Prologo

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Il lupo correva tra gli alberi. Il pelo fulvo appariva quasi nero, illuminato dal pallore della luna quella sera. Sentiva il rumore delle foglie secche che venivano schiacciate sotto le sue zampe, il fischio del vento nelle sue orecchie, il respiro affannato. Gli occhi scrutavano tutto intorno a lui nella semi oscurità, il naso fiutava ogni odore, le orecchie tese per captare i suoni della foresta immersa nel sonno, una pace spaventosa abitava quei luoghi e ogni fibra del suo corpo era pronta a reagire ad un qualsiasi attacco. Poi li sentì, passi alle sue spalle, perdeva terreno, eppure stava correndo a tutta velocità, o così credeva. Nessuna voce, solo il rumore di piedi, coperti da pesanti scarpe da montagna, che sbattevano sul suolo umido della sera. Volevano lui e lo volevano morto. Perché era uscito quel giorno? Perché non era rimasto nella solita stalla ad aspettare che la luna piena passasse? Perché non aveva dato ascolto all'unico consiglio sensato dei suoi maledetti amici? Per poco non finì in una profonda buca, immerso com'era nei suoi pensieri. Riuscì ad evitarla con un balzo e pregò che questa rallentasse i suoi inseguitori, gli serviva più tempo. Il lupo sentì il lontano tubare di un gufo e una voce gridare alcuni metri dietro di lui, non capiva le parole ma sapeva di aver ottenuto poco più tempo. Si guardò ancora intorno e pregò, pregò con tutto se stesso, sperano che sarebbe arrivato qualcuno, che si accorgessero che era in pericolo, ma era un'illusione. Era stato un idiota, non aveva pensato alle conseguenze, sapeva quanto fosse pericoloso e lo aveva fatto lo stesso. Non sarebbe arrivato nessuno a salvarlo, era solo, ma non poteva morire, non voleva. Non vide il terreno scosceso dopo l'ennesimo tronco superato e scivolò. Rotolò sull'erba bagnata, la terra gli sporcò il pelo morbido, colpì diverse pietre e ruzzolò giù, finendo dentro un torrente. L'odore della notte, il suo buio gli offuscavano i sensi. Cercò, barcollando, di rimettersi in piedi ma posata la zampa a terra guaì forte dal dolore, troppo forte, e ricadde a terra. Gli inseguitori gli furono intorno in pochi istanti: stava per morire e la sua mente corse veloce fino ai suoi amici, che avevano rinunciato a tante cose per lui e adesso erano chissà dove, ad aspettare il suo ritorno invano. Non emise un suono quando una figura alta e familiare gli si avvicinò, il volto illuminato dalla palla di luce che teneva in mano. Il ragazzo lo scrutava con aria di superiorità, aveva gli occhi scuri incastonati in un volto di rara bellezza, zigomi alti, espressione regale, il tutto incorniciato da capelli biondo platino. La sua era una bellezza crudele, beffarda e sarebbe stata l'ultima cosa che il giovane lupo mannaro avrebbe visto del mondo. Cercò di rimettersi in piedi, la zampa ferita sollevata sotto la pancia, i denti esposti in un ringhio profondo, il pelo ritto sul collo e gli occhi iniettati d'ira, se doveva morire lo avrebbe fatto combattendo e avrebbe portato quel pazzo nella tomba con lui. Non appena fu completamente in piedi però ricevette un doloroso calcio nelle costole e ricadde sul ghiaioso letto del fiume, guaendo e ringhiando ad alta voce. La figura che lo aveva colpito si fece avanti, illuminata dalla stessa roccia luminosa che il lupo aveva riconosciuto immediatamente, una stregaluce. Ce n'erano altre quattro che brillavano nell'oscurità, oltre le due davanti a lui. Il ragazzo che si era mostrato era alto e muscoloso come il precedente, il viso appariva meno perfido ma questo non consolò certo il licantropo a terra ancora dolorante sul fianco. Lui aveva i capelli scuri, probabilmente marroni e dietro spessi occhiali neri brillavano due intensi occhi verdi, sul mento si poteva vedere un accenno di peluria che gli conferiva un'aria più senile del compagno. Entrambi indossavano una tenuta nera, tipica dei Cacciatori. Con la mano libera dalla stregaluce impugnavano saldamente una lama angelica, brillante nell'oscurità quasi totale.

"Ci sei sfuggito per molto tempo, assassino."

Era stato il ragazzo biondo a parlare, il leader di tutto quel gruppo di ribelli fuori di testa che viaggiava per il mondo a fare strage di nascosti come lui, accusati di crimini mai commessi. Si facevano chiamare il Circolo e da alcuni mesi si trovavano a Londra, per questo i suoi due migliori amici avevano insistito perché lui si nascondesse durante quella notte di luna piena e gli avevano sempre consigliato di non trasformarsi in pubblico. Loro avevano cercato di proteggerlo e lui in un attacco d'ira, dovuto soprattutto all'influenza della luna, aveva urlato ed era uscito dall'istituto sbattendo il portone alle sue spalle.

I look for you amoung the stars (wolfstar)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora