Una cosa era certa, da quella sera in cui aveva iniziato a ricordare: la confusione. Eppure, in mezzo a tanti dubbi, c'erano ora delle sicurezze. Aveva ancora dei buchi tra un ricordo e l'altro, eppure quando aveva aperto gli occhi quella mattina, aveva riconosciuto Martino. Non il ragazzo paziente e dolce che l'aveva atteso in quei mesi, facendolo innamorare di sé. Aveva riconosciuto il Martino che anni prima lo aveva messo di fronte a un bivio, me o lei, che aveva promesso di stargli sempre accanto e che quella mattina del 15 dicembre 2018 gli aveva proposto di fare un gioco chiamato "Martino e Niccolò minuto per minuto". Lo stesso che una settimana prima dell'aggressione gli aveva comprato un anello, probabilmente per chiedergli di sposarlo, anche se non sapeva che Niccolò lo aveva scoperto.
E rendersi conto che quel meraviglioso ragazzo, con cui aveva deciso – ad appena 20 anni – di vivere insieme, era riuscito nell'impresa di farlo innamorare per ben due volte, gli aveva riempito il cuore e fatto dimenticare per un attimo che quattro tizi una notte di una settimana qualsiasi avevano deciso di picchiarlo fino a farlo svenire. O forse di più.
Era per questo che Martino e i suoi genitori avevano insistito tanto per la visita dallo psichiatra. "È assolutamente necessaria. Non me ne frega un cazzo se credi di non volerlo. Lo farai, per me." E con quelle parole lo aveva convinto a presentarsi alla seduta. E forse aveva ragione Martino perché, non appena entrato in quella stanza, si rese conto di aver bisogno di parlare con qualcuno di esterno, imparziale, che riuscisse a vedere le cose da prospettive diverse.
"Riesce a dormire la notte?" Chiese il dottore di fronte a lui, con un tono e un atteggiamento pacato che forse voleva essere rassicurante ma c he Niccolò percepiva solo come accondiscendente .
"Non proprio. Mi addormento, ma ho un incubo ricorrente."
"Me ne parli." Lo esortò lo psichiatra.
"Lo facevo anche prima di ricordare, ma non riuscivo a mettere a fuoco le immagini ed era tutto confuso. E ne avevo paura. Ora però riesco a dargli un senso. E mi sveglio di soprassalto."
"Cosa sogna di preciso?"
"L'aggressione... alcuni momenti in particolare."
"Ne ha ancora paura?"
"Non proprio. Quello che mi hanno fatto quando ero cosciente è un dolore che provo solo nella testa. Non è reale."
"Che intende con 'non è reale'?"
"Che non sento più il dolore fisico. Lo ricordo e questo mi angoscia un po', ma non lo provo fisicamente davvero."
"Però quello che percepisco io è che c'è qualcos'altro che la turba, Niccolò. Cos'è che l'angustia allora?"
Niccolò abbassò lo sguardo e deglutì a forza, sentendo il peso sul cuore sempre più forte, quasi a schiacciarlo.
"Se non vuole dirmelo, non è obbligato."
Sospirò e scosse la testa. Doveva parlare. Era lì per questo motivo. Non aveva senso omettere o non approfondire quello che lo stava divorando ormai da un paio di giorni. Non ne aveva parlato nemmeno con Martino, che si era dimostrato fin troppo comprensivo. Quando si era risvegliato quella mattina, la testa gli faceva male e aveva lo stomaco disturbato, ma aveva sorriso di fronte allo sguardo dolce ma chiaramente preoccupato di Martino.
"Come ti senti?" Gli aveva chiesto immediatamente.
"Molto confuso in realtà..."
"Però ricordi, vero?"
Niccolò aveva annuito lentamente, prima di poggiare la testa sulla spalla del ragazzo e stringersi a lui. "Ricordo la maggior parte delle cose. Di noi. Mi mancano dei pezzi ma diciamo che è tornato tutto."
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RAMES - Ti vedo anche ad occhi chiusi
FanfictionMartino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.