Capitolo 12

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Dal momento della chiamata di Ibra, tutto divenne una corsa forsennata per prepararsi e uscire di casa per arrivare nel più breve tempo possibile in clinica. Martino era stordito e Niccolò aveva dovuto prendere le redini della situazione. Non sapeva come ci stesse riuscendo, ma vedere Martino spaesato, senza sapere cosa fare, lo aveva smosso: aveva fatto vestire il ragazzo e aveva preso le chiavi della macchina, mettendosi alla guida.

"Dov'è la clinica?"

"Ehm, oddio..." Martino lo aveva guardato con gli occhi spalancati. "Ho un vuoto mentale, n-non me lo ricordo."

"Dammi il telefono." Gli aveva preso il telefono di mano, guardando nella cronologia di Google Maps per ritrovare l'indirizzo. "Calmati! Respira e riconnetti il cervello, mi servi attivo! Ci sono cose che non so, o meglio non mi ricordo."

"Sì, scusa. Hai ragione, è che sono ancora rintronato e la chiamata mi ha sconvolto."

"L'ho visto, però ho bisogno di te." Il tono sicuro di Niccolò sembrò riscuotere Martino, che recuperò un po' di concentrazione.

"Okay, vuoi che guidi io?"

"No, però mettimi il navigatore, così so dove devo andare."

Martino riprese il telefono, impostò la mappa e lo posò sul supporto per permettere a Niccolò di dargli uno sguardo ogni tanto durante la guida. Poi sospirò, rilassandosi sul sedile.

"Non posso credere che sia già arrivato il momento. Mi sembra ieri che mi diceva che era incinta..."

"Sei emozionato, eh?"

"Sì. Sana ed io... non lo so, tra noi è iniziata per caso e in maniera pessima. Ricordo che avevo sentito parlare di lei a scuola perché la chiamavano Sana Bin Laden – ce la chiamavo pure io così - però poi frequentandola e discutendo, anche di argomenti importanti - religione, omosessualità, cose così - alla fine qualcosa è scattato e ci siamo legati. E alla fine è diventata la mia migliore amica."

"Ed Eva? Non era lei la tua migliore amica?"

Martino sorrise, annuendo. "Diciamo che Eva è più una sorella, la conosco da una vita ed è la ragazza del mio migliore amico, che è praticamente un fratello per me. È Sana, invece, quella che posso definire come la mia migliore amica. E nonostante lei continui a negarlo, io sono il suo."

"Quindi questa bambina è quasi una nipote."

"Ah, sicuro. Saremo Zio Marti e Zio Nico, non accetto compromessi."

Niccolò rise, mentre si voltava verso Martino per guardarlo in volto. Era una fortuna che fossero fermi a un semaforo, perché per un attimo si incantò a osservare il suo profilo e il sorriso che ancora aleggiava sul suo volto. Si riscosse solo quando Martino si voltò verso di lui e qualcuno dietro strombazzò il clacson, per avvertirlo di ripartire, essendo scattato il verde.

Arrivarono in clinica poco dopo e Martino corse subito verso il reparto, mentre Niccolò andò a parcheggiare. Rimase in macchina per qualche minuto prima di salire dal garage coperto. Prese il telefono e aprì Whatsapp, cercando Sana tra le conversazioni: finora si era sempre concentrato solo su Martino e Luai, però adesso che stavano per diventare 'zii', seppur acquisiti, voleva capire che rapporto avesse effettivamente con Sana e la sua famiglia. I suoi ultimi ricordi riguardavano Luai, Rami e gli altri del gruppo da cui aveva deciso di allontanarsi per la paura di quello che era successo con la famiglia Marrash, sebbene ora sapesse che aveva recuperato il rapporto con tutti dopo il suo ritorno a Roma, quando stava già convivendo con Martino.

Scorse i messaggi dei mesi scorsi, al natale passato e lesse la conversazione.

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