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A breve il sangue avrebbe iniziato a scorrere a fiumi, sangue rosso, come il vino che riempiva il suo calice. Mentre Claude Roussel festeggiava la vendita del dipinto all'asta, dall'alto, La Velata, il terzo quadro lasciato in eredità dal nonno, lo osservava attentamente.

Anche in quell'opera era raffigurata una donna su uno sfondo scuro. Era una giovane donna ritratta a mezza figura, voltata di tre quarti verso sinistra. Aveva la testa ricoperta da un velo e una camicia increspata sul petto, era una donna d'alto status sociale, e lo dimostravano i ricami dorati delle sue vesti, la collana con smalti figurati, e il diadema con pendente di pietre preziose che portava al collo. Quello era tutto ciò che Claude sapeva su di lei, parlavano molto, ma non era mai riuscito a carpire più informazioni, era restia a rispondere a domande, e lui aveva smesso di fargliele da tempo.

Dopo aver bevuto un sorso di vino, uno Chateau Petrus di Bordeaux, alzò lo sguardo all'opera d'arte malevola. «Presto troverò una famiglia adottiva anche per te. A quanto pare La Muta andrà a vivere in un lussuosissimo albergo di Parigi, mentre La Gravida ha trovato una famiglia che l'ha accolta a braccia aperte.»

Sentì qualcosa muoversi alle sue spalle, quando si voltò la candela accesa al centro del tavolo di vetro del salone si spense di colpo, come se fosse stata attraversata da un soffio gelido. La stanza era illuminata solamente dalla fiamma che ardeva nel camino, e l'ombra di Claude, riflessa dal fuoco, venne disegnata sulla moquette bianca che ricopriva la casa.

«Non ti sarai mica offesa?» Claude parlò a vuoto, in quella stanza c'era solo lui. «Ti ho detto che troverò una bella casa anche a te, promesso.»

Il fuoco alle sue spalle fece una scintilla, e il proprietario di casa si voltò di scatto verso il camino. «Come dici?» iniziò a ridere da solo. «E cosa dovresti fare di così importante? Dimmi.»

Viveva da solo in quella enorme dimora di cinquecento metri quadri, una delle proprietà più piccole appartenute alla famiglia Roussel, eppure non si sentiva mai solo, quella casa non era mai silenziosa, faceva rumore, La Velata faceva rumore, ma a lui andava bene così, era di compagnia. Prima c'erano anche gli altri due dipinti, in quel momento gli era rimasta solo lei e, nonostante considerasse un fardello pesante l'eredità dei tre dipinti, separarsene gli donava un inspiegabile malumore.

La donna del quadro sibilò silenziosamente. La sua voce era come un sussurro nel vento, e Claude era l'unico a poterla sentire. Lui stava per bere un altro sorso di vino, ma si interruppe al suono di quella voce. La fiamma nel camino iniziò ad affievolirsi, e Claude non sentì più la presenza della donna di alto ceto sociale nel salone. Non era più lì.

«Vuoi che ti segua?» chiese, senza avere alcuna risposta. «Ci sei?»

Sbuffò rumorosamente e si incamminò fuori dal salone, era passato tanto tempo dalla prima volta che uno di quei quadri gli aveva rivolto la parola, eppure si sentiva ancora un folle quando dava retta a uno di loro, e forse lo era, nessuno avrebbe mai accettato di vivere e convivere con una condanna simile. Pensò di lasciare il bicchiere di vino sul tavolo inizialmente, ma poi decise di portarlo con sé. La sua bocca si stava lentamente seccando.

Giunse in corridoio, un corridoio lungo e buio. Vide lampeggiare delle lucette soffuse poste sulle pareti, e decise di seguirle. Ce ne erano due ogni quattro metri, e appena ne raggiungeva due quelle si spegnevano, lasciando accendersi quelle successive. La Velata stava disegnando un percorso con le luci, voleva portare Claude in un luogo della casa ben preciso. Lui continuò a camminare, arrivando a un bivio. Il corridoio si diramava in due direzioni, e lui si affacciò per vedere quale sarebbero state le prossime luci ad accendersi.

«Destra.» si disse, vedendo un lampeggio provenire proprio dal corridoio di destra.

In quell'istante tutte le luci di quel corridoio iniziarono a lampeggiare, e non avevano intenzione di smettere. Claude strizzò più volte gli occhi, accecato da quelle luci, si spostò verso la parete, e iniziò a tastare alla cieca per cercare l'interruttore. Di colpo tutte le luci si spensero, come se in tutta casa fosse saltata la corrente. Riuscì a trovare l'interruttore, ma anche premendo più volte nessuna luce si accese. Iniziò a vagare nel buio più totale, fino a quando non vide due luci lampeggiare in fondo al corridoio.

