Si era destata all'alba, dopo una notte agitata nella quale si era più volte svegliata a causa del caldo soffocante e del ricordo di quei magnetici occhi grigi. Non era riuscita ad addormentarsi per più di qualche ora. Giaceva nel suo letto con lo sguardo fisso sul soffitto ripensando a quei momenti passati con lui sulla terrazza; in diciannove anni non le era mai capitato che un uomo suscitasse in lei simili emozioni. Si era sempre comportata freddamente con i possibili pretendenti, forse perché sognava anche lei un amore come quello del suo libro preferito, Orgoglio e Pregiudizio; sperava, un giorno, di trovare la felicità come le due protagoniste: Jane ed Elizabeth.
Il rumore della porta che si apriva la ridestò da quei pensieri confusi e si mise seduta facendo un debole sorriso alla sua cameriera. Definire Livia una semplice cameriera era riduttivo, era la sua più cara amica e confidente, quando suo padre l'aveva assunta come cameriera personale della moglie ed anche se negli ultimi anni si erano divise i lavori all'interno della casa, Livia la considerava comunque la sua "Padroncina".
"Signorina Elizabeth! Avete un aspetto sciupato mia dolce bambina, non vi sentite bene? Devo mandare a chiamare il dottore??" La donna parlò talmente veloce che Ellie ci mise un attimo a registrare quello che aveva detto.
"No Liv, è questo maledetto caldo che non mi ha fatto chiudere occhio, ooh mi sento tutta la camiciola appiccicata al corpo, credo di aver bisogno subito di un bagno o non riuscirò ad infilarmi nessun vestito."
Livia osservava la giovane padrona con sguardo indagatore, c'era qualcosa di diverso in quella dolce fanciulla. Da quando era stata assunta aveva imparato a conoscere e ad amare quella bambina dai capelli biondi e gli occhi più azzurri che avesse mai visto. Era sempre stata una bambina timida, di una dolcezza e generosità mai viste in una nobile; poi, quando la madre Catherine morì in quella bambina si spezzò qualcosa, si era chiusa in se stessa rifugiandosi nella lettura guadagnandosi l'astio del padre.
"Potrei giurare che non è solo il caldo ad averti tenuta sveglia padroncina" Disse d'istinto Livia che, vedendo le guance della giovane imporporarsi capì di aver colto nel segno. Ma la domestica non se la sentì d'indagare ulteriormente vedendo come Ellie si stesse torcendo le mani.
Dopo un bagno veloce Ellie scese a preparare la colazione per il padre in attesa che si svegliasse, poi andò nelle stalle ed incrociò Peter il giovane tuttofare della loro tenuta, mentre stava dando il foraggio ai pochi cavalli che erano rimasti alla sua famiglia. Mentre si avvicinava sorridendo al suo cavallo preferito Majestic sentì la voce severa del padre chiamarla. Dopo una breve carezza al muso dell'animale e la promessa di tornare presto con una mela corse in casa per non dar motivi ulteriori al padre per rimproverarla e mentre gli si faceva incontro vide lo sguardo severo dell'uomo posarsi su di lei:
"Elizabeth. Ieri sera mi hai messo tremendamente in imbarazzo con il mio conoscente, Lord Rothschild. Sono davvero stufo dei tuoi comportamenti da primadonna, sappi che se ora versiamo in queste condizioni è anche per colpa tua; perché fino ad ora sei stata una stupida ingrata che non è stata neanche in grado di accalappiare un nobile. Avresti potuto anche metterlo nel sacco ingannandolo e facendoti portare a letto prima delle nozze, al resto ci avrei pensato io. Ma tu no, ti credi al di sopra di tutti con le tue vesti fuori moda"
Elizabeth non osava interrompere il monologo del padre, d'altronde sarebbe stato inutile e probabilmente sisarebbe solo guadagnata uno schiaffo. Il padre era solito mostrare il suo scontento anche con punizioni fisiche, mai troppo pesanti per paura di sfigurarla e giocarsi così tutte le possibilità di liberarsi della figlia.
