Lily era fuori di sé quando tornarono a casa. Il cielo era nero come le profondità dell’oceano e la ragazza li aveva aspettati in preda all’ansia camminando su e giù per il salotto tutto il pomeriggio. Poi, non appena erano rientrati, sporchi di terra e James e Sirius coperti di icore scuro, aveva iniziato a gridare come una matta. I ragazzi erano rimasti sconvolti e allibiti, perfino Sirius, che di solito avrebbe trovato tutto molto comico, se ne stava fermo in piedi nel salotto con lo sguardo incollato al pavimento, subendo una delle sue peggiori lavate di capo e, Remus sapeva, che il Nephilim ne aveva ricevute tante nella sua vita, spesso e volentieri fatta di strappi alle regole. Il tutto era finito con una frase a metà del tipo:
"Siete un branco di incoscienti! Da Sirius mi ero aspettata molto peggio, ma tu Remus dove diavolo sei andato per quattro dannate ore! E tu," aveva sibilato Lily con le guance che andavano a fuoco, il fiato corto avvicinandosi piano a James che aveva tentato di arretrare "tu razza di pezzo di cretino, tu..."
Poi si era lanciata sul ragazzo e lo aveva baciato davanti a tutti. Quello era stato divertente, doveva ammettere Remus, ma aveva avuto troppa paura per fare qualunque cosa che non fosse fissare James che annaspava alla ricerca di aria, mentre Lily premeva le labbra sulle sue, come se ne dipendesse la sua stessa vita. Alla fine Remus si era scongelato ed era uscito dal salotto, lasciando da soli i due ragazzi. Si era seduto sul letto nella sua stanza si era sentito terribilmente solo, anche lui aveva desiderato baciare Sirius quando lo aveva visto comparire nella radura, o quando erano usciti dal bosco, o ancora quando avevano imboccato il vialetto verso la porta di casa, ma semplicemente non poteva. Anche mentre Lily aveva urlato contro di loro, aveva desiderato raggiungere il ragazzo, che aveva avuto uno sguardo così perso, e sentire il sapore delle sue labbra. Però non l’aveva fatto. E adesso era sul suo letto, con le lacrime che gli rigavano il viso e un vuoto orribile nel petto. Era davvero così brutto amare? Si guardò intorno, per la prima volta vedeva quella camera come sua, nella foresta aveva chiamato casa quel posto, come se gli appartenesse, come se fosse sempre stato quello il luogo nel quale si sentiva a suo agio, al sicuro, lì dove vivevano i suoi migliori amici, le persone che amava di più al mondo, le persone che lo salvavano ogni giorno senza chiedere nulla in cambio, le persone per le quali sarebbe morto e andato all’Inferno, se fosse stato necessario. Sirius entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle, Remus non doveva voltarsi per sapere che era lui. Il ritmo del suo respiro, il battito del suo cuore, il rumore dei suoi passi erano diversi da quelli di chiunque altro, parevano musica. Lo conosceva abbastanza bene da poterlo immaginare dietro di lui appoggiarsi al legno della porta, infilarsi le mani nelle tasche e guardare ogni cosa e nulla al tempo stesso. Si beò di quei piccoli frammenti di eternità rubati al tempo, nei quali poteva chiudere gli occhi, ascoltare i suoni del corpo dell’altro che riempivano la stanza e cancellavano tutto il resto. Remus si asciugò le tracce delle lacrime con il dorso della mano. Si sentiva sporco, ma non importava, in fondo era Sirius quello dietro di lui, coperto di icore, sudore e sangue, Sirius con il suo odore inconfondibile di felicità, di casa.
“Perché piangi, Rem?” non si era mosso dalla porta. La sua voce pareva sottile e delicata come vetro, il problema è che, una volta che si fosse rotta, nulla avrebbe impedito ai frammenti di scalfire ogni cosa che avrebbero incontrato sul loro cammino.
“L’amore fa fare cose strane, prende possesso del tuo corpo e del tuo cuore, ti incasina e alla fine restano solo le lacrime che non hai versato.” Remus era di spalle rispetto all’altro ma Sirius lo capiva come pochi riuscivano, aveva capito subito che stava piangendo, senza il bisogno di vedere le lacrime, di toccarle, semplicemente lo aveva saputo.
“E’ così terribile amare?” lo chiese come un bambino che si domanda i meccanismi dell’universo, troppo piccolo per capire una cosa tanto grande. Sembrava più vicino ma Remus non sapeva se fosse solo un brutto gioco del suo cervello.
Il licantropo sorrise teneramente e aprì gli occhi, ma non si voltò, non sopportava l'idea di incrociare il suo sguardo mentre gli apriva la sua anima. “Non terribile, crudele.”
“Non è giusto.”
“La giustizia non è una cosa di questo mondo, non lo è mai stata.”
“Allora che senso ha tutto questo?” sembrava sull’orlo delle lacrime, ma Sirius non era il tipo di persona che avrebbe pianto, no, lui avrebbe ferito prima gli altri e poi se stesso.
“Forse nessuno, ma voglio credere che ce ne sia uno, voglio credere che questo dolore un giorno ci sarà utile.” il licantropo abbassò lo sguardo sulle sue mani, le dita sottili e lunghe erano coperte di piccole cicatrici, una volta vi era un occhio nero come l’inchiostro tracciato sul dorso di quella mano, adesso rimaneva solo un pallido segno argentato.
Sirius si mosse verso il letto, Remus sentì i suoi passi sul pavimento alle sue spalle, il ragazzo si mise sopra le coperte e in ginocchio arrivò dietro il lupo mannaro. Rimase fermo per alcuni istanti mentre ai loro respiri i corpi di sfioravano appena. Era una tortura, Remus avvertiva la presenza dell'altro, desiderava solo appoggiarsi a lui, lasciarsi avvolgere da quell'odore che tanto amava. Fu Sirius che si avvicinò per primo azzerando il poco spazio tra il suo petto e la schiena del licantropo, lo abbracciò da dietro accarezzandogli il petto con movimenti circolari delicati. Intanto piegò il viso e gli lasciò dei leggeri baci a fior di pelle lungo il collo, partendo dalla spalla fino ad arrivare al lobo dell'orecchio, mentre continuava a stringerlo a sé, trasmettendogli un senso di protezione e appartenenza. Il licantropo gli prese le mani tra le sue, con i suoi palmi sul dorso di quelle di Sirius, ma non si girò a guardarlo, non poteva o lui gli avrebbe visto dentro tutto quello che provava, tutti i sentimenti che aveva tentato di soffocare, di chiudere in una scatola nella sua testa e che adesso straripavano nei suoi occhi, nel suo petto, nel suo stomaco, come le fiamme del Paradiso, bruciavano con l’intensità del Fuoco Celeste, gli scaldavano l’anima e gli corrodevano la mente. Non esisteva niente di migliore e niente di più terribile.
“Guardami.” Sirius sussurrò quelle parole vicino al suo orecchio, trasmettendogli una serie di brividi lungo il corpo, con una delicatezza infinita come se temesse che bastassero a mandarlo in pezzi e forse sarebbe andata proprio così.
Remus incrociò quegli occhi grigi come la luna, carichi di un sentimento profondo quasi fuori dalla portata umana, un sentimento che sembrava provenire dalla parte più alta del Paradiso o dalla regione più remota e gelida dell’Inferno. Quello sguardo ruppe il poco autocontrollo di Remus che si chinò e in fretta baciò le labbra del Nephilim. Fu un contatto fugace dal quale si riscosse il secondo dopo, non aspettò la reazione dell’altro, si abbassò ancora e rubò un altro bacio, poi un terzo e un quarto. Alla fine anche Sirius prese a rispondere a quei tocchi, finché Remus spinse la schiena dell’altro ragazzo sul materasso, e si mise a cavalcioni su di lui, fu un gioco di lingue e denti che graffiavano e si cercavano, il mondo si spense per alcuni istanti. Una mano di Sirius era sulla sua schiena e lo attirava sempre più vicino, l'altra al contrario si posò sul suo petto, all’inizio sembrava solo volerlo accarezzare, poi invece lo spinse via, lo allontanò con irruenza, come se stesse soffocando. Remus si tirò su e si allontanò in fretta dallo Shadowhunter che lo fissava con un misto di terrore e piacere nello sguardo. Sirius si mise in piedi tremando e portò la mano davanti a sé come una barriera tra loro.
“Non sono così… non posso… tu… è solo colpa tua…” diceva, mentre lo guardava spaventato e perso, poi si voltò e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Remus si sedette sul pavimento freddo, non c’era nessuna traccia di ciò che era successo in quella stanza, solo un piccolo taglio sul suo labbro inferiore che bruciava di un dolore quasi piacevole, paragonato a quello che gli trapassava il petto facendolo boccheggiare. Era finita, il mondo aveva smesso di girare e la camera stava diventando solo una grande macchia nera dietro le scure tende delle sue palpebre.
E’ così terribile amare?
Si, amare te, Sirius, è una tortura.
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I look for you amoung the stars (wolfstar)
Fanfiction(dal testo) "Non sei il primo né sarai l'ultimo, che sacrifica l'amore per il mondo in cui vive. La tua è una tragedia che queste terre hanno visto innumerevoli volte. Quando capirai che non hai modo di arginare o distruggere i tuoi sentimenti, sarà...