Fu probabilmente il bagno più bello della sua vita, la grande vasca che si trovava nel bagno padronale li affianco poteva tranquillamente contenere due persone. Le venne in mente un'immagine di due corpi abbracciati nella vasca da bagno che le fece accelerare i battiti del cuore. Cercando quindi di riportare i pensieri su un piano più tranquillo chiese alla giovane domestica, che era entrata in camera un ora prima per portarle il cibo e che aveva scoperto si chiamasse Mary, se era in grado si acconciarle i capelli.
Il volto della giovane cameriera di colore si illuminò: "Si certamente mia Signora! Dopo che sarete uscita dalla vasca ci penserò io sistemarle i capelli prima della vostra partenza."
Una volta che Mary ebbe finito di intrecciarle delicatamente i capelli e concludere l'acconciatura con un elegante crocchia sentì bussare alla porta e poco dopo Cristopher fece il suo ingresso.
"Elizabeth, state molto bene con quell'acconciatura. Bel lavoro Mary" Disse facendo l'occhiolino e suscitando una risatina da parte della domestica. Chiedendosi quale rapporto avessero quei due Ellie si alzò in piedi e si lisciò la veste malandata che la domestica era riuscita a rammentare meglio che poteva visto gli strappi causati dalla violenza di Lord Rothschild.
"Signora, se siete pronta credo che vostro padre sarà qui tra pochi minuti." Disse vedendo il volto della ragazza sbiancare e le labbra serrarsi. Non riuscendo a sopportare quella vista si girò precedendo la ragazza in modo che lo seguisse giù per le scale fino all'ingresso. Passando accanto ad una porta aperta al piano inferiore Ellie si bloccò vedendo quello che conteneva.
"Cristopher, sono vostri tutti questi libri?" senza rendersene conto la ragazza entrò nella biblioteca e fece una piroetta su se stessa spalancando gli occhi. "Ma è meravigliosa, conterrà migliaia di libri, ditemi, gli avete per caso letti tutti?"
Cristopher vedendo il dolce sorriso sul viso della giovane si prese qualche secondo per ammirarla prima di schiarirsi la voce e risponderle: "Non credo che basti una vita intera per leggere tutti questi libri mia cara. Erano di mio padre, non sono sicuro che li abbia letti tutti ma sicuramente una buona parte si." Si rese conto che la giovane aveva una vera e propria passione per la lettura quando riconobbe alcuni romanzi che erano appoggiati sugli scaffali, la maggior parte delle donne che aveva conosciuto non erano amanti della cultura nonostante avessero ricevuto una buona educazione. Ma vedere quella giovane così piena di vita gli fece venir ancora più voglia di abbracciarla. Non si rese neanche conto che le si era avvicinato e le aveva appoggiato le mani sui fianchi finche lo sguardo della ragazza non si intrecciò al suo. Non c'era rabbia o paura in quegli occhi, vide qualcos'altro a cui non riuscì a dargli un nome, o non volle. Abbassando il viso fino a fermarsi a pochi centimetri da quello di Elizabeth sussurrò: "Sto per baciarvi Elizabeth, di nuovo". E detto ciò non attese risposta ma si beò di quelle labbra che risposero con passione al suo bacio, lasciandolo piacevolmente sorpreso.
Come la volta precedente persero il contatto con la realtà c'era solo il caldo abbraccio di Cristopher che la spinse contro la libreria facendo cadere alcuni volumi. Con una risatina Ellie si staccò dal bacio per riprendere fiato ma il giovane iniziò a baciarle il collo e a muovere le mani con movimenti esperti. Vennero bruscamente interrotti da un domestico che tossicchiando per attirare l'attenzione del padrone di casa era entrato nella biblioteca. Mettendosi davanti alla giovane per coprirla dalla vista del domestico guardò il maggiordomo in evidente imbarazzo.
"Signore, perdoni l'intrusione ma pensavo volesse sapere che il padre della Signorina Shelburne è arrivato e sta attendendo nella carrozza." Disse il maggiordomo e attendendo gli ordini del padrone di casa.
"Capisco Fred, non preoccuparti. Avvisa Lord Shelburne che sua figlia sta arrivando." Disse Cristopher, vedendo il maggiordomo allontanarsi velocemente si girò ad osservare Elizabeth che stava rimettendo a posto i volumi caduti. Abbracciando la giovane da dietro mise una mano sul fianco e con l'altra allacciò le dita all'altra mano, immergendo il viso nei folti capelli biondi di Ellie inspirandone il delicato profumo e sospirando. "Venite, non vorrei tirarmi dietro l'ira di vostro padre perché lo abbiamo fatto attendere troppo in carrozza. E, Elizabeth, vorrei che ci fosse un'altra soluzione, mi spiace."
Una volta arrivati vicino alla carrozza, un domestico aprì lo sportello per far scendere il padre della fanciulla. Una volta sceso non degnò di uno sguardo la figlia, anche se il tic nervoso alla mascella poteva solo presagire che era furibondo ma cercava di darsi un contegno visto che era ospite di una persona appartenente alla nobiltà.
"Milord, non so come ringraziarla per aver salvato la vita di mia figlia. Sappiate che vi siete guadagnato il mio favore." Inchinandosi al giovane si girò e guardando la figlia disse seccamente: "Ringrazia come si deve e sali in carrozza. Ti aspetto"
Elizabeth guardò Cristopher che stava cercando di trattenersi dal rispondere per le rime al padre della ragazza. Non aveva diritti sulla fanciulla, e di certo non poteva dire ad un padre come trattare la figlia.
"Vi ringrazio per avermi salvato la vita Milord, sono in debito con voi." Girando brevemente il capo e vedendo che il padre era salito in carrozza incontrò lo sguardo di fuoco di Cristopher e sussurrò in modo che potesse sentirla solo lui: "Addio Cristopher, non vi dimenticherò." Con un debole sorriso si girò e salì velocemente in carrozza.
Elizabeth non aveva visto il giovane che le stava davanti irrigidirsi e stringere i pugni. Era troppo occupata a non piangere e a pensare ad un altro modo per fuggire. Capiva che Cristopher era stato obbligato ad avvisare il padre in quanto appartenenti entrambi alla buona società. Non gliene faceva una colpa e sperava che anche lui lo capisse. Quello che non sapeva, però, era che il giovane era stato obbligato a riconsegnarla al padre per motivi ben differenti.
Rientrato in casa Cristopher si versò una grossa quantità di scotch che bevve tutto d'un sorso, continuava a ripensare a quei tormentati occhi azzurri. Doveva togliersi Elizabeth dalla mente, dimenticarla e continuare il suo piano. Si, questo era l'unico modo per riavere tutto ciò che gli apparteneva di diritto.
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Come una rosa d'inverno
Historical FictionCharleston, 1815 - Elizabeth, una giovane proveniente da una famiglia di nobili caduti in disgrazia, non da peso alle malelingue dell'alta società e alla situazione disastrosa in cui versa la famiglia perché ha la possibilità di fuggire dalla realtà...