"Oggi pomeriggio passerà a trovarmi una mia conoscenza, non voglio che tu ti trovi in casa; quindi oggi ti recherai in città con Livia a fare alcune commissioni. Non voglio che mi metti ancora in imbarazzo come ieri, non risponderei delle mie azioni altrimenti." Lo sguardo del padre era più che sufficiente per Ellie, così abbasso la testa in segno d'accettazione e si girò dirigendosi verso le cucine per andare a cercare Livia ed avvisarla degli ordini del padrone di casa.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando fecero ritorno dalle commissioni che le aveva affidato il padre. Mentre Peter con un timido sorriso si offriva di scaricare dal calesse i viveri comprati al mercato lei e Livia si diressero verso la dispensa per iniziare a preparare la cena. Livia era anche un ottima cuoca e stava cercando di insegnare alla giovane padrona quante più cosa possibili prima che venisse data in sposa e lei fosse rimasta sola in quella lugubre e triste casa. Servirono la cena in silenzio e quando Elizabeth prese posto a tavola vide che il padre la stava fissando intensamente. La giovane fanciulla cercava inutilmente di mandare giù qualche boccone, stava pensando a cosa potesse aver scatenato l'ira del padre quando si rese conto che l'anziano uomo stava parlando..
"..sono arrivato quindi alla conclusione che te non saresti mai stata in grado di trovarti un marito da sola. Quindi mi sono permesso di pensarci io."
Fece una pausa l'uomo per osservare compiaciuto la reazione della ragazza, la quale era sbiancata e si era aggrappata con forza al tavolo. Soddisfatto della difficoltà in cui si trovava la figlia riprese:
"Tra un mese si celebreranno le nozze e lascerai questa casa. Lord Rothschild, il tuo futuro marito, è stato così gentile da anticipare un po di denaro per te in modo che tu possa acquistare un abito nuovo adatto all'occasione. Verrà qui tra tre giorni per parlarti."
La ragazza, udendo il nome dello spregevole individuo sudaticcio che aveva conosciuto la sera precedente si alzo bruscamente dalla sedia spalancando gli occhi, faceva fatica a sentire quello che stava dicendo il padre, il rumore del suo cuore che le rimbombava nel petto era più alto della sua voce. Stringendo le mani fino a far sbiancare le nocche Elizabeth trovò il coraggio di parlare:
"Padre..vi prego concedetemi più tempo per trovare marito. Vi pro..prometto che mi impegnerò ma vi prego..vi prego non datemi in sposa a quell'uomo. Ha il triplo dei miei ed è un essere spre..spregevole.." Le manco la voce.."Vi prego padre..".
Nella sua mente si affollavano una miriade di pensieri, uno peggiore dell'altro "Non può farmi questo. Non può detestarmi fino al punto di dare in sposa la sua unica figlia a quel mostro. Non sta succedendo davvero"
"Smettetela immediatamente di frignare Elizabeth. La decisione è già stata presa, ed abbiamo già firmato un accordo. Che ti piaccia o meno tu tra un mese sposerai quell'uomo. E ritieniti fortunata, diventerai anche piuttosto ricca" Ribatté il padre ormai soddisfatto, non avrebbe potuto scegliere punizione migliore per quella sfacciatella. Vide la ragazza abbassare il viso ormai rigato di lacrime, le tremavano anche le mani ed i suoi occhi erano spenti, privi di quella luce che tanto gli ricordava l'amata defunta moglie.
Ellie avrebbe voluto urlare, implorare il padre ancora di più, avrebbe voluto dirgli "Non farmi questo papà" ma oramai non considerava più quell'uomo come suo padre, era un estraneo. Perciò, incrociando lo sguardo denigratorio dell'uomo che una volta, tanto tempo prima, l'aveva amata disse:
"Mia madre vi avrebbe odiato per questo, anzi sono sicura che ovunque ella sia, vi stia odiando."
Non le importava quali orribili conseguenze quella frase potesse avere. Ormai non aveva più nulla da perdere.
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Come una rosa d'inverno
Fiksi SejarahCharleston, 1815 - Elizabeth, una giovane proveniente da una famiglia di nobili caduti in disgrazia, non da peso alle malelingue dell'alta società e alla situazione disastrosa in cui versa la famiglia perché ha la possibilità di fuggire dalla realtà...