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FINN

Aprii la porta della camera del dormitorio che come al solito sbatté contro il mio comodino, infatti c'era il segno nel punto esatto in cui lo colpiva ogni volta. Il mio caro coinquilino ovviamente si era preso la parte di stanza più grande, per appendere i suoi poster e le sue foto mentre giocava a baseball. A me aveva lasciato la parete vicina alla porta, a cui avrei attaccato le mie foto con Sophie se lei, insomma, non mi avesse detto di sparire dalla sua vita. Mi stesi sul letto e mi misi a guardare il soffitto, poi posai gli occhi sulla mia chitarra appoggiata nell'angolo. Entro i tre giorni seguenti avrei dovuto imparare due diverse variazioni che mi stavano facendo uscire di testa.
Bussarono alla porta e senza avere bisogno di chiedere "chi è?" dissi:-Vieni Eric-.
Lui era il mio unico amico e la sola persona che bussava per entrare nella mia stanza; gli altri non ci mettevano nemmeno piede a parte Luke che ci dormiva.
-Quante volte ti ho detto che dovresti iniziare a rendere più produttivo il tuo tempo?-.
-Da quando sono qui-.
-E allora cosa ci fai sdraiato nel letto invece di suonare e evitare di farti bocciare?-.
-Penso-.
Prese una sedia dalla scrivania e si posizionò di fianco a me.
-Sarò chiaro, odio chi se ne sta con le mani in mano a non fare niente dalla mattina alla sera aspettando che le cose piovano dal cielo-.
-Benvenuto nella mia cazzo di vita- continuai prendendo il cuscino e schiacciandomelo sulla faccia.
-Proprio per questo ti detesto, ma voglio aiutarti-.
-Mi sembrava strano che fossi mio amico e basta infatti-.
Prese il cuscino e lo lanciò via, colpendo la libreria dalla quale caddero dei libri di Luke; li guardai e alzai le spalle poi mi rivolsi nuovamente verso Eric.
-Solitamente sono gli altri ad evitarmi, ma quando ho visto che tutte le persone che prima facevano finta di non vedermi ti stavano alla larga, ho pensato che avrei potuto sfruttare la mia intelligenza per aiutare qualcuno. Tu mi sei sembrato il soggetto migliore a cui rivolgermi-.
-Nel senso che ti sembro un deficiente?-.
-Anche, più che altro penso che tu non sia in grado di affrontare certe situazioni che la vita ti presenta davanti-.
Non sapeva quanto cazzo avesse ragione. Questo ragazzo era un po' il mio grillo parlante, tante volte infatti ho creduto che lui non esistesse ma che fosse semplicemente la mia coscienza.
-È più vero di quanto pensi...- dissi sottovoce.
-Lo so, sento quello che si racconta in giro, però non mi fido completamente, vorrei sapere da te come sono andate le cose-.
Sbuffai e mi girai dall'altra parte.
-Mi aspettavo una reazione di questo tipo, molto maturo complimenti. Comunque se mai avrai voglia di dirmi cos'è successo io ti ascolterò, mi servirebbe per aiutarti-.
Alzai gli occhi al cielo e poi mi sedetti, incrociai le gambe e lo guardai.
-Sai che odio quando mi fai da psicologo-.
-Perché sai che dico cose giuste?-.
-Sta' zitto-.
Rimase in silenzio e si accomodò meglio sulla sedia, sembrava consapevole che gli stessi per raccontare tutte le puttanate che avevo fatto.
-Allora- cominciai -La storia è lunga...-.
Dopo avergli spiegato tutta la faccenda con Iris e Jacob lui mi disse:-Dovresti ritenerti fortunato-.
-Ah sì?-.
-Una ragazza normale ti avrebbe denunciato. Te ne sei trovato una fuori di testa e in un certo senso è stata un po' la tua salvezza-.
Abbassai la testa e mi guardai le mani.
-Che hai?-.
-Eric...la mia salvezza non era quella zoccola, ma un'altra ragazza, la cosa migliore che mi sia mai successa-.
-So anche questo-.
-E allora che cazzo vuoi che ti dica?- continuai stizzito.
-Rilassati, so che hai mandato tutto all'aria pure con lei, ma voglio saperne di più, su cosa ti ha dato e sul motivo per cui hai rovinato tutto-.
Restai qualche secondo in silenzio poi ripresi:-Si chiama Sophie, si era trasferita a Los Angeles a novembre più o meno. La prima volta che l'ho vista eravamo entrambi col culo per terra su un marciapiede, l'avevo fatta cadere e la presi pure in giro- e mi sbattei una mano sulla fronte.
-Sei geniale...-.
-Potresti non infierire?-.
Lui annuì alzando le spalle e io proseguii.
-Non riuscivo a smettere di guardarla, era così bella, semplice, fine...tutto ciò che la mia ragazza non era. Mi affascinava sentirla parlare, il suo tono di voce pacato mi tranquillizzava. Mi piaceva ogni cosa, persino come si muoveva...ero pazzo di lei. Inizialmente cercai di tenerla lontana, sapevo che non avrei potuto averla come volevo e questo mi mandava fuori di testa, quindi la ignoravo. A poco a poco però si prendeva sempre più spazio nella mia vita e nel mio cuore. Una sera che dovevamo dormire insieme lei si aprì con me, mi raccontò del suo ex che l'aveva tradita e di tutto quello che aveva passato. Mi ricordo perfettamente che pensai: "come si fa a far soffrire una ragazza come lei?". Mi disse che credeva che lui fosse la sua 'cosa eccezionale', io le risposi che molto probabilmente non lo era e che sarebbe arrivato qualcuno in grado di amarla come meritava. Non so come pensassi di poter essere io quella persona, uno come me avrebbe potuto solo distruggerla, infatti è quello che è successo. Lei si innamorò di me penso...anche dopo che le raccontai tutta la storia e le spiegai perché non potevo lasciare Iris non mi abbandonò, mi diede la sua fiducia. Con Sophie capii cosa volesse dire veramente amare e essere amati. Fino a che non mandai tutto a puttane.
Durante la festa di Jacob io e lei siamo andati a letto, non so come ma siamo stati filmati e con la scusa di mostrare i ricordi di quell'anno scolastico vennero fuori i video, solo i miei però, compreso quello con Sophie. Lei scappò, io la seguii. Avrei voluto dirle che non ne sapevo nulla ma le parole non mi uscivano dalla bocca. Quando se ne andò non pensai nemmeno di cercarla, di riottenere la sua fiducia in qualche modo. Ritornai alla festa, tutti mi fissavano in silenzio con sguardo disgustato, persino coloro che erano i miei amici, sapevano la storia ma non del video con Sophie e credettero che fossi stato io. Mi diressi da Iris e la lasciai, senza scenate o cose del genere, non picchiai nemmeno Jacob anche se ero sicuro fosse stata colpa sua, ero distrutto dentro. Non avevo mai provato così tanto dolore nella mia vita, era come se mi avessero strappato una parte di me. Tornai a casa, e il giorno seguente partii per venire qui. Non rimasi da Iris come era stato previsto e lei, siccome l'avevo lasciata raccontò a tutti quelli che conosceva ciò che avevo fatto, impedendomi di abbandonare il passato che ormai è diventato la mia ombra. Non posso essere una persona diversa, sono condannato ad affrontare le conseguenze delle mie azioni e non c'è giorno in cui io non mi svegli desiderando di non aver mai fatto quello stupida sfida. Avrei voluto abbandonare come Caleb, forse sarebbe andato tutto meglio. La mia presenza è un danno per tutti quelli che mi stanno intorno e non posso fare nulla per cambiarlo-.
Per la prima volta dopo tutto il discorso guardai Eric negli occhi, non aveva mosso un muscolo, mi ascoltava senza fiatare. Rimase ancora un po' in silenzio poi mi disse:- Se avessi amato veramente quella ragazza le saresti corso incontro, così come hai fatto la prima volta che avevi avuto paura di perderla, quando le hai raccontato della storia e tutto il resto-. Quelle parole furono come una pugnalata al petto.
-Io la amavo, è proprio questo il problema, io ho paura di amare. Mi ero innamorato anche di Iris e guarda com'era finita-.
-Tutti sbagliano Finn, chi più chi meno. Ciò che fa onore é riconoscere i propri errori, grandi o piccoli che siano, prenderne coscienza e cercare di rimediare in ogni modo possibile. Tu non l'hai fatto e la tua stupida paura di amare ti ha portato a vivere di rimorsi. Ora forse è troppo tardi, magari lei si è fidanzata ed è tornata ad essere felice, e tu? Tu stai cadendo in un buco nero Finn Wolfhard. Riprendi in mano la tua vita prima che tu non possa più venirne fuori-.

Unexpected lover 2 || Finn Wolfhard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora