9

95 69 11
                                    

Due campanellini, in cima alla porta del negozio, avvisarono l'arrivo di un cliente. Il nuovo arrivato storse il naso all'ingresso, notando lo stato di abbandono del posto. Non si facevano affari d'oro lì dentro da parecchio tempo, proprio per via di quello stile retrò. Era un negozio di antiquariato che era nella Place de la Bastille da più di cinquant'anni. Al bancone non c'era nessuno, il cliente era stato accolto da una miscela di profumi che provenivano da incensi vari alla destra della porta. Mirra, cedro, resina; tutti quegli odori si mischiavano nell'atmosfera, dando vita a un tanfo maleodorante di muffa, che non era affatto un bel biglietto da visita. Il ragazzo trattenne un conato di vomito, prima di sentire la voce del proprietario venire da un ripostiglio alle spalle del bancone.

«Eccomi.» aveva gridato l'antiquario, dopo aver sentito il suono metallico dei campanellini.

Era in archivio, e non vedeva l'ora di raggiungere il cliente. Era stata una mattinata fiacca, e non sarebbe stato certo un male vendere qualcosa prima di pranzo. Purtroppo l'antiquario non sapeva che quel potenziale cliente non era lì per acquistare un pezzo di antiquariato, ma soprattutto non poteva immaginare che all'interno del suo negozio era entrata la persona che più odiava in assoluto: Claude Roussel.

Il signor Girard uscì con un sorriso stampato in viso, che si trasformò in un'espressione accigliata appena vide chi era il nuovo cliente. «Che diavolo ci fa lei qui?»

«Buongiorno anche a lei, vecchio.» Claude iniziò a guardare a destra e a sinistra tra gli scaffali della bottega. «Volevo chiederle una cosa: anche la polvere fa parte della collezione?»

«C'è polvere anche sulla mia licenza. Sulla sua, invece? No, ovviamente, lei è un abusivo.»

«Come siamo scontrosi con i clienti.»

«Lei non è un cliente, è un disturbatore.»

Si era preso gioco di lui da quando era entrato nel suo negozio, con un sorriso sbarazzino che gli faceva ogni volta saltare i nervi. L'antiquario avrebbe voluto cacciarlo fuori a calci, ma vide l'espressione del ragazzo farsi seria di punto in bianco.

«Mi ascolti bene.» disse Claude, con la voce che apparì come un sussurro. «Ho saputo che sta aiutando la famigliola felice con...» lanciò un'occhiata all'ingresso, per assicurarsi che non fosse entrato nessuno. «Con la storia del quadro.»

«Non sono cose che la riguardano, e poi lei come fa a esserne sicuro?»

«Mi è stato riferito.»

«E dovrei crederle? Mi sta seguendo forse?»

Claude scosse la testa, con una smorfia in viso, infastidito dall'odore dell'incenso che si faceva sempre più acido. «No, ma mi dia retta, non le conviene mettersi contro quei quadri, sono pericolosi.»

«Lo so bene. Lei piuttosto, non dovrebbe favorire la loro follia.» lo rimbeccò il vecchio. «È il mostro che muove i fili, e neanche se ne rende conto. Dovrebbe trovare un modo per liberarsi di quelle tele maledette, invece di trovargli carne fresca da sbranare.»

«Pensa che non c'ho provato? Non può neanche immaginare quanto io abbia odiato mio nonno per questa eredità.»

«Sembra che lei si diverta invece.»

Liquidò la sua affermazione con un gesto con la mano. «Mi ascolti, la prego, stia lontano da quei dipinti, sta infastidendo La Gravida, presto si stancherà di vederla giocare al buon samaritano.»

Il signor Girard ebbe i brividi. Il modo in cui quel ragazzo parlava delle tele del vecchio Roussel era agghiacciante, si riferiva a loro come se fossero sue amiche, ma dopo tutti quegli anni con loro era comprensibile.

«Mi chieda qualsiasi cosa.» propose Claude, con il tono di una persona che avrebbe fatto veramente di tutto per ottenere ciò che voleva. «Cosa vuole? Soldi? Proprietà? Lustro? Posso offrirle ognuna di queste cose.»

Gli occhi lucidi del vecchio antiquario brillarono illuminati dalle lampade antiche poste sullo scaffale sul lato del bancone. «Vorrei solo che la gente di Parigi smettesse di morire per mano delle opere demoniache di suo nonno, ragazzo, niente più di questo.»

Lo sguardo di Claude vagò per gli scaffali. «A parer mio, avrebbe bisogno anche di un po' di contanti per sistemare questa topaia. Potrebbe avere il negozio più bello della Place de la Bastille, se solo volesse. Deve solo chiedere e le sarà dato.»

«Non voglio niente da un assassino come lei.»

«Le ricordo che non ho ucciso nessuno.»

«I sensi di colpa che non la fanno dormire la notte la pensano diversamente.»

Claude Roussel si zittì, stringendo i pugni. Aveva le braccia tese lungo i fianchi, e la postura di un soldatino. Il vecchio antiquario l'aveva colpito nel segno, aveva ragione, il giovane rampollo della famiglia Roussel non dormiva bene da qualche anno ormai, ma non era per i rimorsi. Quei tre dipinti lo avevano consumato, ma questo il signor Girard non poteva saperlo.

Il vecchio vide il terrore negli occhi di Claude, e decise di ammorbidirsi nei suoi confronti. «Io posso aiutarla, so come fermare quei dipinti, una volta per tutte.»

«Lei non può aiutarmi, sono io che aiuterò lei, impedendole con ogni mezzo necessario di affrontare qualcosa di troppo grande per le sue ossa stanche.»

«Non vuole capire...» l'antiquario prese una scatola di legno, da uno scaffale al di sotto del bancone, poggiandolo sotto il naso del ragazzo. «Avanti, apra.»

Claude lo fece, all'interno di quella scatola trovò una fiala di olio dorato, un chiodo e una moneta argentea. La richiuse subito dopo, scrollandosi le spalle. «Cosa sono queste cianfrusaglie? Aggeggi voodoo?»

«La spada e lo scudo. Attacco e difesa. Non l'ha ancora capito, ma io sono pronto alla guerra.»

«Perché è tanto ostinato?»

«Conoscevo molto bene suo nonno.» confessò lui, con le lacrime agli occhi. «Eravamo amici, prima che quei dipinti lo soggiogassero. Lo hanno cambiato, manipolato, usato; e io non ho potuto fare niente. Lo ammetto, odio lui quanto le sue opere d'arte, è stato debole, ed è stato surclassato dalle tenebre dei suoi stessi dipinti. Non resterò a guardare mentre succede la stessa cosa a suo nipote.»

Claude sorrise sotto i baffi, con una nota di malinconia. «A quanto pare aveva ragione.»

«Chi?»

«La Velata.» rispose Claude, con quella solita malinconia che non voleva separarsi dal suo timbro vocale. «La sta cercando, vuole ucciderla. Ha già deciso come e quando questo accadrà. Si fidi, è meglio non farla arrabbiare.»

«Le ha detto lei tutte queste cose?»

Il ragazzo scosse la testa. «No, me le ha mostrate.»

La GravidaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora