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Capitolo 10

Ostriche e caviale





Taehyung aveva ricevuto un'email da tale Kim Seokjin.

Ricordava vagamente di aver incontrato il ragazzo, il segretario di Jungkook.

Comunque, nella lettera gli inviava l'orario e del luogo dove la cena con Jungkook era in programma: il buon segretario se era anche premurato di mandargli l'autista, se avesse avuto bisogno. Taehyung tuttavia non era il tipo da rilasciare per mail dati sensibili come il suo numero di telefono o il suo indirizzo, perciò aveva detto che ci sarebbe andato da solo.

Prima di trasferirsi di nuovo a Seul, Taehyung aveva fatto delle telefonate, in modo da poter comprare una casa e un mezzo di trasporto che potesse usare da solo per non dover prendere i mezzi pubblici. A dire il vero, non aveva ancora capito a pieno l'estensione della sua popolarità in madre patria.

Sapeva di essere apprezzato, ma non poteva averne un'idea precisa, dato che non appariva mai in televisione in Corea e non era attivo come altri attori o Idol nella stessa industria. Le cose, in America, erano molto più rilassate ... e questo era tutto dire.

Comunque, adesso aveva un appartamento tra tanti altri, in un quartiere residenziale. Taehyung non aveva mai amato lo sfarzo, e non aveva bisogno di molto spazio, principalmente perché non aveva persone da invitare, almeno non a Seul. La sua casa ad Hollywood era più grande, ma non ci abitava più di tanto, dovendo andare sempre in giro per girare.

Ora gli studios erano in città e a meno di fare scene in esterna, non si sarebbe allontanato per molto. Comunque considerava che avere una casa propria nel suo paese non doveva far male.

Aveva due stanze e una cucina, un bagno e un comodo salotto che aveva fatto arredare in stile europeo. Non era accogliente e vissuta come quella di Jimin, Yoongi e Hoseok ma non era asettica e fredda come quella di qualcun altro.

Taehyung scosse la testa, indeciso su cosa mettere.

Idealmente sapeva che Jungkook l'avrebbe portato in un bel posto elegante. Non si sarebbe mai visto Jeon Jungkook camminare per strada per prendere della street food, anche se a Taehyung sarebbe piaciuto.

Dopo qualche momento di indecisione, chiamò l'unico che gli venne in mente. Venti minuti e Jimin era alla sua porta.

I capelli bianchi gli stavano bene.

Non era solo, però.

«Yo» Hoseok si fece spazio in casa sua. «Sto morendo di sete. Ti spiace se prendo un po' d'acqua?»

«No, prego»

Jimin si strinse nelle spalle, togliendosi le scarpe. «Scusa. Era a casa e si stava deprimendo. Mi è stato incollato addosso ... e poi tu hai detto che ti serve una consulenza per scegliere qualcosa da mettere, e dopo quello non sono più riuscito a fermarlo»

Taehyung sorrise a tutti e due i suoi ospiti. «No. No, va benissimo» li fece accomodare e poi li condusse alla sua cabina armadio. Non aveva molti vestiti perché non ne aveva portati troppi dall'America. Hoseok si fiondò all'interno della piccola stanzetta e cominciò a guardare tutte le grucce.

Jimin, nel frattempo, si mise a gambe incrociate sul suo letto, guardandosi intorno. Era strabiliante il modo in cui riusciva ad essere languidamente sensuale senza provarci, quando anche solo il movimento della testa per togliersi la frangia dagli occhi lo rendeva sexy. «Quindi dov'è che devi andare?» chiese.

«Uh ...» cercò di ricordare il nome «Il posto dovrebbe chiamarsi Golden Leaf, se non ero».

Hoseok sporse la testa dal guardaroba: «Sei serio? Con chi ci vai? È tipo ... il ristorante più chic di Seul. Come fai ad andarci, se le prenotazioni le prendono con almeno un mese in anticipo?»

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