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Capitolo 1

Sullo stesso suolo





Taehyung guardava fuori dalla finestra, il respiro affannato, i gemiti trattenuti tra i denti. Mentre Soowon spingeva dentro di lui senza ritegno, il ragazzo strinse le lenzuola tre le mani e osservò le luci di Manhattan.

Una mano raggiunse i suoi capelli e spinse la sua testa contro il materasso, rudemente. Strinse gli occhi e gemette, mentre veniva forzato a distogliere lo sguardo.

La stanza d'hotel di lusso in cui alloggiava era riempita solo dal rumore osceno di carne sudata contro carne sudata e dal suono umido del lubrificante che colava lungo le sue cosce.

Al suo agente piaceva prenderlo da dietro, gli piaceva poter allungare una mano lungo tutta la sua schiena e afferrargli capelli per trattenergli il viso in basso. Finivano spesso in quella posizione. A Soowon piaceva l'idea di poterlo maneggiare come voleva, costringerlo a soffocarsi contro il materasso, se c'era bisogno.

L'altro uomo si piegò sopra di lui, spingendo più forte e poggiando il suo petto contro la sua schiena, costringendolo a piegarsi di più e di conseguenza esponendo meglio le sue parti intime. In quella posizione sentiva il membro dell'altro scavargli più in profondità nel corpo, sentiva il bruciore dentro di sé aumentare.

Taehyung continuava a gemere, la bocca aperta e la saliva che sfuggiva alle sue labbra e bagnava le lenzuola. Non aveva nessun motivo per essere eccitato, la sua era tutta una recita.

Era bravo a recitare.

Era il suo lavoro.

E al suo manager piaceva così tanto sentirlo squittire e lamentarsi anche quando ormai era venuto da tempo e il suo membro era morbido tra le sue gambe.

«Sei proprio una puttanella, lo sai, Tae-Tae?» gli disse l'altro con la sua voce roca, spostandogli i capelli dal viso. Il suo gesto non aveva nulla di gentile o delicato. Le sue dita si infilarono subito tra le sue ciocche e strinsero rudemente. Taehyung grugnì e strinse gli occhi. «Quanto ti piace farti usare così?» disse Soowon al suo orecchio, ancora piegato sopra di lui.

Taehyung rabbrividì e strinse gli occhi, deglutendo un grosso boccone d'aria fredda che bruciò i suoi polmoni accaldati. «Di' che sei mio» ordinò l'altro. Taehyung si morse le labbra, rabbrividendo di nuovo sotto le sue spinte. «Dimmi che mi appartieni»

Senza preavviso sentì un dolore pungete ad un gluteo, mentre nell'aria riverberava il suono di uno schiaffo. «Aah!» si lamentò, provando a sottrarsi.

Non aveva abbastanza energie e il suo tentativo fece solo ridacchiare il suo manager che lo spinse ancora di più contro il letto, schiaffeggiandolo di nuovo sullo stesso punto. Per un attimo il dolore pervase tutti i suoi sensi e Taehyung non vide più niente.

Soowon non era violento di solito, ma quando lo schiaffeggiava non era mai delicato. Taehyung odiava ogni volta che lo faceva. Sentiva la pelle pulsare proprio dove era stato colpito e non fece in tempo a respirare di nuovo che fu colpito un'altra volta. «Aaaahsi lamentò di nuovo, provando un'altra volta a sottrarsi ma finì spinto completamente a pancia in giù contro il materasso in modo da non potersi svincolare. Non che l'avesse davvero potuto fare. «Hai una bella bocca, Tae-Tae. Parla. Di chi sei?»

Una mano grossa e callosa raggiunse i suoi polsi, unendoli sopra la sua testa e trattenendoli con forza. Taehyung annaspò, costringendosi a dire: «T-tuo».

La sua testa ondeggiava contro le lenzuola e ogni respiro gli era cacciato fuori dal corpo ad ogni spinta. Aveva cominciato a stancarsi e cominciava a provare dolore dentro di sé. Sapeva che sarebbe finito presto, ma non vedeva l'ora che Soonwon si sbrigasse a venire e smettesse di spingere contro il suo corpo abusato. Sfortunatamente il suo manager aveva abbastanza stamina.

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