Capitolo XIII

221 21 1
                                    

Nei primi giorni che seguirono quella notte Sirius era rimasto chiuso nella sua camera, con una sensazione di vuoto e di gelo nel petto. Non si era aspettato che Remus venisse a trovarlo, eppure ogni volta che la porta si era aperta si era aspettato sempre di veder comparire le sue ciocche castane e il suo viso cosparso di cicatrici, con i suoi occhi brillanti e le sue labbra sottili. Adesso sapeva anche che avevano il dolce sapore del cioccolato. Poi invece sulla porta della stanza compariva sempre James e doveva sopportare la dolorosa fitta che gli trafiggeva ogni volta il petto. A quel punto si portava una mano sopra il cuore, lì dove c’era la runa che lo legava all’altro ragazzo, come se in un certo senso potesse sparire, ora che lui si sentiva così lontano dalla realtà, così vuoto, così solo. Era riuscito ad uscire dalla sua stanza solo molto dopo, dopo le lacrime, dopo le parole gentili del suo migliore amico, dopo le occhiate tristi e arrabbiate di Lily. Aveva lasciato il calore delle sue coperte e si era ritrovato nel freddo di quella casa senza Remus a riscaldarla. James aveva tentato di fargli lasciare quella camera in tutti i modi: aveva prima parlato con tono dolce da fratello, chiedendogli cosa fosse successo, se stesse bene; poi aveva alzato un po’ la voce alterato dal silenzio dell’altro; alla fine aveva trascorso ore e ore urlando, si era anche rotto un paio di dita del piede tirando un calcio al letto dove l’altro era rimasto disteso. Alla fine aveva tentato una mossa subdola dicendogli che Remus era molto preoccupato e rischiava di causargli un attacco di panico. Nonostante tutto Sirius non si era mosso, era rimasto sdraiato a fissare il soffitto con lo sguardo perso. Si sentiva come svuotato, ogni suono fuori dalla sua testa sembrava attutito come se si trovasse al di là di una parete di vetro, sentiva la vita scorrere oltre di essa eppure lui rimaneva lì, a fissare quell’intonaco che si staccava creando sottili crepe nere. Aveva tentato di odiare il licantropo, di dirsi che era colpa sua se si sentiva tanto confuso, eppure gli era impossibile, esattamente come non avrebbe potuto odiare il suo braccio, la sua gamba, il suo cuore. Infondo Remus era questo, una parte del suo corpo, della sua anima, gli era entrato dentro sotto la pelle fin nelle ossa, lì dove scorrevano le vene, faceva parte di lui. Poi aveva lasciato quella camera vuota. Fuori la casa era stata immersa nel silenzio, ma non uno di quelli assordanti, uno di quelli composti dal fruscio del vento oltre le finestre, dallo scricchiolio delle scale sotto i piedi, dalle voci sommesse che provenivano dal salotto, dallo scoppiettare delle braci nel camino, in tutta questa sinfonia che componeva la quiete della casa mancava qualcosa: mancava il suo sorriso a illuminare la giornata, mancava la sua voce a calmare i battiti del suo cuore e mancavano i suoi baci che non avrebbe più potuto avere. La stanza di Remus era vuota, Sirius lo aveva saputo ancora prima di aprire la porta e di sbirciarci dentro. Lily gli aveva detto che se n’era andato, aveva preso le sue cose e senza dire una parola era tornato al suo piccolo appartamento a Londra.

Nei mesi che seguirono Sirius si abituò alla piega che aveva preso la sua vita: a James che tentava di carpire qualche informazione, a  Lily che ormai viveva a casa loro, ai genitori di James che erano tornati quando i primi geli invernali si erano fatti sentire staccando definitivamente le ultime foglie dagli alberi. Ora cadeva candida neve bianca cadeva a fiocchi dal cielo grigio pomeridiano, aveva passato la mattina ad osservare fuori dalla finestra quello spettacolo glaciale. Non vedeva Remus da settimane, era venuto a trovare James e Lily ma avevano sempre fatto in modo di evitarsi, Sirius non sapeva quanto avrebbero potuto continuare così. Il Nephilim era distrutto, aveva profondi segni neri sotto gli occhi, la carnagione pallida e stava perdendo molto peso. Il corpo era disseminato di ferite e lividi che non riuscivano a guarire, persino le rune iratze parevano avere poco effetto su di lui. Se ne stava seduto sul davanzale della finestra avvolto da una pesante coperta.

“Sirius” una voce lo chiamò, lui si voltò e scattò in piedi, James era sulla porta della sua camera, non lo aveva sentito entrare “ho un messaggio di fuoco dall’Istituto, dicono che hanno individuato lo stregone responsabile dell’evocazione del demone Drevak. Quello di alcuni mesi fa.”

I look for you amoung the stars (wolfstar)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora