Capitolo Nove - Parlami

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La prima cosa che vide quando aprì gli occhi fu l'elaborato tessuto blu scuro del letto a baldacchino sul quale si trovava, mettendosi a sedere si guardò attorno incuriosita dagli eleganti mobili di legno di perfetta fattura. La camera era proprio come la ricordava, enorme con una cassettiera, una toilette con disposti sopra oggetti prettamente femminili ed un enorme specchio con una cornice argentata;  un divano che dava sulla portafinestra dalla quale si intravedeva un terrazzo era posizionato a due metri dal letto e vi era adagiato sopra colui che, si rese conto con irritazione Ellie, doveva essere il padrone di quella camera, la loro camera. 

Rendendosi conto che le era stato slacciato il corpetto dell'abito si tirò il lenzuolo fin sotto al mento aspettando che Cristopher parlasse, anche se dal cipiglio con la quale la stava osservando non sapeva cosa aspettarsi. 

"Dobbiamo parlare Elizabeth, è evidente che questo matrimonio non è iniziato nel migliore dei modi ed io non ho intenzione di dividere la mia casa con una moglie reticente che scappa appena mi vede." Alzandosi, Cristopher si avviò lentamente verso la moglie e si sedette sul bordo del letto. Allungando una mano per scostarle un ricciolo biondo che era sfuggito dell'elaborata acconciatura passò un dito sulla guancia godendosi il brivido che sfuggi alla giovane. Sapeva benissimo che non le era indifferente come cercava di farle credere lei, e lui moriva dalla voglia di prenderla fra le braccia e renderla sua moglie a tutti gli effetti. 

"Gli ospiti sono ancora in casa? Si chiederanno che fine ho fatto, devo andare a scusarmi, devo.." ma la voce le mori quando Cristopher la spinse sul letto e la inchiodò al materasso posizionandosi sopra di lei, bloccandole ogni via di fuga e facendole mancare il respiro. 

"Ora basta Elizabeth! Non ho intenzione di elemosinare qualche minuto del tuo tempo come un mendicante. Parleremo, e lo faremo ora, gli ospiti dopo un breve rinfresco se ne sono andati con la promessa di essere invitati al ballo che daremo tra poche settimane." Disse sussurrandole all'orecchio mentre passava il naso sul collo della moglie emettendo suoni simili a delle fusa, il profumo che emanava ed il calore del suo corpo gli rendevano difficile ragionare. 

Ellie si contorse fra le braccia del marito mentre il cuore le batteva all'impazzata, sebbene ancora innocente si rendeva conto che l'uomo era eccitato: "Cristopher, fermatevi. Non possiamo parlare in questa posizione. Vi prego.." Ma la supplica suonò più come una richiesta di proseguire più che di fermarsi; così schiarendosi la gola cercò di spingere leggermente il petto del marito in modo che potessero almeno guardarsi in faccia. 

Intanto Cristopher aveva preso a mordicchiarle l'orecchio ma sentendosi spingere il petto si fermò e guardò la moglie con il respiro affannoso "Come avete detto?" disse con voce roca e sbattendo due volte le palpebre. 

"Ah si parlare..forse è meglio che vi cambiate, vi andrebbe un passeggiata? Vi mostrerò le terre circostanti, se rimaniamo nella camera da letto non posso promettere di riuscire a fermarmi." Disse sorridendo mentre si abbassava velocemente a rubarle un casto bacio sulle labbra. Alzandosi porse le mani alla giovane moglie e prima di avviarsi verso la porta le promise di mandare subito la cameriera per aiutarla a cambiarsi. 

Raggiunse il marito che l'attendeva vicino all'ampio ingresso della villa, mentre scendeva le scale si rese conto che dalla sua ultima visita erano stati aggiunti altri mobili di prestigio. I lucidi pavimenti in marmo riflettevano la calda luce che entrava delle grandi finestre. Avvicinandosi al marito prese la mano che Cristopher le stava allungando e si incamminarono in silenzio verso una piccola collina sulla quale si intravedeva un albero solitario e all'orizzonte iniziava a profilarsi un tramonto dai toni caldi. Arrivati in cima alla collina Cristopher le illustrò tutte le terre di suo possesso, poi girandosi verso di lei parlò:

"So che mi credete un mostro al pari di mio zio, ma vi posso assicurare che vi sbagliate. Se sapevo chi foste quella sera al ballo? Si lo ammetto, ero curioso di conoscere la nuova vittima sacrificale di mio zio. Ma da quando vi ho conosciuta non riesco a togliervi dalla mia mente." Prendendole la mano e portandosela alla guancia agganciò il suo sguardo in quello di Ellie. 

"Io e lo zio non eravamo in così buoni rapporti, tanto che nessuno in città sapeva del nostro legame di sangue. Era il fratello di mio padre, e quando morì io ero solo un bambino che avrebbe dovuto ereditare il titolo e tutti i possedimenti. Non so come, ma riuscì a convincere mia madre a sposarlo, e tramite documenti falsi trovò un giudice abbastanza corrotto da passare a lui tutto il lascito di mio padre. Per mia madre i sensi si colpa e la vita a fianco di quell'uomo furono causa di troppo dolore, si tolse la vita sei mesi dopo e io venni spedito a crescere con una famiglia della servitù. Giurai vendetta, così tramite alcuni investimenti giusti riuscì ad avere abbastanza denaro per ricattare mio zio ed essere ammesso in società. Avevo un piano, volevo rovinarlo, magari anche rubargli da sotto il naso la sua nuova giovane moglie..ma è tutto andato in fumo dal momento in cui vi ho vista e vi volevo solo per me. Quando ho saputo della sua morte ho creduto..ho sperato che riuscissi a sposarvi e farvi mia. Questa è la verità Elizabeth, potete accusarmi delle mie cattive intenzioni, certo, ma non di avervi ingannata di proposito per arrecarvi dolore; quello mai". Tacendo guardò la moglie mentre assorbiva la verità di quella dichiarazione. 

"Avreste dovuto parlarmene Cristopher, ma capisco le vostre ragioni. Vostro zio era un uomo orribile che ha rovinato molte vite. Però credo di aver bisogno di tempo per potermi fidare di voi, avrei preferito conoscervi meglio prima di sposarvi, ma ormai indietro non si torna. Ho vissuto gran parte della mia vita con un padre che mi odiava e cercava ogni pretesto per punirmi, sono quasi andata in sposa ad un uomo altrettanto orribile che ha cercato di violentarmi e che mi avrebbe reso la vita un infermo. Credo capiate perché mi serve tempo..vi chiedo solo di darmi la possibilità di conoscervi come si farebbe in un vero fidanzamento. Questo vale anche per i doveri coniugali, so che è un vostro diritto dividere il letto con vostra moglie ma desidero farlo secondo i miei tempi." Disse Elizabeth facendo in passo indietro e osservando il viso del marito che diventava di pietra. 

"Mi state chiedendo un periodo di castità immagino che questo includa anche il divieto di sfogare i miei bisogni con altre donne, corretto?" Disse l'uomo per vedere come avrebbe reagito la moglie nel nominare la possibilità di adulterio. 

Vedendo la giovane annuire timidamente e poi aggiungere "So che non dovrei chiedervelo, ma vorrei che mi foste fedele Cristopher. Non tollererei di dividervi con un'altra donna, distruggerebbe tutto." 

Sospirando di sollievo si passò una mano fra i corti capelli neri "Capisco..e accetto ma ad una condizione. Non vi saranno camere separate; dormiremo nello stesso letto, dovrete abituarvi alla mia presenza che vi piaccia o no." Allungando di nuovo la mano riavvicino la moglie a se stesso osservando il flebile sorriso che le aleggiava sulle labbra e la tenne stretta per un po di tempo. La sentì sussurrare "La toletta in camera con i miei prodotti e profumi è stato un chiaro messaggio, Cristopher". Sogghignò alle parole della moglie prima di depositarle un bacio sulla testa e riavviandosi a casa, la loro casa. 

Come una rosa d'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora