani vostra figlia? Non mi sembra l'essere spregevole di cui parlate, non vi state forse confondendo con voi stesso Milord?" E volendo colpirlo sul vivo aggiunse "Pensate che la vostra defunta moglie avrebbe voluto per sua figlia tutto il male che cercate di procurarle? Pensateci Shelburne."
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Come una rosa d'inverno
Historical FictionCharleston, 1815 - Elizabeth, una giovane proveniente da una famiglia di nobili caduti in disgrazia, non da peso alle malelingue dell'alta società e alla situazione disastrosa in cui versa la famiglia perché ha la possibilità di fuggire dalla realtà...