Capitolo 4

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Era sul letto, non aveva ancora la forza di alzarsi e quel tubo in mezzo alle costole iniziava a dargli fastidio. Non vedeva l'ora che fosse il giorno successivo per poterlo togliere. O almeno così gli aveva detto il medico quando era entrato in stanza per fare il punto della situazione. L'unica cosa per cui aveva un po' d'ansia era il consulto psichiatrico: non sapeva davvero cosa aspettarsi, cosa gli avrebbe detto.

Riprese il telefono in mano e lesse gli ultimi messaggi scambiati con Martino. Forse aveva fatto un errore a inviargli quel Whatsapp , magari gli aveva lanciato un messaggio sbagliato. Il fatto era che lì per lì non ci aveva nemmeno pensato, aveva agito d'istinto: aveva aperto Whatsapp e l'ultima chat attiva era la loro; aveva aperto e si era incuriosito della foto profilo di Martino; era andato a guardare la sua e si era stupito di vedere che fosse una foto di entrambi. L'aveva osservata a fondo e doveva essere davvero felice con questo ragazzo. Aveva aperto la galleria e c'erano così tante foto insieme e di Martino, alcune senza nemmeno che questi notasse che lo stava fotografando. Poi un video. Lo aveva aperto e c'era lui davanti al piano a suonare e sorrideva con ogni muscolo della faccia, poi la telecamera si era girata e Martino era apparso, con gli occhi lucidi e il sorriso emozionato, "questo per dimostrare che non è vero che sono un iceberg, come una certa Eva Brighi mi ha detto l'altro giorno, perché quando Nicco suona, io piango. Sempre!" aveva detto con la voce rotta. Così aveva riaperto la chat e aveva scritto quel messaggio.

Gli era venuta voglia di sapere di più di lui e del loro rapporto. Anche se non voleva starci insieme, non significava che Martino dovesse sparire del tutto. Avrebbe potuto ricostruire tutti quegli anni che aveva perso. In fondo, non sapeva nulla nemmeno di sé stesso: cosa faceva per vivere? Che studi aveva fatto? Come passava le sue giornate?

Posò il telefono sul comodino accanto e cercò di dormire un po'. In breve sembrò addormentarsi.

Il vento sferza sul suo volto.

È tutto buio.

Nota un muro alla sua sinistra.

Prova ad appoggiarsi ma scivola in avanti.

Poi un dolore fortissimo al collo e il respiro si spezza.

Cade a terra.

Tenta di chiedere aiuto e sa che sta parlando, ma non esce nessun suono, non importa quanto ci provi.

Si risvegliò di soprassalto e cercò di prendere aria, senza riuscirci del tutto. Con molta lentezza e fatica, si mise seduto sul letto e prese dei respiri profondi. Si portò una mano alla gola, rendendosi conto che fosse solo un sogno, un incubo. Sembrava così reale. Si guardò intorno nel buio della stanza e avrebbe voluto che ci fosse qualcuno lì con lui. Chiunque, davvero. Persino Martino. Anche se lui, onestamente, avrebbe preferito Luai. Subito la sua mente tornò alla conversazione che avevano avuto quel giorno.

Poche ore prima

"Ciao!" Lo aveva salutato con un sorriso, mentre l'altro si accomodava sulla sedia.

"Come ti senti?"

"Ancora frastornato e confuso, però meglio. Che bello che sei qui."

"Ci hai fatto preoccupare un casino. Soprattutto Martino."

"Eh lo so, me l'hanno detto tutti."

Si erano fissati per un momento poi Niccolò aveva abbassato lo sguardo. "Ti vedo diverso."

"Sono passati sette anni. Non ho più la barba."

Niccolò aveva sorriso, annuendo. "Come stai?"

"Nico sto bene, davvero. So che l'hai chiesto praticamente a tutti, ma credimi, sto bene."

RAMES - Ti vedo anche ad occhi chiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora