Capitolo 1

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Era seduto su una delle seggioline del pronto soccorso, con il telefono e il portafogli di Niccolò in mano. Accanto a lui c'erano Giovanni, Filippo e i signori Fares, avvertiti da Giovanni che aveva preso la situazione in mano. Martino lo aveva cercato non appena aveva terminato la chiamata con Davide, il ragazzo che aveva soccorso Niccolò. Giovanni aveva percepito subito il panico nella voce del suo migliore amico, così si era attivato subito, andando a prenderlo per evitare che dovesse guidare in quello stato. Aveva poi istruito Eva affinché avvertisse i loro amici – Filippo aveva infatti deciso di raggiungere i ragazzi, per stare vicino a Martino – e mentre guidava aveva chiamato i genitori di Nico. Li aveva frettolosamente informati su quanto era successo, e si erano ritrovati tutti lì. Martino aveva subito raggiunto Davide, facendosi raccontare come erano andate le cose.

"Io non so cosa sia successo di preciso. So solo che stavo camminando e ho visto questo ragazzo a terra, credevo fosse un barbone, ma poi ho notato del sangue e mi sono avvicinato. Quando ho visto il volto tumefatto e la ferita alla testa, ho capito che l'avevano menato, una rissa forse, non lo so, però ho chiamato il 118 e ho seguito l'ambulanza fin qui. Non so altro."

"Okay, grazie. Davvero."

"Figurati. Ho chiamato i carabinieri visto che probabilmente dovrà fare una denuncia."

"Sicuramente." Intervenne il padre di Niccolò, già livido in volto.

"Okay, appena arrivano, me ne vado. Dovrò dire quello che so, come ho fatto con voi."

Così erano rimasti in silenzio per più di un'ora. I carabinieri avevano preso la testimonianza del ragazzo e avevano fatto diverse domande a Martino e ai genitori di Niccolò - "ha avuto scontri con qualcuno? C'è qualcuno che potrebbe avercela con lui? È una persona facile alla rissa?"

No. No. No.

Alla fine dissero che sarebbero tornati nei giorni successivi per la denuncia di Niccolò.

Martino si avvicinò al banco accettazione del pronto soccorso, chiedendo per l'ennesima volta se avevano notizie di Niccolò. L'infermiera ogni volta lo guardava con uno sguardo compassionevole, che lo innervosiva al punto che avrebbe volentieri spaccato il bancone. Se c'era una cosa che odiava era fare pena a qualcuno.

"È ancora in sala operatoria. Appena sarà tutto finito, il medico verrà e Le darà tutte le informazioni."

"Sì ma sono passate due ore, possibile che sia ancora dentro?" Alzò la voce senza riuscire a trattenersi. "Magari è morto e non me lo vogliono far sapere!"

"Marti, dai." Giovanni gli si era immediatamente avvicinato, cercando di calmarlo. "Se è in sala operatoria è probabile che ci vogliano ore, gli interventi a volte durano tanto."

"Scusi, non volevo alzare la voce." Mormorò e si rimise seduto sulla seggiolina.

Passarono pochi minuti e Martino vide entrare dalle porte automatiche due facce conosciute. Si alzò in piedi e li raggiunse, abbracciandoli stretti a sé.

"Che ci fai qui?"

Sana lo guardò, fulminandolo, e gli batté un pugno sul braccio. "Ti pare che ti lasciavo da solo qui?"

"Sì, ma sei incinta, al settimo mese tra l'altro, dovresti riposare."

"Sono incinta, mica malata."

"Io c'ho provato a dissuaderla, ma sai com'è fatta." Ibrahim alzò le mani in segno di resa di fronte alla determinazione della ragazza, che sorrise prima di prendere Martino da parte e sedersi per parlare.

"Hai saputo qualcosa? Com'è successo?"

"Non so un cazzo, Sana. So solo che l'hanno picchiato. A te chi l'ha detto?"

RAMES - Ti vedo anche ad occhi chiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora