(T/N): tuo nome.
(C/O): colore occhi."Mi veniva da piangere, ma non ci riuscivo. Provavo solo un'amara stanchezza, una nausea triste: quanto ti senti giù, che più a terra non potresti"
Erano ormai due anni, che si divertiva a torturare quella strana ragazza.
L'aveva adocchiata subito, si distingueva dalla massa: tratti del viso di una bambina, capelli ramati e piccole lentiggini rossastre sul naso.
Se ne stava sempre da sola, in un angolo della scuola a leggere un libro, oppure nell'aula di musica -anche se non ci era mai stato, e l'aveva solo sentito dire-.
Un giorno, provò ad attaccare bottone, ma lei, lo aveva snobbato alla grande, dicendo davanti a tutti: che non era interessata.
Ed il ragazzo, dall'orgoglio ferito a causa del rifiuto, si era deciso a vendicarsi; e qual buon modo se non prenderla di mira?
I primi tempi, si era limitato ad insultarla nei corridoi o a farle trovare frasi molto offensive scritte sul banco. Ma poi, dopo altri continui fallimenti nel farla stare male, era passato all'azione: continui scherzi, minacce verbali e violenza fisica.
Caleb non aveva compreso che (T/N), si comportava in quel modo a causa di orribili trascorsi: non si fidava neanche di se stessa, figurarsi degli altri.
Stava male, quando tornava a casa, ad aspettarla era rimasto solo il suo gatto, e l'odore del vecchio profumo di rose di sua madre.
Per un anno, fino alla maggiore età, aveva vissuto in un orfanotrofio.
I genitori erano morti anni prima in un incidente stradale, dove solo la rossa, per miracolo, ne era uscita intera.
I peggiori anni della sua vita, ma questo, il castano -quando le issava contro altra violenza- non poteva saperlo.Cambiò tutto un giorno, quando nel bagno delle ragazze, c'erano loro due che si guardavano. La ragazzina, stava aspettando la solita mossa dall'altro, tuttavia, quando la grossa mano, entrò in contatto con la sua guancia, ella iniziò a vedere ombrato e un attimo dopo, perse i sensi.
Stonewall, che non voleva alcun rimorso di coscienza, chiamò subito un'ambulanza e avvisò la professoressa di psicologia.
Le pareti bianche degli ospedali, lo mettevano sempre in agitazione; in più, la donna non faceva altro che vagare per la stanza preoccupata.
'Povera piccola, non basta tutto il dolore che ha provato fino ad oggi, ora anche questo' disse mentre si accomodava sulla poltrona fuori la stanza.
'Se posso permettermi, di che problemi stiamo parlando?' Era curioso di scoprire qualcosa in più sul passato della sua vittima preferita.
'Non dovrei dirtelo, ma dato che le hai salvato la vita, farò un'eccezione. Devi sapere che qualche anno fa, precisamente tre, è rimasta orfana a causa di un brutto incidente con l'auto. I servizi sociali, la portarono in questo luogo con altri ragazzi dato che era ancora minorenne, e qui è successa una cosa che non augurerei mai a nessuna' iniziò il suo lungo racconto che non prevedeva nulla di buono.
'Due ragazzi più grandi, hanno provato ad abusare di lei contro la sua volontà. Se non fosse stato per la guardia del dormitorio, ci sarebbero sicuramente riusciti. È per questo che non ha amici, non riesce a fidarsi di nessuno, si è bloccata in quel momento e non ha saputo andare avanti. Ma chi, dopo tutto ciò, ci riuscirebbe?' Il pelato non riusciva a sentire più nulla, si era bloccato alla parola 'abusare'.Si sentì un verme, come aveva potuto farle tutto quel male solo per un rifiuto, probabilmente, anche non dettato dal cuore?
Le aveva alzato le mani addosso, e se i suoi genitori lo avessero saputo, si sarebbero sicuramente vergognati del loro stesso figlio.
Loro, che gli avevano insegnato che le donne, non vanno sfiorate nemmeno con un fiore.
'Signorino, devo scappare e fare rapporto al preside di quanto accaduto. L'autorizzo a rimanere con la sua compagna, appena si sveglia, chiami la scuola' l'insegnante lo ridestò dai suoi stessi pensieri.
Annuì senza curarsene più di tanto, nella sua testa, sperava solamente che quegli occhi (C/O) potessero perdonarlo.E una misera lacrima scese dai suoi occhi verdi.
Il medico uscì poco dopo, affermando che l'alunna stava bene, aveva semplicemente saltato molti pasti, e avendo esaurito le forze, era scivolata perdendo i sensi.
Con quale coraggio l'avrebbe ancora guardata in faccia?
Entrò all'interno della stanza, era sveglia e per la prima volta da quando la conosceva, sembrava spaventata.
'Per favore, portami via da questo posto' una lacrima scese copiosa e Caleb, sentì qualcosa dentro di se spezzarsi.
'Va bene, ma dovrai indicarmi la strada, ti riporto a casa' cercò di essere convincente e di mostrarsi forte, ma per la prima volta in vita sua, desiderava tanto piangere.'Entro con te, voglio assicurarmi che prima mangi qualcosa' spiegò osservando quanto in realtà, fosse esile la sua corporatura: da quanto tempo andava avanti questa situazione?
Perché era stato così cieco, da non accorgersi di nulla?
'Puoi andare, non serve che ora, fai finta di preoccuparti per me' appoggiò lo zaino sul divano, e si diresse in cucina a prendere un succo.
'Io credo di doverti delle scuse' ammise a testa bassa, vergognandosi ancora una volta delle sue azioni.
'Non so perché mi sono accanito così tanto su di te, o forse lo so e non voglio ammetterlo a me stesso. Il punto è che da oggi in poi, ti lascerò in pace. Spero che un giorno, tu possa perdonarmi per il male che ti ho causato' aveva gli occhi lucidi, e non riusciva più a dire altro.
'E per favore, non avere paura di me, non lo sopporterei... soprattutto dalla ragazza che amo' non ce la fece a non far uscire un'altra lacrima, ed erano già due in quella lunga giornata.
Era stato strano, psicopatico, anche sadico a pensare di comportarsi in quel modo per ricevere un minimo di attenzioni da parte sua.
'Per favore, esci da casa mia' alzò lo sguardo e incontrò due occhi rossi.
Tristezza infinita.
Era riuscito a distruggere definitivamente una cosa così bella come l'amore.
Si avvicinò accarezzandole per l'ultima volta la guancia ancora rossa per lo schiaffo e poi, aprì la porta, e lasciò quella casa, forse per sempre."E chissà, forse le cose da quel momento in poi sarebbero davvero cambiate"
Spazio Autrice
Si, lo so. Triste e indolore.
In questi giorni sono stata molto depressa e questa, è l'unica cosa che mi sia venuta in mente. E niente, ho pianto anche io nello scriverla.
Prometto che la prossima sarà più felice: non so ancora su chi, penso assocerò un personaggio nei commenti, all'idea che mi esce fuori.
A presto!
STAI LEGGENDO
One Shots - Inazuma Eleven
Short StoryIl titolo dice tutto! Divertitevi a leggere, se avete delle richieste, basta un messaggio! -Iniziata il 23/04/20-