Le nocche rotte, ancora una volta, ancora l'ennesimo pugno alla parete.
Troppe volte aveva dovuto medicare quelle ferite negli ultimi mesi, troppe volte l'istinto le aveva fatto bruciare la pelle per coprire il dolore che la stava bruciando dentro, lentamente, inesorabilmente.
Prese il disinfettante, sperò che potesse esistere qualcosa di altrettanto forte per medicarle l'anima e si ritrovo ancora una volta a maledire sé stessa.
Pensò che sarebbe stato dannatamente più facile prendersela con lei, riversare la sua rabbia in quegli occhi troppo azzurri per chi non li aveva potuti osservare da vicino e comprenderne a pieno la profondità.
Pensò che sarebbe stato più facile addossarle tutte le colpe di una paura irragionevole, quanto beffarda, di quelle che dovrebbero metterti in salvo prima di precipitare, ma che in questo modo ti tarpano le ali impedendoti di spiccare il volo.
Pensò a quanto ancora una volta la sua fidata chitarra si fosse schierata dalla parte sbagliata quella notte, come quella prima ancora, scegliendo note che tracciavano spine su ogni lembo di pelle e di cuore. Era come se ogni frase, ogni canzone, ogni melodia parlasse di lei, come se raccontasse di quanto di speciale ci potesse essere in ogni suo sguardo, gesto, parola. Le canzoni non sbagliavano mai, rendevano i ricordi vividi e i pensieri troppo grandi per poter essere tenuti dentro senza inciamparci ad ogni passo e Martina lo sapeva bene. Sapeva esattamente quali corde suonare per maledirsi mentalmente ad ogni accordo, sapeva esattamente che ogni canzone che aveva scritto in fondo era per lei.
Si affacciò alla finestra per prendere aria, per cercare di fare entrare ossigeno nei polmoni, forse era quello che non la faceva respirare, non quella foto che aveva appena visto e che l'aveva colpita dentro più di un pugno allo stomaco.
Gaia in vacanza con lui. Sapeva di loro da prima di quella foto, prima di tutti i gossip, prima di ogni intervista in cui cercava con le unghie e con i denti di non dare in pasto la propria vita privata al mondo intero.
Lo sapeva perché glielo aveva detto G, con quella serietà che solo lei poteva dare alle cose e alle persone. Glielo aveva detto perché nonostante tutto era ancora la sua persona speciale, glielo aveva detto perché voleva essere sicura di non lasciare nulla di inespresso tra di loro e forse di irrisolto.
"Mi ha chiesto di uscire"
Il mondo si era fermato a quelle 5 parole, era sicura di aver sentito il cuore perdere un battito o forse si era fermato completamente da quanto faceva male.
Eppure l'aveva sempre saputo, non era sua, e non avrebbe potuto mai esserlo, nemmeno quando i gesti, le attenzioni, gli sguardi complici lasciavano intendere tutt'altro, nemmeno quando chiacchieravano fino a notte fonda fino ad addormentarsi col telefono sul cuscino e la voce dell'altra a cullarle nei sogni.
Nemmeno quando ad ogni post sui social la più piccola si lamentava dei mancati commenti e G con la purezza che l'aveva sempre contraddistinta le rispondeva col sorriso sui denti e negli occhi " tu vali molto più di un like, tu sei speciale e non mi limiterò mai a schiacciare un semplice tasto con te. Tu hai le mie parole fino a quando vorrai sentirle. Tu hai me e non l'immagine che tutti gli altri possono avere"
Ed ogni volta riusciva a sentirsi così fottutamente speciale.
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