Non era certa di cosa l'avesse svegliata per prima cosa, l'odore acre di quel posto o la fitta di dolore alla testa. Aprendo lentamente gli occhi Elizabeth si guardò attorno lentamente. Si trovava in una stanza buia, illuminata solamente da una torcia fissata sul muro di pietra e dalla luce della luna che filtrava dall'ingresso della cella, osservando meglio si rese conto di trovarsi in una cella, probabilmente all'interno di un grotta o una caverna. Sentiva degli squittii, segno che vi erano dei topi e chissà quali altri animali, l'odore di urina e feci era opprimente così come la mancanza di aria che ormai le aveva fatto appiccicare i capelli al volto per via del sudore. Cerando di muoversi si rese conto di avere una gamba incatenata a delle grosse catene fissate sul pavimento, ogni tentativo di fuga sarebbe stato inutile.
"Bene bene, vedo che la nostra gran dama si è svegliata".
Una risata maligna segui l'ingresso di Cornelia nella piccola cella. Il sorriso di scherno le deturpava i lineamenti eleganti del viso, aveva i capelli neri legati severamente in una crocchia per via del caldo di quel posto, un filo di sudore le brillava sulla fronte.
"Non capisco proprio cosa veda in una come te, Cristopher aveva il meglio, aveva me come sua amante, soddisfacevo ogni suo desiderio ma no, non era sufficiente. Mi ha messa da parte come una qualunque prostituta." Dicendo questo si piegò verso Elli ed afferrandole brutalmente i capelli le urlò "Ora mi divertirò a farti a pezzi, magari ti rimanderò da lui dopo che tutti gli uomini di Stanford si saranno divertiti un po con te..vorrei proprio vedere la sua faccia quando ti vedrà arrivare, magari incinta di qualche bastardo". Disse strattonando i capelli ancora più forte.
Le lacrime minacciavano di sgorgarle dagli occhi ma Ellie non avrebbe dato a quella donna la soddisfazione di vederla impaurita, aveva avuto a che fare con persone abusive come lei per tutta la vita. Guardando la donna con gli occhi annebbiati le sputò in faccia "A soddisfare le voglie di tutti quegli uomini non ci pensi già te Cornelia?? Mio marito verra a prendermi e ti ucciderà. Ed io sarò li a guardare quando questo accadrà, lo conosci, nessuno tocca ciò che è suo senza rimanere impunito. Ricordalo, puttana, ti farà a pezzi!" L'ultima frase la disse praticamente urlando mentre girava il viso e addentava la mano della donna che teneva ancora imprigionati i suoi capelli.
L'urlo di Cornelia venne sovrastato da tuono che le illuminò il viso; Ellie si rese conto che le sue parole avevano sortito l'effetto desiderato perché ora, la ex amante del marito, sembrava visibilmente sconvolta. Corse via raccogliendo la gonna e sbattendosi la porta della cella dietro si sé. Ellie raccolse le ginocchia al petto ed iniziò a dondolarsi pensando a come avrebbe fatto Cristopher a trovarla; sperava e pregava che qualcuno gli avesse visti mentre veniva caricata svenuta sulla carrozza.
Erano passate ormai diverse ore dal rapimento di Elizabeth, dopo aver setacciato praticamente mezza città, Cristopher camminava nervosamente avanti e indietro nel suo studio, era pallido e sembrava appena uscito dall'inferno.
"Cristopher, fermati un secondo e riprendi fiato, non sarai utile a tua moglie se rimani in quello stato." Disse Westing mentre cercava di allungargli un bicchiere di scotch. L'amico l'aveva raggiunto poco dopo la notizia del rapimento di Ellie per dare una mano nelle ricerche.
"Non capisci Marcus, è colpa mia maledizione!! Non avrei mai dovuto portarla con me, l'ho messa io in pericolo..se le succedesse qualcosa, se dovesse.." Non riuscì a finire la frase, il pensiero di pronunciare quelle parole lo terrorizzava, si sentiva morire in quel momento. Con un gemito si sedette sulla poltrona dello studio e si prese la testa fra le mani mentre chiudeva gli occhi.
In quel momento bussarono alla porta e senza attendere la risposta entrò lo sceriffo Lewis seguito da Fred, visibilmente pallido e preoccupato: "Milord, c'è qualcosa che dovete vedere, l'abbiamo trovato poco fa vicino all'ingresso delle cucine, il bastardo non ha neanche avuto il coraggio di avvicinarsi a quello principale." Allungando un sacchetto verso Cris lo sceriffo estrasse una collana di diamanti, la stessa che indossava Ellie quella sera. "Temo che non sia tutto, vi era anche un biglietto".
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Come una rosa d'inverno
Historical FictionCharleston, 1815 - Elizabeth, una giovane proveniente da una famiglia di nobili caduti in disgrazia, non da peso alle malelingue dell'alta società e alla situazione disastrosa in cui versa la famiglia perché ha la possibilità di fuggire dalla realtà...