Capitolo 14

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Quando una diga si rompe, l'acqua che era tenuta bloccata irrompe come uno tsunami dall'altra parte. E fu quello che avvenne nella mente di Niccolò. Arrivò tutto insieme, una valanga di ricordi senza un ordine preciso che lo travolse, investendolo in pieno con la forza di un uragano per gettarlo a terra e ridurlo in pezzi.

Bastarono quattro semplici parole: "perché ti sei fermato?"

Lo aveva visto ancor prima di entrare in aula, seduto su uno dei banchi con le gambe incrociate e aveva sentito il suo sgua rdo su di sé appena era entrato. Q uando poi era uscito dall'aula , fingendo palesemente una chiamata, non aveva resistito e l'aveva seguito nello stanzino della radio, ammirandolo da dietro il vetro, mentre con le cuffie in testa si divertiva ad imitare gli speaker professionisti. Solo a quel punto si era fatto vedere. "Perché ti sei fermato?"

"No, non stavo registrando, stavo solo cazzeggiando."


"Peccato!"

"Che peccato non poterti aiutare!" Sentì la voce di Filippo dall'altro lato della cornetta, con quel tono finto dispiaciuto, solo vagamente sarcastico.

"Ah ah ah simpatico!" Gli aveva fatto il verso Niccolò, voltando l'angolo verso quel vicolo senza lampioni che aveva scoperto essere un a scorciatoia per tornare a casa, quando era a piedi ed era tardi. Aveva la spesa in una mano e il telefono attaccato all'orecchio.

"Quindi non mi vieni a dare una mano? Dai Filo!"

"E che dovrei fa' scusa?" Sentì chiedere da Filippo , mentre da una porta senza insegne uscì un gruppo di uomini. Tutti palesemente ubriachi.

"Se vieni domani mattina a casa ti dico... Eva mi ha dato tremila cosa da fare. E la festa è sabato!"

"Ma fatti aiutare dal tuo fantastico fidanzato, no?"

"No, non può, il mio fantastico fidanzato è impicciatissimo con il lavoro..."

Lo aveva sentito sospirare con fare drammatico. "Vabbè solo perché siamo amici. E perché Martino non può..."

"Quanto sei buono... Martino ti ringrazierà profusamente!"

"Profusamente? Ma come cazzo parli Nico?"

Niccolò si era messo a ridere, proprio mentre passava davanti a quel gruppo di uomini, quattro per l'esattezza. "Che vuoi? A Marti piace che parlo così..."

"Perché Marti ti ama."

"Sì e io amo lui..." Rispose senza pensare.

A quelle parole, il gruppo con un tono di voce alto iniziò a dare fastidio a Niccolò che si zittì immediatamente e velocizzò il passo.

"Ma che succede? Che è sto casino?"

"Filo, ti devo salutare adesso. Ci vediamo domani, okay?" Salutò l'amico con un tono molto più serio, sperando che l'altro capisse senza specificare nulla.

"Okay... mandami un messaggio quando arrivi a casa. Mi raccomando!"

Il ragazzo lo rassicurò, chiuse la chiamata e rimise il telefono in tasta.

Iniziò a velocizzare il passo; si sentiva a disagio percependo la presenza del gruppo dietro di lui che lo stava seguendo e maledisse di essere passato di lì per tornare a casa. Martino gli diceva sempre di evitare di sera, che non era sicuro passare per quella s trada quando era buio. Aveva già sentito diverse persone raccontare di come quella via fosse spesso frequentata da soggetti poco raccomandabili, certamente omofobi, xenofobi, che aspettavano solo un pretesto per iniziare risse.

RAMES - Ti vedo anche ad occhi chiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora