14- Ansia

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L'ansia, l'unica sensazione che riesco a provare. Il respiro pesante, lo stomaco sottosopra, il nodo alla gola. Ieri la mia vita è cambiata del tutto, o meglio la visione che avevo di essa, del mio futuro, delle mie prospettive è totalmente mutata. E' tutto stravolto. Vorrei dare un nome a tutto quello che mi sta accadendo, ma l'ansia è l'unica cosa che mi viene in mente. La sensazione che si ha prima di un colloquio di lavoro, prima di dare l'esame di maturità, prima di fare un test di gravidanza. Ecco sì, quella sensazione, ma moltiplicata per tremila. Sento il bisogno di urlare e di piangere, di scappare e nascondermi, sento il bisogno di svegliarmi e scoprire che è tutto un sogno. Ho passato la notte praticamente insonne, tra le braccia della mia migliore amica che provava a rassicurarmi, anche se in realtà è come se non avessi ancora realizzato quello che sta accadendo.
Mi sembra di vivere un film. Un caldo pomeriggio di fine maggio, su una panchina al parco, aspettando il mio ragazzo per dirgli che molto presto il suo DNA se ne andrà in giro nel mondo. Non so come prenderà la notizia, dopo gli ultimi giorni di assenza e freddezza da parte mia, chissà cosa penserà. Subirà un choc, certo, andrà in ansia esattamente come lo sono io, ma mi resterà accanto su questo non ho alcun dubbio. Anche se ci siamo rincontrati e riscoperti da così poco, sento che abbiamo entrambi l'esigenza di stare vicini.
Mi guardo intorno provando a scappare dai miei pensieri, osservo dei bambini giocare sull'altalena, ma non provo la stessa gioia nel guardarli come invece mi accadeva un tempo. Porgo lo sguardo altrove, cerco qualcosa che mi faccia sentire meglio, che mi rilassi. Alla mia sinistra noto un'aiuola con delle orchidee viola, ho sempre amato i fiori, ma ciò nonostante, nemmeno loro riescono a darmi la sensazione che vorrei provare. La quercia sotto la quale mi sedevo per leggere, sembra più piccola, meno confortante, meno sicura. Il cinguettio degli uccelli non fa che aumentare il tremolio delle mie gambe e il vento fresco che mi accarezza le gambe scoperte da una vestito rosa, mi provoca la pelle d'oca, nonostante ci siano ventisette gradi.

Dopo dieci interminabili minuti di attesa e di angoscia, scorgo Andrea all'ingresso del parco che cammina nella mia direzione. Ha gli occhiali da sole scuri e non riesco a cogliere il suo sguardo, ma le labbra sono serrate e il passo è deciso. Indossa un paio di jeans e una st-shir nera, sembra aver preso dall'armadio la prima cosa che gli è capitata e, data l'urgenza del mio messaggio, suppongo sia così.
Quando è ormai a un paio di metri da me, provo ad alzarmi, ma ho la vista completamente offuscata e resto ferma, immobile. Faccio per parlare, ma la voce non esce. Sono inerme, le mani sudate, le labbra tra i denti, il cuore che implode.
<<Hey>> Andrea tira su gli occhiali e mi osserva confuso <<stai bene?>> mi chiede. Deglutisco prima di annuire, ho le labbra secche per la mancanza di salivazione.
Si siede alla mia sinistra e mi tira dietro l'orecchio una ciocca di capelli accarezzandomi con la sua mano calda.
<<Perché hai voluto vedermi qui? Potevo passare a prenderti a casa>> la sua mano scende fino ad incrociare la mia che tengo sulle ginocchia insieme all'altra, la stringo forte.
<<Non ero a casa>> a fatica riesco a pronunciare finalmente qualcosa. Andrea indugia un po', lo sento cercare il mio sguardo che tengo fisso sulla sua mano, lui porta l'altra sotto il mio mento e mi costringe ad incrociare i suoi occhi. Mi sento svenire.
<<Che succede Sarah? Vuoi lasciarmi?>> la sua espressione cambia da confusa a stizzita.
<<No>> pronuncio d'istinto stavolta <<non potrei mai>>
<<Allora, per favore, dimmi cosa succede perché sto impazzendo>> mi tiene il viso con la mano ed io la porto via distogliendo ancora il suo sguardo.
<<Ero da Isa>> provo a formulare il discorso che mi ero creata in testa la scorsa notte, ma non ricordo nulla, ho il cervello in tilt. Mi volto verso di lui e incrocio la gamba sinistra sotto il sedere, ho le sue mani ancora strette alle mie e sono protesa in avanti.
<<Ho dormito da lei, perché>> mi mordo ancora le labbra cercando le parole giuste <<perché ieri abbiamo fatto una cosa>>
Andrea mi lascia parlare, ma è confuso, prova a scrutarmi, a capire cosa voglio dire, ma sembra in alto mare.
<<Cioè, io ho fatto una cosa. Un test>> pronuncio le ultime due parole di getto e la mia ansia si è quadruplicata. Lui però continua a guardarmi con la stessa espressione di prima.
<<Un test?>> mi chiede ed io annuisco <<non capisco>> ammette.
Gioco con le labbra e prendo un respiro <<un test di gravidanza André>>
Lo vedo realizzare a poco a poco le mie parole, fa per parlare, ma dalla sua voce esce solo un gemito di sconcerto così ne approfitto per spiegarmi meglio.
<<Avevo un ritardo insolito, ma non volevo accettare l'idea che.. così Isa mi ha aiutata>>
Attendo qualche attimo prima di continuare <<per favore, dimmi qualcosa>>
<<Sì, cioè, hai fatto bene a farlo, ma il risultato?>> mi chiede ed io mi limito a guardarlo negli occhi.
<<Tu sei..>> continua
<<Sì>> ammetto senza girarci più intorno.
Dalla confusione all'agitazione, vedo esattamente i suoi pensieri esprimersi attraverso le espressioni del viso. Lascia scivolare via le sue mani dalle mie e inizia a mimare qualcosa con la bocca prima di darle voce.
<<E' impossibile>> tentenna <<non è una cosa possibile, vero>>
Alzo le sopracciglia stralunata
<<Aspetti un bambino.. mio?!>> si sofferma sull'ultima parola.
<<E di chi altrimenti?>> il mio senso di ansia inizia a trasformarsi in rabbia.
<<No, non fraintendermi.. è che tu e Simone vi eravate lasciati da così poco che, quindi, pensavo potesse..>>
<<E' tuo>> intervengo prima che possa concludere <<mi sembrava di avertelo già fatto presente più volte, io e Simone non avevamo rapporti intimi da molto prima che tornassi tu>> esclamo con tono deciso.
<<Scusa Sarah, è che così, tutto all'improvviso>>
<<Come per me, non trovi? L'ho saputo ieri pomeriggio Andrea, non dormo da quarantott'ore, sono impaurita, ho l'ansia a mille, per non parlare delle nausee e del dolore allo stomaco. Tremavo al pensiero di dovertelo dire perché era come prenderne consapevolezza. E la prima cosa che fai è chiedermi se sono sicura di non aver fatto sesso col mio ex ragazzo nell'ultimo mese?>> il tono della mia voce sale mentre esprimo la mia delusione.
<<Mi dispiace>> sono le prime parole che pronuncia dopo il mio sfogo <<non so cosa mi è preso>> riporta le sue mani sopra le mie e si protrae verso di me baciandomi la fronte <<mi dispiace>> ripete ancora a voce bassa ad un centimetro da me ed io annuisco prima di avvolgermi con un abbraccio intorno a lui.
Avevo bisogno di sentirlo vicino, di sentire la sua pelle a contatto con la mia, il suo respiro sul mio collo, le sue mani accarezzarmi la schiena.
<<Ti amo>> dico rannicchiandomi su di lui <<non ho nessuna certezza in questo momento a parte questo, ti amo e non ho mai smesso di farlo>>
Mi lascia un bacio sul collo e poi si allontana per guardarmi negli occhi <<ti amo anche io, piccola>> mi bacia le labbra più volte, con delicatezza, senza osare, quasi come se avesse paura di farmi male.
<<Certo che non abbiamo mai un attimo di pace>> sorrido provando a dare un po' di leggerezza a questo momento.
<<Mai>> rincara lui sorridendo.

UN CUORE PER DUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora