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Capitolo 27

Dose





Jungkook stava osservando dall'alto della collina il taxi che caricava gli scatoloni.

Dalla finestra di casa sua sulla quale stava appoggiato a fumare, arrivava il dolce profumo dell'aria estiva, mista al tabacco che bruciava. Non era l'unica cosa a bruciare.

Sarebbe dovuto stare in azienda. Suo padre probabilmente lo stava aspettando, ma Jungkook l'avrebbe fatto aspettare quanto gli andava. Giù dalla collina la dependance di nonna Kim stava venendo svuotata. Non c'era più nessuno che la avrebbe abitata.

Jungkook aspirò più forte la sigaretta e poi la gettò dalla finestra, quando non rimase nient'altro che il mozzicone e si decise ad uscire di casa. Percorse tutta la collina, fino ad arrivare vicino al taxi.

Taehyung si fermò alla porta di casa, con lo scatolone in mano.

Quand'era l'ultima volta che si erano parlati? Si chiese Jungkook. Forse si erano detto un "buon giorno" qualche mese prima.

Da quando il suo piccolo angelo aveva finito la scuola, piccolo non lo era più stato. Si era iscritto ad una scuola d'arte, quella che chiedeva meno tasse per l'iscrizione. Jungkook sapeva che studiava recitazione e sapeva che sarebbe andato più che bene. Con un viso e un fisico come il suo e il suo talento, non avrebbe avuto problemi, e già il primo anno l'aveva passato con ottimi voti.

Jungkook sapeva che aveva fatto uno stage in un drama, dove aveva fatto una comparsa in un paio di puntante. Jungkook guardò solo quelle e si dimenticò della serie, troppo interessato a quello che considerava ancora il suo unico amico, anche se non si parlavano da anni.

A volte si chiedeva se Taehyung pensava a lui, ogni tanto.

Forse durante quel primo anno alla scuola d'arte aveva alzato la testa sulla collina e si era chiesto come se la passava Jungkook. Se lo augurava.

Sperava davvero che almeno un po' lui fosse nei pensieri di Taehyung, non come l'altro lo era nei suoi – sarebbe stato impossibile anche solo sognarlo – ma un po' gli bastava.

Nonna Kim se ne era andata nel sonno.

Jungkook aveva assistito al funerale senza avere il coraggio di parlare con Taehyung che piangeva in silenzio. Lo conosceva abbastanza da sapere che non piangeva per sua nonna (morta a novanta cinque anni, senza nessun dolore e nessuna malattia che le aveva afflitto la vecchiaia) ma per sé stesso rimasto da solo.

Strinse le labbra, consolandosi almeno un po' del fatto che anche se Taehyung si sentiva solo, non lo era.

Jungkook poteva stare a distanza, ma non l'aveva mai dimenticato.

Non quando a sedici anni aveva capito di amarlo diversamente da come si ama un fratello. Nel modo pericoloso che poteva distruggerli entrambi, nel modo consumante col quale tutti volevano amare.

Jungkook si era accorto tardi dei suoi sentimenti, solo quando aveva visto qualcun altro ... anzi meglio, un altro ragazzo, che provava ad averlo. Improvvisamente aveva unito tutti i puntini, in quel frangente drammatico in cui Jung-hee gli aveva rivelato le sue vere paure. Taehyung con una donna era impensabile. Taehyung con un uomo era inammissibile.

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