Iniziò a correre alla cieca verso quella luce, ma conosceva bene casa sua e sapeva verso dove stava correndo. C'era solo una porta alla fine di quel corridoio. Raggiunse le luci, e di colpo queste si spensero, senza lasciarne accesa nessuna. Claude si ritrovò senza punti di riferimento. Il corridoio finiva con una finestra con timpano, si affacciò per assaporare uno spiraglio di luce, ma quella notte anche la luna si nascondeva dietro le nuvole.

Girò il collo verso destra, e vide l'unica porta del corridoio aprirsi da sola davanti ai suoi occhi. «Vuoi che entri qui dentro?»

Sapeva bene che quella porta conduceva alla cantina, e non succedeva mai niente di bello lì sotto, glielo aveva ripetuto più volte il padre, prima di affidargli la gestione della proprietà. Aveva posto una domanda alla porta, e non aveva ancora ricevuto una risposta, nessun sibilo da parte della donna del dipinto. Claude oltre quelle mura sentì il cigolio degli scalini di legno che scendevano giù verso la cantina. Era la risposta che stava cercando, doveva seguire La Velata, doveva scendere lì sotto.

Lui attraversò la porta, e quella si chiuse alle sue spalle. Il suo corpo traballò per un attimo, facendo strabordare un goccio di vino sulla scalinata. Claude iniziò a scendere quelle scale lentamente, il cigolio era insopportabile, ma continuò senza guardarsi indietro, anche perché dietro non c'era più nulla, la porta era stata chiusa dalla giovane donna velata. Voltandosi avrebbe visto solamente tenebre.

«Vuoi spaventarmi, forse?» Claude iniziò a gridare ai quattro venti nel buio dei sotterranei.

Dopo aver superato l'ultimo scalino, atterrò sul marmo dello scantinato, riuscì a percepire uno strato di polvere depositato sopra anche con le scarpe addosso, quel luogo era un buco sudicio che non rispecchiava affatto la regalità di quella villa di famiglia.

Il povero Claude brancolò nel buio per qualche metro, prima di essere circondato da un cerchio di fuoco. Dodici candele si accesero all'unisono intorno a lui. Formavano un cerchio perfetto, ma il proprietario della casa si accorse che quel cerchio non era stato disegnato intorno a lui, ma intorno a una sedia posta nel centro preciso. Era una sedia di legno, e sopra di essa era seduta una persona coperta da un velo bianco.

Claude Roussel indietreggiò, spaventato da quell'inquietante figura velata. «P-perché? Perché mi hai fatto venire qui? Per farmi vedere questo?»

Nella sua testa risuonò un altro sibilo. «D-devo... devo togliere il velo? Io? Perché?»

Si guardò intorno, da quella cantina non c'era via d'uscita, doveva fare tutto quello che gli avrebbe chiesto La Velata, ma ciò non avrebbe comunque assicurato la sua sopravvivenza.

Inizialmente tentennò, poi si fece avanti. Dopo un respiro profondo mise una mano sul telo che ricopriva quella sagoma inquietante, e l'afferrò, notando che all'interno era praticamente vuota, come se quel velo si stesse librando in aria praticamente da solo. Lui chiuse gli occhi per qualche secondo, prese coraggio, e tolse il velo. Un urlo di un uomo si propagò nei sotterranei della dimora dei Roussel. Nessuno era seduto su quella sedia, non c'era nessuno sotto quel telo, solo delle grida, che erano esplose come un eco nei sotterranei nel momento in cui il ragazzo aveva scoperto la sagoma dell'uomo.

Claude indietreggiò, e si allontanò dalla sedia trascinandosi dietro il lenzuolo, che scivolò a terra sul manto di polvere. «Vuoi davvero ucciderlo? È questa la cosa che devi fare?»

Non riusciva a spiegarsi il motivo, ma per un attimo, sulla sedia, vide l'uomo che aveva liberato l'urlo nella sua cantina, il prossimo obiettivo della donna velata. Un sibilo più potente attraversò i timpani di Claude, tutte le candele si spensero di colpo, e lui tornò a vagare nel buio. La Velata aveva risposto alla sua domanda, non solo, gli aveva spiegato nei minimi dettagli cosa avrebbe fatto a quell'uomo. Lui al suono di quella voce iniziò a percepire brividi su tutto il corpo, e il calice di vino scivolò dal suo palmo, spaccandosi ai suoi piedi. Quel rosso sarebbe ben presto diventato sangue, il sangue dell'uomo che aveva visto sulla sedia un attimo prima.

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