Epilogo

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Ero in ansia. E non lo ero ormai da anni, precisamente dal giorno in cui tutto era cambiato, dal giorno in cui l'assistente sociale aveva guardato con orgoglio a ciò che avevo fatto, ai risultati che ero riuscito a ottenere.

Ricordavo ancora le sue parole.

«Non lo credevo possibile, ma c'è riuscito. Complimenti.»

Avevo ricevuto pochi complimenti in vita mia, ma quello, lo ammetto, mi aveva fatto piangere come un bambino, quando lei se n'era andata, promettendo che avrebbe redatto una relazione molto positiva del nostro incontro. Pochi giorni dopo, la tutela era ufficiale. Nessuno avrebbe più potuto togliermi i miei fratelli, nessuno avrebbe più potuto separarci.

Mirko era stato felicissimo per me e, come sempre, mi era stato accanto e aveva continuato a non farmi mancare il suo affetto, anche se i litigi non cessavano. La sua richiesta di dire ai miei fratelli di noi si era piano piano assopita, ma poi era riemersa e, ora, mi aveva dato un grande e importante ultimatum.

I più piccoli erano cresciuti, ormai erano degli adolescenti. Martina aveva persino il fidanzato e mai avrei creduto che sarebbe stato proprio David, il fratello di Ilian, il ragazzino che era cresciuto con i miei fratelli e la cui vivacità mi aveva dato la spinta per mettere a punto l'idea che ci aveva salvati.

Mi piaceva però, il loro rapporto. David era completamente diverso da Ilian – per fortuna – e anche molto da suo padre, ma cercavo comunque di stare attento: in fondo Martina aveva sedici anni e non volevo che il suo cuore si spezzasse per un ragazzino.

Ed era stata proprio la scoperta del rapporto tra David e Martina che aveva fatto scattare Mirko. Secondo la sua opinione, i miei fratelli avevano accettato la relazione di mia sorella e avrebbero accettato anche la mia, nonostante fosse con un uomo.

Avevo titubato, quando mi aveva di nuovo proposto di dirlo, però poi mi aveva fregato: era venuto alla scuola di danza e mi aveva minacciato di dirlo lui stesso, a loro. Quindi non avevo scelte: l'avrei fatto quella sera stessa.

Daniele e Francesco, come al solito vispi e casinisti, stavano litigando per il poco spazio a tavola. Un litigio che avveniva spesso, in realtà, ma che quella volta mi diede più fastidio del solito, a causa dell'ansia che mi premeva sullo stomaco e che mi stava causando un principio di vomito.

«Ragazzi!» urlai, disperato, per farli smettere.

Loro sobbalzarono e si fermarono.

«La volete finire sì o no?» continuai.

«Scusa» risposero in sincronia.

«Ha cominciato lui» sussurrò Francesco, ma lo fulminai e mi parve rimangiarsi ciò che aveva detto.

Feci un respiro profondo e mi dissi pronto per parlare finalmente, per ufficializzare il mio coming out. Martina, però, dovette capire il mio stato d'animo, perché mi chiese: «Va tutto bene?»

Mi persi per un attimo nei suoi occhi scuri così simili ai miei e a quelli della mamma, prima di scuotere la testa in segno di diniego.

«Vi devo parlare» cominciai, «e ho bisogno che voi mi ascoltiate in silenzio e senza interrompermi perché è davvero importante...»

Poi lo feci davvero, gli raccontai tutto. Dissi loro di me, di papà, di Mirko, della paura.

«È un problema per voi?» finii, con la fronte imperlata di sudore e le mani che mi tremavano.

Risposero subito negativamente e in fretta, senza esitazione.

Francesco aggiunse anche: «Sei pur sempre nostro fratello.»

E io mi rilassai. Lasciai svanire ogni timore, lasciai andare ogni pensiero che fino a quel momento mi aveva attanagliato.

E sorrisi, commosso.




Lo so che avevo detto sabato, ma penso capirete che i giorni ormai passano senza che ce ne accorgiamo e nemmeno sappiamo più se è sabato, domenica... Ad ogni modo, la storia finisce qui. Spero vi sia piaciuta e abbiate trascorso attimi felici insieme ai fratelli Leonardi. Mi sembrava giusto concludere la storia riagganciandomi a "Io e i miei sette fratelli maggiori", ma soprattutto dando una conclusione anche a Mirko e Donato, anche se molte di voi sapevano già come andava a finire. Ci tengo a dirvi che per me i fratelli Leonardi sono importanti e scriverei per tutta la vita di loro, ma mi sono resa conto che, sebbene io fossi partita con entusiasmo e con tante idee, poi mi sembrava di dire sempre le stesse cose e proprio non vorrei dare l'impressione di scrivere tanto per. Penso sia giusto, nonostante li amiate tanto, dare spazio ad altri personaggi e ad altre idee. 

Un grosso abbraccio, 

Mary <3  

Io e i miei sette fratelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora