Capitolo IX

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Remus aveva lasciato Lily a casa e si era avviato da solo lungo il sentiero che conduceva in città. Non le aveva detto dove sarebbe andato, non voleva che qualcuno lo seguisse. Il sole si stagliava alto nel cielo, poche nuvole decoravano di griglio l’infinità azzurra sopra la sua testa. Seguì la strada sterrata finché non cominciò a sentire in lontananza il gorgogliare di un fiume, così si addentrò nel boschetto alla sua destra, dopo aver lanciato un’occhiata alle sue spalle, per essere sicuro di essere solo. Chiuse gli occhi e lasciò che la parte selvaggia del suo animo si impadronisse di lui. Per lungo tempo aveva odiato quella sensazione, perdere il controllo di se stesso era come immergersi in un freddo lago nero, fatto di paura, istinto, bisogno, libertà. Per un attimo, mentre il muso si allungava, le orecchie crescevano, braccia e gambe diventavano zampe, le unghie si affilavano, i vestiti mutavano in pelo, si sentiva separato dal suo stesso corpo, sentiva la sua coscienza estendersi oltre i confini della pelle e perdersi nell’immensità del cielo, nella profondità della terra e nel fresco del sottobosco. Un ronzio basso nelle orecchie precedette l’onda di suoni ed odori che, come umano, non avrebbe mai potuto sentire. Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno, il mondo era a colori, ma erano diversi, più sgargianti più nitidi. La luce era una pugnalata mentre la penombra davanti a lui un’oasi di pace. Si mise in piedi, ben dritto sulle quattro zampe, annusando l’aria intorno a se, girò la testa un paio di volte per controllare che le via fosse libera e si addentrò nei bassi rovi.

Camminava già da diverso tempo quando davanti a lui si aprì una piccola radura verdeggiante, sentiva nell’aria l’odore della magia, magia angelica mischiata a quella di uno stregone. Individuò con lo sguardo i punti in cui erano state tracciate rune di protezione, in linguaggi che ormai, da lupo mannaro, non poteva più leggere. Tutte servivano a celare quella parte di foresta, allontanando visitatori mondani, non dubitava che tutto ciò fosse stato allestito apposta per lui. Tenne i sensi all’erta e con estrema lentezza si acquattò il più vicino possibile alla radura, nascosto da un cespuglio, così da tenere tutto sotto controllo senza esporsi troppo in prima persona. Era passato tempo da quando si era fidato ciecamente di qualcuno, eccetto Sirius, a lui avrebbe affidato la sua anima.

Il sole si abbassava all’orizzonte quando gli occhi  di Remus individuarono la persona che era venuto ad incontrare. Non era cambiato molto da quando avevano frequentato la scuola ad Idris insieme, sembrava sempre lo stesso ragazzino basso, un po’ in carne e dall’aria innocente, che in un lontano passato Remus avrebbe accolto scompigliandogli allegramente i capelli e che Sirius e James avrebbero preso un po’ in giro, in modo bonario. Però erano cambiate tante cose da allora, sebbene sembrasse lo stesso amico dei tempi dell’Accademia, in realtà non lo era più da molto tempo. Peter Minus uscì dalla coltre degli alberi guardandosi intorno, accertandosi di non essere seguito, e camminò veloce, fino a fermarsi in un punto non molto distante da dove era acquattato il lupo mannaro. Un tempo erano stati migliori amici loro quattro, si erano guardati le spalle, avevano lottato fianco a fianco. Si era fidato di Peter, anche quella sera quando lo aveva invitato ad avventurarsi con lui nella foresta di Brocelind. Ricordava quel giorno, poco dopo la cerimonia parabatai dei loro due migliori amici, che si stavano allenando nella palestra. Non aveva trovato strana la proposta né aveva esitato a seguirlo. Poi si era reso conto del luogo dove si trovavano, vicino al territorio di caccia di un feroce branco di licantropi, si era voltato per avvertirlo del pericolo, ma lui era già sparito. Di ciò che ne seguì, ricordava solo il sangue, le zanne e il dolore e la voce di Sirius che lo implorava di resistere. La trasformazione era stata orrenda, ma il suo migliore amico c’era sempre stato per lui, nonostante tutto. Non si era mai sentito veramente solo, nemmeno quando aveva dovuto lasciare Idris per raggiungere i suoi genitori in America, persino durante quel viaggio James e Sirius erano stati al suo fianco, o quando erano morti e lui si era imbarcato per andare a Londra, dove loro lo avevano accolto a braccia aperte. Minus si avvicinò ancora un po’, setacciando con lo sguardo le ombre intorno a lui, sul viso aveva una leggera cicatrice bianca, che gli aveva lasciato Sirius con un coltello, dopo aver tirato Remus fuori dalle grinfie dei lupi e averlo portato in infermeria. Era stato James a raccontare al licantropo di come Felpato fosse entrato nella loro camera, avesse afferrato il pugnale del parabatai e lo avesse lanciato in faccia a Peter, non lo aveva ucciso perché tremava di rabbia. Aveva provato a saltargli addosso, prima che James lo fermasse per farsi spiegare tutto. Alla fine loro tre avevano lasciato l’Accademia e non lo avevano più rivisto, ma Remus aveva saputo che si era unito al Circolo.

I look for you amoung the stars (wolfstar)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora