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SOPHIE

Gli ultimi mesi sono stati complicati.
Più volte avevo pensato di richiamarlo, di ascoltare quelle sue famose spiegazioni, ma non l'ho mai fatto.
Ogni volta che aprivo la rubrica e leggevo il suo nome le emozioni che provavo mi ingarbugliavano lo stomaco. Mi sentivo tradita, la grande fiducia che avevo riposto in lui era stata sprecata, ma allo stesso tempo avevo paura. Paura che mi dicesse di non essere stato lui, di credergli e di soffrire una terza volta. Ero intrappolata in un vortice di sentimenti contrastanti, da un lato avrei voluto correre da lui a Londra e baciarlo, risentire di nuovo il suo respiro caldo sul mio collo e le sue braccia che mi cingevano la vita. Dall'altro invece, la parte più razionale di me mi diceva di allontanarmi il più possibile da Finn, dimenticarlo per quanto fosse possibile, perché mi aveva fatto stare male e sarebbe stato in grado di rifarlo di nuovo.

Per questo motivo ero tornata in Florida.

Ne avevo parlato con mia mamma, la supplicai di non dire nulla dell'accaduto e dopo diversi sforzi cedette e non andò a denunciarlo. Fu disposta però a riportarmi dai miei amici. La scuola non creò problemi per il mio reinserimento, anche perché si trattava dell'ultimo anno.
Ormai è quasi Natale e io sono qui da giugno. Ho ripreso le mie vecchie abitudini, caffè la mattina al bar dietro la scuola prima dell'inizio delle lezioni, compiti assieme agli altri e le domeniche pomeriggio al parco.
Raccontai loro di ciò che era successo e quasi nessuno parlava più di Finn o di qualsiasi cosa lo riguardasse; persino Jess si asteneva dal chiedermi di Wyatt.
Il mio ritorno fece piuttosto scalpore. Dovetti affrontare James, che subito si era concesso troppa libertà con me. Jackson, Grace e i loro amici avevano ripreso a rompermi le palle e l'ex stronzo di Mel, Michael, per ora si era tenuto alla larga, e faceva bene.

Continuavo a incantarmi sulle nuvolette che uscivano dalla mia bocca a ogni mio respiro. Tra l'altro era ancora più freddo del solito, ci saranno stati più o meno 5 °C, che alle undici del mattino, a dicembre e in un parco a Tallahassee sono temperature normali.
A riscuotermi dai miei pensieri ci pensò Jane, che quell'anno avrebbe passato il Natale con noi e non in Italia.
-Ohi, ti sto parlando-.
-Scusa...cosa?-.
Scosse la testa e riprese:- Dicevo che ho saputo che James si è fidanzato-.
-Quale ragazza si lascerebbe penetrare da uno così?- chiese Mel isterica come al solito -Con tutto il rispetto Soph- fece poi rivolta a me e alzando le mani.
-Io non mi sono fatta "penetrare" da lui- continuai imitandola con la voce.
-Tanto meglio, per me ha qualche malattia-.
-Jess non si scherza su queste cose- la ammonì Tommy.
-Comunque a parte tutto, chi è la ragazza?- chiese Cam anche lui abbastanza stupito.
-Una del terzo anno, non mi ricordo il nome...Alissa? No forse era Alisya...-.
-Non dirmi che sta con Alisha Taylor!?- esclamò Jess.
-Sì esatto Alisha!- disse Jane schioccando le dita -Come lo sai?- le domandò poi.
-Mio fratello aveva dei corsi con lei, quando non ci sarà più Grace a scuola la sostituirà come più zoccola dell'istituto, o almeno così dice lui, in realtà non mi fido molto-.
-Non so, non la conosco- intervenni io.
-Va beh se non altro smetterà di venirti dietro-.
-Esatto- concordò infine Cam con Tommy.
Io mi limitai ad annuire con la testa mentre mi strofinavo le mani tra di loro per riscaldarle.

Il silenzio dei parchi d'inverno era agghiacciante, non c'era nessuno, soltanto noi.

-Inizia a tirare vento, forse è meglio se andiamo-.
-Venite da me- disse Jess -tanto i miei sono via per una partita quindi possiamo pranzare in pace e poi studiare-.
-Va bene, passo da casa a prendere i libri e arrivo- le dissi prima di salutare tutti.

Entrai dalla porta di casa dei nonni, ovviamente stavamo ancora lì perché il nostro vecchio appartamento lo avevamo venduto e mia mamma ne stava cercando un altro. Ringraziando il cielo non aveva parlato alla nonna e al nonno di quanto successo alla festa di Jacob, altrimenti credenti come  sono avrebbero come minimo cercato di esorcizzarlo.
-Soph, non eri al parco con i tuoi amici?- mi domandò il nonno che era seduto di fronte al camino a leggere il giornale.
-Sì ma ha iniziato a tirare vento e quindi abbiamo deciso di andare da Jess a studiare, sono venuta per prendere i libri- gli risposi mentre armeggiavo nello zaino.
-La nonna e la mamma dove sono?-.
-Sono andate a fare la spesa, ci penso io ad avvisarle non preoccuparti- e mi fece l'occhiolino.
-Grazie nonno- gli diedi un bacio sulla guancia e uscii.

A casa di Jess ci mettemmo subito a cucinare perché considerando le abilità culinarie di tutti ci avremmo messo all'incirca un'ora e mezza.
-Jane ti prego non scuocere la pasta-.
-Cazzo Mel sono qui davanti la vedo-.
-Assaggiala-.
-Me l'hai già fatta assaggiare sette volte, tra un po' è finita- continuò stizzita.
Mel alzò gli occhi al cielo e continuò a girare il sugo.
-Cam prendimi il mestolo che è sul bancone- disse Jess senza distogliere lo sguardo dalla padella.
Io e Tommy continuammo ad apparecchiare e Cam ritornò subito ad aiutarci.

Dopo tutto quello sforzo finalmente ci sedemmo a mangiare.
-Jess ma l'hai messo il sale nell'acqua?-.
-No Tommy, doveva farlo Mel-.
-Ma se avevi detto che lo avresti fatto tu?-.
-Quindi il sale non c'è Mel?-.
-Devo fare sempre tutto io?!- urlò spazientita.
-Vedo che cucinare ti ha provata- intervenni riuscendo a farla ridere.
-Ottimo, quindi pasta al pomodoro perché non potevamo fare il ragù e per di più senza sale. Voi avevate paura che io facessi scuocere i maccheroni?-.
-La prossima volta ordiniamo-.
-Cameron, non potrei essere più d'accordo- concluse Jane prima che ci rimettessimo a mangiare.

Unexpected lover 2 || Finn Wolfhard Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora